Riacquistata la libertà dopo un pluriennale periodo di detenzione per omicidio, il pregiudicato mugnanese Angelo Bianco, fra il 1860 e il 1861, approfittando di «quel vuoto di forze repressive [che si registrò] proprio mentre più acuti divenivano l’anarchia e il disordine conseguenti al crollo del vecchio regime» (F. Molfese), raccolse intorno a sé una piccola ma agguerrita banda, a capo della quale, facendosi chiamare Caporal Angiolillo ed agitando una ben sospetta fede filo-borbonica, riprese una intensa attività delinquenziale, fatta soprattutto di furti, di estorsioni, di sequestri di persona, di efferati omicidi e compiendo violente incursioni in diversi centri del Baianese.
La più eclatante di essa fu quelle che avvenne a Quadrelle il 18 agosto 1861, a seguito della quale l’allora sindaco, Rosario Brescia, inviò immediatamente al Prefetto di Avellino la seguente nota:
Signore
Verso le cinque anti meridiane un orda di Brigandi ha invaso questo Comune, dopo averlo incordonato e gittato il bando in nome del loro Superiore chiamato caporal Angiolillo di presentar ogniuno i rispettivi fucili, si sono immessi nel Corpo Nazionale distruggendo l’effigie del nostro Sovrano e portandosi via la Bandiera. Dopo si sono diretti nella Casa del signor Don Andrea Mattis, che si hanno secoloro trasportato per i monti unitamente alla sua Domestica. Pel paese gridavano viva Francesco Secondo.
Dell’avvenuto mi credo nel dovere di passarlo nella dilei conoscenza per espresso cui autorizzava il giusto pedatico, prevendoli di averne subito passato conoscenza al Capitano Comandante la forza dei Bersaglieri in Mugnano.
Per lo stress e le violenze subite, lo stesso giorno del sequestro, Andrea Mattis (nato a Quadrelle nel 1806), medico, letterato e patriota, perseguitato – per le sue idee liberali – dal governo borbonico, morì di stenti nel bosco del Cupone.
In risposta al violento attacco della banda di Angelo Bianco, nei giorni seguenti il capitano del reparto di Bersaglieri di stanza a Mugnano del Cardinale ventilò la fucilazione di vari cittadini di Quadrelle considerati filo-borbonici e conniventi dei briganti ma il persuasivo intervento della signora Maria Gaetana Lucente Mazzarelli, coniugata Pagano, appartenente alla più importante famiglia del paese, riuscì a ridurre l’ufficiale a più miti consigli, scongiurando così un tragico e controproducente bagno di sangue.
In ricordo della cruenta morte di Andrea Mattis, nel 1928 il podestà Vincenzo Pagano fece collocare sulla facciata di palazzo Mattis una lapide commemorativa per ricordare ai posteri la statura culturale, politica e morale dell’illustre quadrellese, non senza un oscuro e sibillino accenno alle circostanze della sua morte «presso il bosco Cupone / tra voluti briganti».
Bibliografia
V. Pagano – G. Pagano, Centenario della morte di Andrea Mattis, Avellino, 1961.
F. Molfese, Storia del brigantaggio dopo l’Unità, Milano, 1974.
F. Napolitano, Andrea Mattis: vita di un patriota e poeta, San Giuseppe Vesuviano, 2011.
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