Le gioie della villeggiatura ad Avella fra Otto e Novecento

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Avella, piazza Municipio agli inizi del Novecento.


A differenza di quanto avviene oggi, con i flussi turistici orientati soprattutto verso il mare, la montagna e le città d’arte, fra Otto e Novecento il turismo si esplicava secondo due filoni completamente diversi: il turismo terapeutico (nel quale, oltre alle classiche cure termali, rientravano anche i cosiddetti “bagni di mare”, praticati per scopi esclusivamente terapeutici) e il turismo rurale che, generalmente, aveva come mete determinati centri dell’entroterra, nei quali dalle città grandi e piccole si trasferivano, dalla fine di agosto ai primi di novembre, sia le famiglie borghesi originarie del luogo, sia molte altre famiglie, per trascorrere qualche mese a contatto con la natura
  ma anche in un certo clima festaiolo e mondano.

Uno dei centri della Campania che, nella cosiddetta “belle époque”, fu in tal senso un centro di villeggiatura abbastanza noto e frequentato fu la storica cittadina di Avella, che alle ricchezze storiche, artistiche ed archeologiche univa (e, in parte, unisce ancora) un invidiabile patrimonio naturalistico ed ambientale.

Fra Otto e Novecento, dunque, grazie anche alla ferrovia Napoli-Nola-Baiano (inaugurata nel 1885), per almeno tre mesi all’anno (nel periodo fine/estate – inizio/autunno) Avella ospitava una cospicua colonia di villeggianti, la cui presenza, certo, non poteva incidere in maniera apprezzabile sugli atavici problemi di povertà e di arretratezza che all’epoca affliggevano ancora larga parte delle popolazioni meridionali, tuttavia fu un elemento che sicuramente contribuì a convogliare verso l’antica città del Clanio, insieme ad un non trascurabile flusso economico (dovuto soprattutto alla locazione di camere ed appartamenti privati), anche possenti ventate di novità, di aperture mentali, di stimoli e di sogni legati a realtà al di là del proprio campanile.

Nei mesi della villeggiatura, fra amene passeggiate nel verde di monti e colline, feste tradizionali, balli, ricevimenti e spettacoli, Avella viveva, dunque, un’atmosfera del tutto particolare, che una deliziosa corrispondenza giornalistica del 3 ottobre 1885 a firma di Giocondo Guerriero (fra le molte pubblicate in quel periodo dalla stampa provinciale), con pochi tratti riesce magistralmente a cogliere e descrivere: «Ed ho trovato Avella – la simpatica Avella – abbellita di splendide immagini – l’ho trovata più forte, più giovane, e, forse, anche più ricca. Vi ho trovato molta gente e moltissimi forestieri. […] E poi dapertutto, le signore non parlano che delle feste, delle passeggiate, delle riunioni. E naturalmente balleranno. Anzi ho saputo che molte signore compariranno con abiti, coi quali saranno adorabilissime. Una, mi ha raccontato, in tutta confidenza, che oggi stesso s’era misurato un vestito che sarà quanto di più elegante si può immaginare … in Avella».

Bibliografia

A. Berrino (a cura di),
Per una storia del turismo nel Mezzogiorno d’Italia. XIX – XX secolo, Napoli 2001.
C. De Caprio, Inaffidabili e pellegrini. Viaggiatori italiani tra Ottocento e Novecento, Napoli 2000.
M. Isnenghi (a cura di), I luoghi della memoria. Simboli e miti dell’Italia unita, Roma-Bari 1993.

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