CAMPI FLEGREI – Una perforazione geotermica potrebbe fungere da valvola e “addomesticare” il supervulcano, o si sta scherzando col… magma?

Foto di repertorio: Esempio di impianto geotermico (credit: ENERGIT)
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La ricerca recente ha riacceso il dibattito sulla gestione del fenomeno bradisismico osservato nell’area dei Campi Flegrei, proponendo le trivellazioni profonde come potenziale meccanismo di rilascio della pressione.

In uno studio intitolato “La Terra che respira”,  pubblicato sulla rivista scientifica internazionale American Mineralogist e condotta da un pool di autorevoli ricercatori internazionali (A. Lima, R.J. Bodnar, B. De Vivo, F.J. Spera e H.E. Belkin), i ricercatori hanno sostenuto che le deformazioni del suolo e la sismicità associata siano principalmente il risultato dell’ascesa di fluidi in eccesso di pressione, piuttosto che di un sollevamento diretto del magma.
Secondo questi autori, la tecnica di trivellazione potrebbe fungere da “valvola di sicurezza”, consentendo lo scarico controllato di tali fluidi e, di conseguenza, la riduzione sia delle deformazioni che degli eventi sismici minori.

D’altro canto, altri studiosi mettono in guardia sul fatto che questo tipo di intervento potrebbe inavvertitamente intercettare sacche di fluidi ad alta pressione, specialmente in condizioni supercritiche.
Un simile scenario potrebbe innescare eruzioni freatiche, ovvero a esplosioni di vapore violente dovute all’evaporazione rapida dell’acqua quando essa viene a contatto con il calore intenso del magma circostante. Tali eruzioni, caratterizzate dall’espulsione di cenere, frammenti di roccia e gas tossici quali anidride carbonica e idrogeno solforato, rappresentano un serio pericolo per la salute umana e l’ambiente. Sarebbe anche possibile un’eventuale eruzione freato-magmatica.

A sostegno dei potenziali benefici delle trivellazioni profonde nelle aree vulcaniche, il progetto Krafla Magma Testbed (KMT) in Islanda costituisce un caso di studio particolarmente istruttivo.
Nato nell’ambito dell’Icelandic Deep Drilling Project (IDDP), il progetto KMT è emerso quando, durante operazioni mirate allo sfruttamento dell’energia geotermica, le attrezzature hanno inaspettatamente incontrato un corpo magmatico a circa due chilometri di profondità. Questa scoperta imprevista ha condotto all’innovativa proposta di trivellare direttamente nel magma, a temperature prossime ai 900 °C – un’impresa che Hjalti Páll Ingólfsson, direttore del Cluster di Ricerca Geotermica, ritiene potenzialmente in grado non solo di avanzare la produzione di energia geotermica, ma anche di servire da modello per la gestione della pressione dei fluidi nelle caldere (Ingólfsson, KMT Project). Se l’esperimento avrà successo, il primo pozzo dovrebbe essere completato entro il 2027.

Ulteriori studi, compresi quelli condotti dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), evidenziano la delicata equazione che si deve bilanciare nella gestione dei fluidi sotterranei in ambienti vulcanici.
Mentre alcuni lavori sottolineano come un rilascio controllato di tali fluidi possa efficacemente mitigare la tendenza bradisismica in atto, altri mettono in guardia sul fatto che anche un piccolo errore nella procedura di trivellazione potrebbe innescare una reazione a catena con conseguenze potenzialmente catastrofiche (INGV, 2021).

Per tutto quanto accennato, sebbene la prospettiva di utilizzare trivellazioni profonde per attenuare l’attività bradisismica nei Campi Flegrei trovi sostegno in evidenze sperimentali e analogie con progetti come il KMT, permangono significative preoccupazioni relative al rischio di innescare eruzioni freatiche inattese.

La divergenza di opinioni tra gli studiosi non aiuta a decidere, anzi mette in luce la complessità dei sistemi vulcanici e l’esigenza di adottare approcci cauti e rigorosamente monitorati quando si interviene in ambienti naturali così dinamici.
Il dibattito in corso, arricchito dai contributi delle comunità scientifiche italiane e internazionali, dimostra solo che è necessaria una ricerca multidisciplinare e approfondita che possa trovare un equilibrio ottimale tra innovazione e sicurezza.