L’addio di Enzo Pecorelli al caro collega: “A Dio, Gianni Vasino. Grande. In tutto…”

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Ho trascorso una settimana tormentata. Indeciso. Se esprimere i miei meglio ricordi, o no. Ma poi mi è sembrato più onesto il raccontare. Se non altro per rendere onore.  “La piango Caro Gianni”

Inizi anni 90. Milano. E dove sennò! Volevo fare il ” mestieraccio “. Corso di giornalismo. Gianni Vasino uno dei docenti. Con il tempo, per me, il docente. La sua branca di competenza era la comunicazione sportiva. Ed io, da grande, mi volevo vedere a raccontare gesta, direttamente dai campi di calcio. Mi attaccai a lui. Mi aiutò tanto. Mi prese in simpatia. Ma ci demmo sempre del ” lei”. Allora si usava così. Mi schiuse le porte del santuario televisivo. La RAI.  Frequentai gli studi di Corso Sempione. Non ho dimenticato un attimo, di allora. Ho visto snodarsi l’articolazione di 90 minuto. Il suo intervento, per Milan, Inter o Atalanta nasceva, per prima, con il testo scritto. Dire tutto in poco. Se osservi questo, sei pronto, poi, per ogni cosa. I tuoi datori di lavoro sono milioni di anime che aspettano. Implacabili.
Paolo Valenti, da Roma, che indicava la scaletta dei collegamenti. La preparazione nell’attesa. Dietro le telecamere. Le partite in bassa frequenza. Poi la sala montaggio. Porte che si aprivano e portavano in dote Bruno Pizzul, sempre serafico. O Aldo Agroppi, che si preparava per la Domenica Sportiva.

Accidenti! Se ne sono andati tutti. E tutti recentemente. Un pezzo per volta. Della storia televisiva. E dei miei, chissà quanto modesti, ricordi. Le ultime volte ci siamo visti, negli studi Rai 3,quando mi invitava per il programma ” A tutta B”. Appuntamento arricchito da un pezzo pregiatissimo: Mario Corso. Preparatissimo e calmo. Anche lui scomparso pochi anni fa.

Ed io facevo domande agli ospiti, sempre privilegiando il mio Avellino. Da poco retrocesso. Vasino, volutamente a sfavore di telecamera, leggermente mi sorrideva. Conoscendo il mio punto debole. Ed io, per conoscere il suo, ho impiegato mesi. Amava la SPAL. Originario ferrarese. Allora un giornalista sportivo, importante, non poteva esporsi. Oggi, invece, pare si faccia a gara nel dichiararsi. A priori. Me lo confidò una domenica mattina. Eravamo un gruppetto. Invitati in un grande albergo milanese. In centro. Ci appartammo su due poltrone. Mi confidò che a casa sua c’era sempre la TV accesa. Dal mattino. Compagnia e stare sul pezzo. Sempre.
Con sé, immancabile, portava la mazzetta dei giornali. Ogni copia doveva essere intonsa. Se qualcuno sfogliava, ne comprava un’altra. Aperitivo e parole. Le sue. Volevo e dovevo ascoltare. Quanta storia, quanti fatti, quanti nodi sciolti in quelle conversazioni. E quante parole, spesso, racchiuse  in una frase sola.
Cosa non ho imparato. Mi teneva, forse, spero, in considerazione. Io lo adoravo.
Quanta ricchezza professionale ho rubato da quest’uomo. Ma non la maturità. Mi sono lasciato, nel corso del tempo, distrarre. Da molte cose. Privilegiando i piaceri. Però una volta, misi in piedi, in  cantiere, un progetto. E non si poteva prescindere dalla sua presenza. E lui c’era. Mi diede l’ok. Addirittura mi ringraziò.
Ecco, se c’è una cosa che ho rincorso nella vita, è stato il suo garbo. Poi, proprio perché avversavo i sacrifici, complice una giovinezza sempre più breve, svoltai verso un’amara cialtronaggine. Ma non l’ho mai dimenticato.
Ho preteso, talvolta di ispirarmi a lui. Forse vanamente. Ma qualcosa mi è rimasto. Mi ha fatto sentire capace di appartenere agli estensori di qualche rigo. Aiutava i giovani.
Lo posso dire. Mi resta in mente, echeggiando, la sua dichiarazione, che più mi fa piacere ricordare: “ogni cosa che faccio, nella professione, ci metto il cuore. E la passione. Qualsiasi cosa. Ho con me entusiasmo.
È da all’ora che, e me ne rendo conto, non l’ho più dimenticata, caro il mio, per sempre, Gianni Vasino.

(Enzo Pecorelli)