“Mundus Patet”, ovvero, la Halloween degli antichi romani.

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Non ti sanno che la festa di Halloween (pronuncia “àluin”, ma chiamata dai più anziani “àulin”, come il noto antinfiammatorio tra essi diffuso) ha, in un certo senso, una sua corrispondenza nelle usanze della Roma antica

Infatti, la festività dell’antica Roma, nota come Mundus Patet, presenta sorprendenti somiglianze con la moderna celebrazione di Halloween. Il termine “Mundus Patet” significa “mondo aperto” e si riferisce al Mundus Cereris, un luogo sacro situato nel Foro, che segnava il centro esatto della città di Roma. Questo luogo era considerato un punto di connessione tra il mondo dei vivi e quello dei morti.

I Romani credevano che, in determinate date, fosse necessario permettere alle anime degli antenati, chiamate Manes, di tornare sulla terra per assicurare la prosperità della famiglia. Per questo motivo, l’accesso al Mundus Cereris rimaneva chiuso per la maggior parte dell’anno, venendo aperto solo in tre occasioni specifiche: il 24 agosto, il 5 ottobre e l’8 novembre. Queste date erano dedicate alle divinità dell’aldilà.

Le fonti antiche ci dicono che questi erano giorni pericolosi in cui si correva il rischio di essere risucchiati nell’oltretomba. Durante questi giorni, era proibito combattere, sposarsi e le porte dei templi rimanevano chiuse.

Un esempio di arte romana che riflette queste credenze è il mosaico “Memento Mori”, scoperto nel 1830 a Pompei nell’Officina Coriariorum e ora conservato al Museo Archeologico di Napoli.

La visione romana del regno dei morti e delle entità maligne che lo abitavano mostra notevoli analogie con la celebrazione moderna di Halloween. Mentre i Lares erano considerati spiriti benevoli, esistevano anche spiriti malvagi noti come Larvae e Manie. Inoltre, i Romani temevano i temuti Lemures, anime che non potevano trovare pace a causa di morti violente e che continuavano a vagare sulla Terra, tormentando i vivi.