In Finlandia, dove le renne pascolano tranquille e i cittadini sembrano avere più tempo per riflettere, un gruppo di ricercatori ha analizzato i dati di oltre tre milioni di persone sopra i 30 anni, monitorandoli dal 1999 al 2020. Il risultato è sorprendente: chi non vota ha un rischio di morte superiore del 73% tra gli uomini e del 63% tra le donne.
E non si parla solo di cause naturali: le morti per incidenti, violenza e alcol sono significativamente più frequenti tra gli astensionisti. Anche dopo aver corretto per livello di istruzione, il rischio rimane elevato: 64% per gli uomini e 59% per le donne. Insomma, non votare fa male alla salute, almeno secondo la statistica.
Ma se la scienza ci invita a votare per vivere più a lungo, la realtà italiana ci suggerisce che andare alle urne potrebbe accorciare la pazienza e aumentare il rischio di essere presi per il naso.
Perché, diciamolo, tra i candidati ce ne sono alcuni – particolarmente pittoreschi ed esaltati – che non puntano affatto a vincere, perché sanno bene che con 80 concorrenti (di cui alcuni fortissimi) per soli 4 posti da consigliere, le probabilità di essere eletti sono pari a zero.
Eppure – così ci riferiscono – pare che alcuni di questi, scimmiottando “qualunquemente” Cetto La Qualunque l’irresistibile personaggio di Antonio Albanese, starebbero prendendo spudoratamente per i fondelli amici, parenti e conoscenti… giungendo perfino, a promette “U PILU” !
E lo starebbero facendo non soltanto facendogli credere che saranno eletti (e come?) ma anche promettendo furbescamente posti di lavoro inesistenti, quando l’unico motivo per il quale essi si sono candidati sarebbe – pare – proprio quello di trovare un buon “posto” per qualche loto familiare e, anche, un qualche incarico o lavoro per sé stesso.
Questo triste costume, noto anche come “voto di scambio”, da come mostrano le cronache giudiziarie, non è poi così raro in Italia (e anche altrove nel mondo). Ma oltre a ciò, qualcuno di questi “personaggi-qualunque“, millantando poteri inesistenti, sarebbero addirittura giunti a sussurrare “Se non voti per me, il tuo parente che lavora in quell’Ente lo mandiamo a casa”!
Perciò, mentre la scienza ci avverte che l’abbandono dell’abitudine al voto può essere un segnale precoce di declino della salute, la cronaca ci mostra che l’abitudine al voto può essere un segnale precoce di declino della dignità.
Perché non si vota più per scegliere chi ci rappresenta, ma per non far licenziare il parente, per non perdere il favore, per non essere esclusi dal “mercato delle vacche”, o per nutrire l’illusione di “un posto” per un parente.
E, allora, salute è partecipazione? Forse. Ma partecipazione è anche sopportazione. Sopportare di essere trattato come una pedina da – non sapendo giocare neppure a dama – sta tentando di giocare a scacchi con le poltrone e con la credulità degli elettori
Qual è – quindi – la soluzione migliore?
Probabilmente, è meglio andare a votare (per stare meglio in salute), ma non scegliendo improvvisatori “qualinque” e senza valore, ma preferendo persone che hanno una storia, una cultura, una dignità e capacità già dimostrate.
357Non facciamoci abbindolare “qualunquemente” da “barzelletti” esaltati e temporaneamente in giacca e cravatta.
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