“Regionalismo differenziato, la riforma da usare bene”, con Vincenzo De Luca e i Prof. Franco Vittoria e Gianluca Dioni della Federico-II

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L’evento, svoltosi presso la Borsa Merci in piazza Risorgimento ad Arezzo, ha offerto uno spunto di riflessione su come garantire e favorire lo sviluppo equilibrato di tutte le regioni, contrastando sia i populismi interni sia i tentativi di frammentare le nazioni da parte di potenze esterne.

L’incontro ha visto la partecipazione di esponenti di rilievo, tra cui Vincenzo De Luca, presidente della Regione Campania, che ha espresso la sua netta opposizione al federalismo differenziato promosso dal ministro Roberto Calderoli.
In linea con la campagna “Burocrazia zero, Italia unita”, De Luca ha delineato una serie di proposte volte a colmare il divario tra Nord e Sud: dalla ripartizione equa del Fondo Sanitario all’assegnazione omogenea di personale sanitario e scolastico ogni mille abitanti, fino alla necessità di una modernizzazione dell’azione amministrativa.

L’evento, organizzato dalle Acli di Arezzo con il contributo della Fondazione CR Firenze e il patrocinio della Camera di Commercio Arezzo-Siena, è stato inaugurato dai saluti di Massimo Guasconi, presidente della Camera di Commercio Arezzo-Siena, e di Agostino Fabbri, vicepresidente provinciale delle Acli.

La discussione è stata ulteriormente arricchita dall’intervento introduttivo dei professori Francesco Vittoria e Gianluca Dioni dell’Università Federico II di Napoli, che hanno posto le basi per un dibattito approfondito sulle conseguenze e le alternative al regionalismo differenziato.

Il dibattito attuale non può ignorare i recenti sviluppi della geopolitica e delle dinamiche della politica trumpiana – che, come evidenziato nel nostro articolo sulla Scuola di Politica a Mugnano del Cardinale – suggeriscono l’urgenza di superare le divisioni interne per unire non solo l’Italia, ma l’intera Europa, resistendo alle spinte centrifughe e disgregatrici dei populismi o dei regionalismi esasperati, per evitare che su di esse possano far leva le nazioni ostili al Bel Paese, per acquisire una “massa critica” in grado di opporsi alle oligarchie economiche che si prospettano e ai loro tentativi di costituire nuove aree d’influenza dalle quali l’Europa corre il rischio di essere esclusa [ndr].

 

 


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