Il Centro per l’Autismo di contrada Valle, ad Avellino, è diventato, nel tempo, il simbolo di una promessa continuamente disattesa: un progetto nato con grandi aspettative, ma rimasto per anni sospeso tra annunci e rinvii. Oggi, nel contesto delle Regionali 2025, la sua apertura torna al centro del dibattito politico come questione di dignità e giustizia sociale.
La questione della necessità della sua apertura è tornata, in questi giorni, a imporsi nel dibattito politico regionale, e lo fa attraverso la voce di Gino Iannace, che ha scelto di farne uno dei cardini della sua campagna.
Per lui non si tratta di un tema da inserire tra le tante promesse elettorali, ma di una questione di giustizia sociale. Iannace sottolinea con forza come la Regione, pur avendo tra le proprie responsabilità la sanità e l’assistenza, abbia lasciato per oltre dieci anni incompiuta una struttura che avrebbe dovuto rappresentare un presidio fondamentale per le famiglie.
La sua denuncia nasce dall’esperienza quotidiana di chi convive con l’autismo: genitori costretti a viaggi estenuanti, spese ingenti e percorsi assistenziali frammentati. Il candidato insiste sul fatto che non si possa più rimandare l’apertura del centro, perché ogni rinvio ha significato sacrifici silenziosi e un peso enorme sulle spalle di chi già affronta una condizione complessa. Per Iannace, dare finalmente vita a quella struttura significa restituire dignità e sollievo a chi ha atteso troppo a lungo.
La storia del Centro di Valle è segnata da una sequenza di promesse mancate. Nei primi anni Duemila il progetto fu presentato come imminente, con l’avvio dei lavori e l’entusiasmo delle istituzioni. Nel 2009 si arrivò persino a un’inaugurazione simbolica, ma le porte rimasero chiuse. Negli anni successivi, tra il 2012 e il 2017, si moltiplicarono gli annunci di apertura, sempre accompagnati da date precise e sempre smentiti dai fatti. Nel 2023 furono completati alcuni interventi di rifinitura, ma l’ASL non era pronta a gestire la struttura. Oggi, nel 2025, la questione torna a intrecciarsi con la campagna elettorale, mentre nuove procedure di affidamento alimentano la speranza che questa volta non si tratti dell’ennesima illusione.
Per Iannace, però, il tempo delle attese è finito. L’apertura del Centro per l’Autismo è un segno di civiltà, un atto dovuto verso chi è stato meno fortunato, un impegno che deve tradursi finalmente in realtà. La sua candidatura si fonda su questa promessa: trasformare un edificio rimasto vuoto e simbolo di disillusione in un presidio di speranza per i bambini e i ragazzi che ogni giorno affrontano questa condizione.
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