L’Europa si prepara a diventare il nuovo “porto sicuro” della scienza mondiale. Dopo decenni in cui il vecchio continente ha visto fuggire i suoi cervelli migliori verso gli Stati Uniti, oggi si assiste a un fenomeno inverso con scienziati e ricercatori americani pronti a trasferirsi in Europa per sfuggire a un clima politico sempre più ostile alla ricerca.
Le recenti politiche anti-scienza introdotte dal governo americano – tagli ai fondi per il clima, limitazioni ai programmi di intelligenza artificiale e pressioni sui comitati etici – hanno innescato una vera fuga di talenti. L’Europa, fiutando l’occasione, ha reagito con prontezza creando il “Choose Europe for Science”, il pacchetto da 500 milioni di euro lanciato dalla Commissione Europea per attrarre ricercatori di alto profilo, semplificare i visti e rafforzare la mobilità scientifica interna.
Si tratta di una svolta storica, che potrebbe ridisegnare la geografia della ricerca globale. E per l’Italia rappresenta una straordinaria opportunità da cogliere fino in fondo.
Nel nostro Paese, il Ministero dell’Università e della Ricerca ha riaperto una call da 50 milioni di euro per attrarre giovani ricercatori internazionali, con una quota riservata alle università del Mezzogiorno. Ma i numeri restano ancora distanti dalla media europea con una spesa in ricerca e sviluppo che rimane ferma all’1,37% del PIL, contro il 2,3% della media UE.
Eppure, l’Italia possiede eccellenze di livello mondiale come il CNR, l’IIT di Genova e l’INFN, laboratori del Gran Sasso. Strutture che dimostrano quanto il talento italiano sappia competere, se sostenuto da politiche adeguate.
Oggi più che mai serve una grande alleanza tra Istituzioni, Università e Imprese.
È su questo asse che la PMI INTERNATIONAL lavora da anni, promuovendo accordi con università italiane ed estere per collegare ricerca, innovazione e mondo produttivo.
Come ho più volte sottolineato, la conoscenza è la nuova materia prima dell’economia globale.
Le idee, se messe in rete con chi produce e investe, diventano sviluppo, occupazione e competitività.
La nostra Confederazione è nata proprio con l’obiettivo di favorire la crescita, l’innovazione e l’apertura internazionale delle imprese italiane, mettendo in relazione il mondo accademico e istituzionale con quello produttivo.
Oggi, con l’Europa che si propone come porto sicuro della scienza, l’Italia deve essere protagonista.
Non possiamo più permetterci di perdere cervelli. Dobbiamo diventare un Paese che li accoglie, li valorizza e costruisce con loro il futuro.

