L’occasione è di chi guarda: Don Giussani, la psicologia e l’arte di cogliere il possibile

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Una mattina qualunque. Apri un giornale, distrattamente. Ti viene chiesto di contare le immagini. Sei concentrato, scrupoloso, eppure ti sfugge qualcosa: un messaggio scritto a LETTERE GRANDI che promette 250 euro a chi lo nota. Non lo vedi. Perché?

Non perché sei distratto, ma perché sei partito con un’ipotesi sbagliata. Un’ipotesi che ti ha fatto cercare solo quello che ti aspettavi di trovare.

Questa semplice osservazione è il cuore di una riflessione di Don Luigi Giussani, teologo ed educatore, che amava dire:

“Se uno parte da un’ipotesi negativa, anche se qualcosa c’è non trova; se uno parte da un’ipotesi positiva, se qualcosa c’è può trovare, se non c’è non trova.”

Una frase che potrebbe sembrare puramente filosofica — o addirittura ingenua — e invece ha riscontri sorprendenti nella psicologia contemporanea.

Il caso più noto è forse quello dello psicologo britannico Richard Wiseman, autore del libro The Luck Factor. Wiseman cercava di capire cosa rendesse alcune persone “fortunate” e altre no. Tra i suoi esperimenti più celebri, c’è quello in cui consegnava un giornale a diversi partecipanti chiedendo loro di contare il numero di fotografie contenute. Ma, all’interno del giornale, c’era anche un messaggio ben visibile:

“Di’ allo sperimentatore che hai letto questo messaggio e vinci 250 sterline.”

I partecipanti con un atteggiamento più aperto e rilassato — i “fortunati” — lo notavano. Quelli più rigidi, ansiosi o intenti a non sbagliare, non lo vedevano affatto. Il messaggio era lì. Ma non per tutti.

Wiseman concluse che la fortuna non è solo un caso, ma anche un modo di guardare il mondo. Le persone “fortunate” sono quelle che si aspettano che possano accadere cose positive e, per questo, sono più aperte agli stimoli, più capaci di cogliere le opportunità, più disponibili a esplorare. È l’atteggiamento, non l’oroscopo, a fare la differenza.

Non è un caso, allora, se l’ipotesi positiva invocata da Giussani non è solo una disposizione interiore, ma una vera e propria strategia di vita.

Chi parte convinto che “non succederà nulla di buono” tende a non vedere ciò che di buono c’è davvero. Chi, invece, sospetta che qualcosa possa accadere, che un senso possa emergere anche nel caos, è già in una posizione diversa. Non garantisce il successo — non è una bacchetta magica — ma crea le condizioni perché qualcosa possa accadere.

Questa idea si applica a tutto: nella ricerca di lavoro, nelle relazioni, nella quotidianità. Quante occasioni perdiamo solo perché non crediamo che valga la pena cercarle? Quante persone interessanti ignoriamo perché ci chiudiamo in un pregiudizio?

E allora forse il punto non è diventare ottimisti a tutti i costi, ma scegliere ogni giorno di partire da un’ipotesi positiva. Non ingenua, ma aperta. Non cieca, ma fiduciosa.

Il primo sguardo non è quello degli occhi, ma quello dell’anima. E quello, sì, può fare tutta la differenza.

(Antonio De Rosa)


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