La situazione idrica in Irpinia si presenta come un’emergenza dal respiro drammatico, con un calo delle portate delle principali fonti che ha subito un tracollo senza precedenti. Secondo l’ultimo report dell’Osservatorio Permanente del Distretto Idrografico dell’Appennino Meridionale, le portate delle sorgenti di Cassano Irpino e Caposele sono precipitate da 2.730 a 567 litri al secondo e da 3.878 a 789 litri al secondo, con una riduzione complessiva di quasi duemila litri al secondo rispetto alla media storica. È un quadro che richiama i livelli di crisi già toccati nel 2017, quando l’Irpinia affrontò una delle sue peggiori stagioni di siccità, ma oggi l’allarme risuona ancora più forte, perché alle fonti depotenziate si accompagna un’infrastruttura idrica al collasso.
Il sistema degli invasi che alimenta l’agricoltura nella parte alta del fiume Ofanto presenta segnali altrettanto allarmanti. L’invaso di Conza della Campania raggiunge appena il 59 per cento del suo volume utile autorizzato e l’invaso di Marana Capacciotti è praticamente vuoto, colmato solo al 17 per cento. Nonostante questi valori siano lievemente superiori allo scorso anno, il volume totale disponibile risulta insufficiente a garantire una stagione irrigua regolare, soprattutto in un contesto di precipitazioni sempre più scarse e concentrate.
A pesare ulteriormente è lo stato non ottimale delle condotte: reti vetuste e colabrodo che in alcune aree disperdono oltre il 50 per cento dell’acqua trasportata, costringendo le amministrazioni locali a turnazioni idriche prolungate e a spese straordinarie per gestire emergenze continue. In questo scenario, l’Irpinia continua a cedere risorse preziose alle regioni limitrofe: ogni secondo vengono trasferiti 2.500 litri al sistema dell’Acquedotto Pugliese e altri 1.200 litri verso l’area napoletana, a conferma del paradosso per cui il territorio più ricco di sorgenti soffoca le proprie comunità mentre alimenta bacini esterni.
Di fronte a questa emergenza, il Comitato “Uniamoci per l’Acqua” reclama con forza la dichiarazione dello stato di emergenza per le province di Avellino e Benevento, chiede un Piano Straordinario di investimenti per rinnovare captazioni, adduzioni e reti di distribuzione in Irpinia e pretende la priorità d’uso dell’acqua per le comunità locali. È il richiamo alla responsabilità delle istituzioni, perché non si possono più tollerare promesse disattese e interventi tampone: occorre un progetto di lungo respiro che blocchi le dispersioni, potenzi le sorgenti, ampli gli invasi esistenti e riduca i trasferimenti verso l’esterno finché non saranno garantiti i bisogni primari degli abitanti.
Nell’ambito delle istituzioni regionali, l’Ente Idrico Campano ha annunciato l’approvazione dell’assestamento di bilancio per il 2025 in equilibrio e la predisposizione di risorse per rafforzare la resilienza del sistema idrico.
L’Alto Calore Servizi Spa, che opererà con poteri straordinari fino al 2029, dispone già di un primo stanziamento da 140 milioni di euro per il rifacimento delle reti e di ulteriori 50 milioni garantiti dalla Regione Puglia come ristoro per il trasferimento delle acque. Tuttavia, senza la dichiarazione di emergenza e senza un cronoprogramma certo, queste misure rischiano di restare confinate alle carte.
Il tempo delle attese è finito: mentre le sorgenti continuano a prosciugarsi e gli invasi a svuotarsi, in Irpinia si decide il futuro di un territorio che alimenta con la sua acqua intere regioni meridionali.
La sfida è lanciare un piano di ammodernamento infrastrutturale che valorizzi le risorse locali, riduca le perdite negli acquedotti e restituisca dignità alle comunità, ponendo l’acqua al centro della programmazione come diritto imprescindibile. Solo così si potrà invertire la rotta e garantire un futuro sostenibile per l’Irpinia e per la Campania.
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