AVELLINO CALCIO – Niente coppa, ma grande festa a bordo bus: la città di Avellino in delirio per il ritorno dei “lupi” in Serie B

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La stagione dell’Avellino si chiude sotto il segno di un trionfo storico: il ritorno in Serie B dopo sette anni di assenza. Un cammino esaltante, coronato da un filotto di undici successi consecutivi in campionato, che ha infiammato il Partenio-Lombardi e l’intera Irpinia. Seppur la Supercoppa di Serie C abbia sorriso al Padova con un 1-0 firmato Capelli, l’umore in casa biancoverde resta alle stelle: un applauso scrosciante ha salutato la squadra per l’impresa compiuta.

Sul rettangolo di gioco, Biancolino ha schierato i suoi uomini migliori, con il 4-3-1-2 ordito a protezione di Iannarilli e volto a garantire qualità in mezzo al campo. Palumbo ha dettato i tempi; D’Ausilio ha garantito sostegno agli attaccanti Patierno e Lescano, bramosi di incidere. I veneti, specularmente, hanno risposto con un 3-4-2-1 propositivo, affamati di riscossa dopo un’annata di rilievo.

La partita si è accesa in avvio. Al 14′ il Padova ha sfiorato il vantaggio con Valente, pronto a ribadire in rete un buon suggerimento di Faedo, ma Iannarilli ha clamorosamente chiuso lo specchio. La replica biancoverde è arrivata subito: stacco imperioso di Patierno su cross di Palumbo, palla di poco a lato. Tuttavia, al 16′ il lampo che ha deciso l’incontro: recupero palla di Capelli, destro potente che si è infilato all’angolino, imprendibile per il portiere irpino. Il colpo subito ha gelato l’impianto di gioco biancoverde, incapace di riorganizzarsi nei restanti minuti del primo tempo, nonostante un’altra conclusione dalla distanza di Faedo che ha costretto Iannarilli al corner.

Al rientro dagli spogliatoi l’Avellino ha provato a scardinare la retroguardia ospite con vigorose azioni di rimessa e pressing alto. Rigione ha sfiorato il pari con un’incornata su calcio d’angolo, mentre Palmiero ha puntato la porta con un rasoterra che ha carambolato sul muro patavino. Il tecnico di casa ha gettato nella mischia Panico, Russo e Rocca per cercare maggiore incisività, ma il Padova ha saputo reggere l’urto, sfruttando qualche folata di Villa e Fusi.

Nel finale i cambi biancoverdi – l’ingresso di Manzi e Zuberek – non hanno mutato l’inerzia del match. L’ultimo tentativo, con Lescano proteso in area avversaria, si è infranto sulla traversa immaginaria del risultato che non ammetteva repliche. Dopo cinque minuti di recupero, l’arbitro Maccarini ha sancito la fine delle ostilità. Un ko indolore, salutato da un brindisi corale nonostante la sconfitta.

Il pomeriggio si è poi trasformato in una grande festa popolare. Al tramonto, sotto le luci della città, un pullman scoperto ha accolto i protagonisti biancoverdi. Dalla porta carraia fino a piazza Kennedy, le strade di Avellino si sono colorate di bianco e verde: migliaia di sostenitori hanno creato un muro di cori, bandiere e stretti di mano, tributando un bagno di folla senza precedenti. I giocatori, abbracciati fra loro, hanno premiato l’affetto con sorrisi e saluti dai piani superiori del bus.

La serata di gloria si è trasformata in un racconto fotografico di emozioni: scatti rubati ai tifosi affacciati ai balconi, bambini con il volto dipinto, anziani commossi nel ripercorrere i giorni più esaltanti. Il trofeo della promozione è stato sollevato al cielo, simbolo tangibile di un progetto condiviso e di un legame indissolubile con il proprio pubblico.

Adesso lo sguardo è già rivolto alla nuova avventura cadetta: rinforzi mirati, ritiro programmato e obiettivi ambiziosi. Ma prima di pensare al futuro, è doveroso godersi questo momento di trionfo. Il coro conclusivo scandisce a gran voce: «Forza Lupi! Forza Avellino!», un grido che riecheggerà a lungo in ogni angolo della città e nell’animo di chi ha vissuto una stagione da favola.