La ricostruzione settecentesca della chiesa di S. Pietro a Cesarano – eretta (secondo la tradizione, nel VI secolo d.C.) sulla collina del Morricone che sovrasta a nord Mugnano del Cardinale – è descritta nella biografia del sacerdote mugnanese padre Luca di Gennaro (1665-1741), pubblicata anonima nel 1751.
Fu, infatti, proprio il dotto religioso – all’epoca rettore della Congregazione dei Preti Missionari di S. Pietro a Cesarano – che nel 1719, a causa delle precarie condizioni in cui versava l’antica chiesa, ne decise l’abbattimento e la ricostruzione dalle fondamenta, nonostante gli scarsi mezzi economici a disposizione e l’impervio sito nel quale la ricostruzione si sarebbe dovuta realizzare.
Nonostante tali difficoltà si decise di avviare i lavori ma, completata la demolizione, si presentò la prima, imprevista complicazione, connessa allo smaltimento del materiale di risulta, costituito – scrive l’anonimo biografo – da un «mucchio smisuratissimo di quelle pietre, e calce che la formavano [e che] dové trasportarsi altrove».
Come in una sorta di reazione a catena, non si finì di spostare pietre e calcinacci che insorse un nuovo e ben più urgente problema, costituito dall’instabilità del campanile che, non più sostenuto dai muri della chiesa, minacciava di crollare, distruggendo sia l’orologio che la campana, non ancora rimossi.
Questa ulteriore ed, apparentemente, insormontabile difficoltà non scoraggiò, tuttavia, la determinazione di padre Luca, il quale «fattosi animo […], mentre già tutto esso campanile faceva polvere e se ne allargavano tratto tratto le fenditure, disse a un fabbro che fosse pure ito sul campanile senza timore e gli avesse salvato il tutto».
Facendo affidamento sulle parole di padre Luca, il fabbro – del quale il testo non cita il nome – salì sul traballante campanile e, insieme ad un fratello laico della Congregazione e ad un altro «coraggiosissimo» operaio, riuscì, a salvare l’orologio e la campana e, prima del rovinoso crollo della costruzione, trovò il tempo di mettersi in salvo insieme ai due aiutanti, in maniera giudicata miracolosa «non sol da questo fabbro […] che ci raccontò questo fatto, […], ma da tutti gli altri […] Padri, e Fratelli, che ottimamente se lo ricordano».
Poco tempo dopo poterono così iniziare i lavori per la costruzione della nuova chiesa, il cui progetto fu affidato all’architetto napoletano Antonio Guidetti, che – come scrive Elisa Bellonato – disegnò un «edificio di culto […] tipicamente tardo barocco, con l’aula unica […] scandita dal ritmo regolare delle tre campate [… ,] volta a botte con unghie che ospitano le finestre [… e] pavimentazione realizzata con un sistema misto di cotto e maiolica decorata».
Come per la demolizione, anche per i lavori di costruzione la presenza e l’opera di padre Luca di Gennaro fu costante ed attiva, tanto che – annota ancora il suo biografo – «non sol faceale da ingegnere, moderando e togliendo non poche cose dal disegno […] non sol da Maestro de’ fabbri, stabilendo a ciascuno i pesi, e gli ufficj e invigilando continuamente, che non fossero mancati i materiali; ma con tutta la sua superiorità faceala ancor da discepolo de’ medesimi muratori; poiché vedeasi or con pali, e con magli di ferro scavare, e franger pietre, ora cavar la terra, ed ajutare a porla sul collo agli uomini, ora attigner l’acqua per impastar la calce».
Grazie all’infaticabile opera di padre Luca e di tutti i suoi confratelli, l’opera – considerati i tempi – andò avanti abbastanza speditamente e nel 1722 la costruzione della nuova chiesa di San Pietro a Cesarano, completa di stucchi, così come ancora oggi la vediamo, poteva dirsi conclusa, dopo quattro anni di lavori, costati oltre tremila ducati e realizzati col generoso sostegno «de’ divoti delle vicine Terre di Mugnano, Quadrelle e Sirignano, che per divozione, e per gratitudine si segnalarono, essendosi vedute persone civilissime e di età avanzata recar sul collo, o sul capo pesi gravi di pietre, per concorrere alla santa intenzione del P. Rettore».
Per motivi che le fonti non aiutano – per ora – a chiarire, la chiesa fu consacrata solo cinque anni più tardi, il 6 luglio 1727, con l’intervento del vescovo di Nola mons. Francesco Maria Carafa e con lo scoprimento di una lapide commemorativa (sopravvissuta fino agli anni ’60 del Novecento), per la quale il di Gennaro «fece comporre al P. Gioacchino Franchi poeta celebre fra’ Gesuiti, e suo zio di madre, l’iscrizione e la memoria di questa Consecrazione; [e] non volle mai, che ‘l suo nome vi fosse impresso», preferendo lasciare ai posteri non il ricordo di sé ma una ulteriore lezione sul valore dell’umiltà.
Bibliografia
Della vita del padre D. Luca di Gennaro, Napoli 1751, ristampato in San Pietro a Cesarano, a cura di B. Napolitano e G. Picariello, Casalnuovo 2003;
A. Iamalio, Il cenobio di S. Pietro a Cesarano in Mugnano del Cardinale (sec. XVIII), in «Rivista Storica del Sannio», luglio-agosto 1915;
E. Bellonato, La chiesa mugnanese di San Pietro a Cesarano, in «Klanion/Clanius», gennaio-giugno 1995.