
Nella mattinata di ieri, 30 maggio 2025, i Carabinieri di Montesarchio hanno eseguito un’ordinanza cautelare emessa dal Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Benevento nei confronti di un uomo di 38 anni residente a Montesarchio, indagato per ripetute minacce gravi nei confronti della moglie.
Il provvedimento prevede l’allontanamento dall’abitazione familiare, il divieto di avvicinamento alla persona offesa entro un raggio di 500 metri e l’applicazione di un braccialetto elettronico, strumento introdotto nell’ordinamento penale italiano per tutelare le vittime di violenza domestica e monitorare costantemente gli spostamenti dell’indagato.
L’inchiesta, coordinata dalla Procura di Benevento, ha preso avvio dalla denuncia sporta dalla donna, stanca di subire comportamenti intimidatori e aggressivi. Secondo quanto ricostruito dalla polizia giudiziaria, le minacce si erano fatte via via più pesanti nel corso degli ultimi mesi: in diverse occasioni, durante liti scaturite da motivi futili o da tensioni legate alla vita di coppia, l’uomo avrebbe minacciato di morte la moglie con espressioni quali «ti ammazzo, ti faccio sparire», «ti taglio la testa e ci gioco a pallone» e «ti faccio impiccare davanti alle telecamere». Tali intimidazioni non si limitavano ai confronti verbali: l’indagato, anche attraverso messaggi vocali e sms, le aveva inviato frasi minatorie del tipo «ormai ho perso la pazienza, ti uccido te e tutta la tua famiglia», lasciando intendere un proposito omicida e gettando la vittima in uno stato di costante terrore.
Proseguendo le indagini, gli inquirenti hanno raccolto testimonianze di familiari e conoscenti, che hanno confermato l’atteggiamento aggressivo dell’uomo e il clima di oppressione vissuto dalla donna e dalle due figlie minorenni. È emerso inoltre un episodio particolarmente inquietante: il marito, fingendosi premuroso, aveva regalato alle bambine un peluche contenente un dispositivo di localizzazione, probabilmente finalizzato a monitorarne gli spostamenti.
A fronte di queste circostanze, la vittima si era già rivolta a un centro antiviolenza, dove aveva ottenuto un sostegno psicologico e legale; nonostante ciò, le minacce non si erano interrotte, spingendola infine a formalizzare la querela.
Nel corso delle indagini, è emerso che la moglie, nel settembre 2024, aveva già chiesto accoglienza presso una struttura protetta, interrompendo momentaneamente il percorso al centro antiviolenza, ma aveva poi sospeso il ricovero per «riflettere sulle conseguenze pratiche e psicologiche di un allontanamento definitivo».
Con il passare delle settimane, le intimidazioni sono proseguite e hanno convinto la donna a rimettere in moto la procedura per ottenere tutele giudiziarie più stringenti. Su impulso degli investigatori, la Procura di Benevento ha valutato la gravità dei comportamenti contestati e ha chiesto al gip di disporre misure cautelari idonee a scongiurare il pericolo di reiterazione.
La misura dell’allontanamento con braccialetto elettronico, prevista dal Codice di procedura penale e introdotta in Italia nel 2019 per i reati di violenza domestica, permette un controllo continuo degli spostamenti dell’indagato e trasmette alle forze dell’ordine allarmi immediati in caso di violazione del perimetro stabilito. In questo modo, i carabinieri possono intervenire tempestivamente nel caso in cui l’uomo si avvicini alla casa della moglie o ne violi le prescrizioni.
Il fenomeno della violenza domestica risulta ancora purtroppo diffuso in Campania e, più in generale, in tutto il Paese. Secondo i rapporti di associazioni e istituzioni, oltre il 70% delle donne vittime di maltrattamenti ha subito forme di minaccia prima di subire violenze fisiche, e spesso il timore di ritorsioni ostacola la denuncia.
Solo negli ultimi mesi, nella provincia di Benevento si sono registrati diversi interventi analoghi: a ottobre 2024, un 39enne di Bonea era stato sottoposto a misure cautelari con braccialetto elettronico per maltrattamenti e lesioni nei confronti della coniuge, e nel gennaio 2025 un altro uomo era stato arrestato per stalking nei confronti dell’ex compagna. Questo contesto, segnato da un incremento degli episodi di aggressione in ambito familiare, ha spinto le autorità locali a intensificare controlli e attività preventive, in collaborazione con i centri antiviolenza e le associazioni di volontariato.
Alla luce dei fatti contestati e del concreto pericolo di reiterazione delle condotte violente, il gip di Benevento ha ritenuto indispensabile la misura cautelare, ritenendo la mera ammonizione del questore insufficiente a garantire la protezione della donna e delle figlie. L’uomo, che si dichiara estraneo ai reati e afferma di aver espresso quei toni in preda a «rabbia passeggera», potrà presentare ricorso tramite i legali di fiducia, nel rispetto della presunzione d’innocenza fino all’eventuale condanna definitiva.
Le vittime di violenza, in particolare le donne che subiscono minacce e abusi in ambito domestico, hanno a disposizione un quadro normativo più ampio rispetto a pochi anni fa: oltre agli strumenti di protezione giudiziaria, come l’allontanamento e il divieto di avvicinamento con controllo elettronico, esistono misure di supporto psicologico, legale e sociale offerte da enti pubblici e privati, secondo la Convenzione di Istanbul e la legge 69/2019 (“Codice Rosso”). Tuttavia, gli esperti avvertono che non bastano gli interventi sporadici: è essenziale rafforzare le reti territoriali, garantire personale specializzato nei centri antiviolenza, promuovere campagne di sensibilizzazione nelle scuole e incentivare la formazione delle forze dell’ordine per individuare tempestivamente i segnali di allarme.
A Montesarchio e nei comuni limitrofi, l’attenzione resta alta: polizia, carabinieri, Procura e associazioni collaborano per offrire un sostegno concreto alle vittime, evitando che situazioni di disagio familiare degenerino in episodi tragici.
Solo attraverso un’efficace sinergia tra istituzioni e seconda linea di tutela (servizi sociali, psicologi, avvocati specializzati) sarà possibile spezzare il circolo della violenza e garantire alle persone offese una via d’uscita reale e duratura.