“La nobile arte di misurarsi la palla” e considerazioni satiriche-antropologiche su alcuni “emergenti” candidati-comparsa.

Il grande Gigi Proietti nella famoso scena del "soppesamento" dello scroto per vedere l'ora
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Amleto De Silva, con La nobile arte di misurarsi la palla, ci regala una commedia ironica sull’arte tutta italiana di prendersi sul serio senza valere una cippa.
Enea, il protagonista, è un  aspirante scrittore che si iscrive a una Scuola di Scrittura convinto che basti pagare per diventare qualcuno. Ma si ritrova circondato da insegnanti vanesi, colleghi improbabili e un sistema che premia l’apparenza più della sostanza.

Una lettura che diverte, sì, ma che fa anche riflettere. Perché quella “nobile arte di misurarsi la palla” – cioè il buonsenso e la capacità di valutarsi e comportarsi con serietà e  onestà – è merce rara non solo tra gli aspiranti scrittori, ma – parrebbe – anche tra certi “candidati avventizi” alle elezioni di turno.

Questa, almeno, è la sensazione espressa da alcuni dei nostri lettori, ed è il clima, per certi versi surreale e per altri deludente, che si respira in questi giorni.  Infatti, l’impressione dominante è che si stia riproponendo, anche questa volta, il ciclico e antropologico fenomeno  dei candidati usa-e-getta e incapaci di “misurarsi la palla”.

Ci auguriamo, naturalmente, che non sia il caso, e che i pessimisti si sbaglino.

Tuttavia, secondo i più disillusi, proprio come nella commedia di De Silva, anche nella politica locale si assisterebbe a una sfilata di personaggi che sembrano usciti da un casting sbagliato.
Accanto a figure rispettabili e competenti (ovvero, la maggior parte dei candidati), spunterebbe qualche nome noto più per le vertenze con i suoi committenti che per la serietà dei comportamenti.
Individui che avrebbero collezionato più figuracce che risultati, e che si presenterebbero con titoli “acquisiti” chissà dove, con curricula mendaci e gonfi come palloni da calcio di serie A, seppur di categorie inferiori, ora si sarebbero presentati sorridenti sui manifesti, sui Social o su qualche giornale locale, pronti a “mettersi al servizio dei cittadini”, quando non sarebbero in grado neppure di mantenere la parola data né di fare un cerchio col bicchiere o di tracciare una linea dritta (con la matita o con i mattoni o con qualunque altro oggetto, non importa: proprio non ci riuscirebbero).

Chi ha avuto la ventura di conoscere di persona qualcuno di questi individui, ci ha riferito che vorrebbe chiedergli: “Ma perché non fate le persone serie? Perché prima di illudervi di essere grandi uomini non fate onore agli impegni assunti? Altrimenti che credibilità potrete mai avere? Non capite che chi vuole consensi e serietà dagli altri deve innanzitutto essere serio egli stesso?

Il problema non è secondario, poiché questi presunti candidati-comparsa getterebbero un’ombra anche sulla coalizione che li ospita e che, in loro assenza, qualcuno sarebbe stato perfino tentato di votare.

Perché se è vero che ogni squadra ha bisogno di gregari (magari da gratificare, poi, con un pezzettino della torta e con la sistemazione di qualche “caso personale”), è altrettanto vero che certi personaggi da operetta allontanano gli elettori più di mille slogan sbagliati. Poiché l’elettore attento, estende per analogia le colpe e le caratteristiche dei candidati a tutta la colazione.

La sensazione prevalente è che, in qualche caso, la selezione sia avvenuta non per merito ma per semplice mancanza di alternative, sfruttando la megalomania di poveri illusi.
Insomma, una manovra per “tappare dei buchi”, con chi – anche in altri ambiti – neppure questo riuscirebbe a fare.
Il risultato finale, come si diceva, è la disaffezione all’attuale politica da cui consegue il concreto rischio dell’aumento dell’astensionismo o quello di sprecare il proprio voto disperdendolo inutilmente.

Ma una soluzione c’è: è sufficiente scegliere politici veri, strutturati, che perseguono un’ideale politico effettivo.