“Ci sono anch’io”: il coraggio di esserci, anche quando il mondo non ti vede

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Ci sono canzoni che invecchiano bene, e poi ci sono quelle che con il tempo diventano ancora più vere. “Ci sono anch’io” di Max Pezzali è una di queste. Uscita nel 2002, sembrava all’epoca solo una ballata dolce e malinconica, come tante. Ma riascoltarla oggi, in un mondo che parla continuamente di identità, sogni, fragilità e resilienza, fa un effetto diverso. Più profondo. Più personale.

Max non urla, non si impone. Eppure canta con fermezza quel diritto che spesso ci si dimentica di avere: il diritto di esserci. Di non avere tutte le risposte. Di inseguire qualcosa anche se sembra irraggiungibile. Di essere diversi — eppure validi, presenti, vivi.

Chi non si è mai sentito fuori posto, almeno una volta? Chi non ha mai pensato di sognare cose “sbagliate”, o troppo grandi per sé? In un momento storico dove il successo sembra d’obbligo, dove i social ci mettono costantemente a confronto con gli altri, questa canzone è un piccolo rifugio. Una voce che dice: “Anche se non so bene dove sto andando, anche se nessuno mi nota, io ci sono. E questo basta.”

Nel cuore della canzone c’è un’immagine bellissima: una stella lontana, forse irraggiungibile, ma che vale comunque la pena seguire. Non importa se è solo un’idea, un sogno, un’intuizione. L’importante è non perdere quella direzione.

E non si tratta solo di ambizione: è qualcosa di più intimo. È la forza silenziosa di chi si alza ogni giorno con una piccola speranza, anche se tutto intorno dice il contrario. È quel pizzico di follia che serve per non spegnersi dentro.

Ascoltare “Ci sono anch’io” oggi è come rileggere un diario scritto con tratti universali. Parla a chi si sente in bilico, a chi non si riconosce nelle etichette, a chi non ha paura di dire “non so”, ma non per questo si arrende.

In fondo, la canzone è un inno sommesso ma potente contro l’indifferenza. Contro quella società che ti dice che conti solo se produci, se performi, se ti adatti. Invece: conti anche solo per il fatto che sei qui. Che esisti. Che non ti sei spento.

E quando nel finale scopriamo che quella stella lontana la vede anche qualcun altro, tutto cambia. Perché sì, essere visti da qualcuno, anche solo per un attimo, può dare un senso nuovo al nostro cammino.

 

Alla fine, “esserci” è già una forma di rivoluzione

In un tempo che ci vuole perfetti, “Ci sono anch’io” è la colonna sonora di chi sceglie semplicemente di esserci. Con le proprie incertezze, con la propria voce fuori dal coro, con i sogni che non si riescono a spiegare. Ed è bellissimo così.

Max Pezzali, forse senza volerlo, ha scritto un brano che parla a tutti noi. A chi non ha certezze, ma continua a camminare. A chi non si sente abbastanza, ma si rifiuta di sparire. A chi ogni tanto cade, ma poi si rialza e ripete: “Al mondo ci sono anch’io”.

E davvero, non è poco.