La guerra dei dazi e l’incertezza delle imprese italiane nei settori della moda, della meccanica e della plastica.

Cliccare sui pulsanti sotto per condividere. GRAZIE !

Nel panorama attuale, segnato da tensioni geopolitiche e da una nuova geoeconomia, l’industria italiana si trova a fronteggiare un rallentamento diffuso che, però, non si traduce in una crisi uniforme.

I dati Istat relativi al 2024 confermano un calo degli ordini e un clima di incertezza che molti imprenditori interpretano come sintomo di un’economia in bilico. Pur essendo il manifatturiero un settore estremamente diversificato – dove nicchie e super-nicchie rispondono in modo differente agli shock globali – si registra un generale senso di stagnazione. La crisi, infatti, ha colpito in modo particolarmente duro alcuni comparti, anche se in altri permangono delle luci di ripresa.

Nel settore moda, un tempo trainato dal lusso e dal super-lusso, la trasformazione dei modelli commerciali e la crescente globalizzazione hanno eroso il vantaggio competitivo del Made in Italy. Monica Alberti, alla guida della Sesa Srl, denuncia la mancanza di interventi istituzionali e il progressivo spostamento del potere verso gruppi multinazionali, che rende sempre più difficile fidelizzare i clienti. Alessio Travetti, di Travetti Srl, sottolinea come la crisi abbia avuto il suo inizio con la concorrenza cinese, impattando negativamente anche il settore del lusso e generando un clima di forte incertezza.

Il comparto meccanico non è da meno: realtà come Peroni Ruggero di Varese registrano un drastico calo degli ordini, aggravato dall’assenza di mercati tradizionali come quello russo e cinese. La produzione di macchine customizzate, ormai segnata da lunghi cicli progettuali e da un’inflazione crescente, mette a dura prova i margini aziendali. Anche altre realtà, come la Mem Srl e la Pietro Zuretti Srl, evidenziano una doppia faccia della crisi: da un lato il volume d’affari si mantiene in alcune aree, ma dall’altro la riduzione dei margini e l’aumento dei costi – in particolare quelli energetici – rendono ogni commessa una scommessa rischiosa.

Il settore della plastica, infine, si trova a lottare contro un mercato in stallo e contro normative europee che favoriscono l’utilizzo di materiali riciclati, penalizzando le produzioni tradizionali. Aziende come Andriolo Borracce e L.A.I.T. riferiscono di un progressivo declino del fatturato, dovuto al passaggio da grandi commesse a ordini frammentati che non garantiscono le economie di scala di una volta.

Parallelamente, l’orizzonte internazionale si oscura per via della prospettiva di una guerra dei dazi.
L’inasprirsi delle misure protezionistiche potrebbe incidere notevolmente sui costi di importazione delle materie prime e limitare le opportunità di esportazione per il Made in Italy, già in difficoltà nel contesto di un mercato globale in rapido mutamento. Le imprese si troverebbero così costrette a rivedere le proprie strategie, affrontando ulteriori incertezze legate alla volatilità dei flussi commerciali e a possibili aumenti dei prezzi al consumo, fattori che rischiano di rallentare ulteriormente gli investimenti e la ripresa del settore manifatturiero.

Nonostante il quadro complessivamente cupo, alcune aziende non percepiscono la crisi con la stessa intensità. Alberto Affetti di Affetti Pumps, ad esempio, registra una crescita annuale del 16% e sottolinea come i dati ufficiali non riescano a catturare gli “ordini in pancia”. Analoghe esperienze positive emergono anche in realtà come JMec, Cermesoni e La Minuteria, sebbene permangano ritardi nei pagamenti e una generale incertezza sul futuro.

Infine, strategie di diversificazione e specializzazione rappresentano l’àncora per alcune aziende. Matteo Crema di Crema & Barca Srl e Marcello Chini di Dolcisapori Srl puntano su mercati alternativi, in particolare nel comparto alimentare, e su lavorazioni complesse che altri respingono. Questi imprenditori cercano così di adattarsi a una nuova realtà, dove le trasformazioni geopolitiche, le mutate dinamiche economiche e l’eventuale impatto di una guerra dei dazi stanno ridisegnando le regole del gioco.

In definitiva, mentre la crisi investe in modo marcato moda, meccanica e plastica, il nuovo contesto internazionale spinge alcune aziende a reinventarsi, adottando strategie flessibili e puntando su mercati di nicchia per poter navigare in acque sempre più turbolente.