Le scosse sismiche nel Mediterraneo, nei Campi Flegrei e in Irpinia: la necessità di informare senza creare inutili allarmismi.

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L’informazione, al contrario di quanto talora capita, dovrebbe sempre essere trasmessa con responsabilità, evitando allarmismi strumentali finalizzati soltanto ad aumentare clic o condivisioni o punteggi di share.
Come insegna il proverbiale “Mentis aequilibrio lux veritatis” – l’equilibrio della mente è la luce della verità.

Fonte: ONGV – (modificata dalla nostra redazione)

Osservando l’immagine allegata, si nota come in Campania siano registrati numerosi eventi sismici, molti dei quali si attestano attorno alla magnitudo 2.
Questi piccoli movimenti, sebbene rilevabili strumentalmente, sono di intensità trascurabile e non rappresentano un pericolo imminente per la popolazione, bensì il normale “rumore” di una crosta terrestre in costante movimento.
Perciò non è per niente serio né utile  allarmare la popolazione, per esempio, con i “terremoti” avvenuti negli ultimi giorni in Irpinia (quelli che abbiamo sottolineato in verde nell’immagine sotto).

Nel contesto nazionale, le recenti scosse in Calabria, Sicilia, Campania e, in particolare, in Irpinia, possono essere interpretate come manifestazioni di un’attività sismica diffusa e tipica delle regioni meridionali italiane.
In Calabria, i micro-eventi sismici sono il risultato dell’adattamento naturale della crosta ad un continuo rilascio di tensioni accumulate lungo le faglie attive; un quadro analogo si riscontra in Sicilia, dove la complessità tettonica genera frequenti ma lievi scosse.

In Campania e, in modo particolare, in Irpinia – zona con una lunga storia sismica – le registrazioni mostrano eventi di bassa intensità, spesso intorno ai 2 gradi, che pur suscitando attenzione per il loro numero, rientrano nella normale dinamica geofisica e non indicano l’avvio di una nuova crisi di rilevanza catastrofica.

Parallelamente, l’analisi di eventi internazionali, come l’ultimo terremoto significativo in Turchia (Anatolia orientale) del 16 ottobre 2024, con magnitudo 6,1, e la sequenza sismica iniziata a Santorini il 27 gennaio 2025 – che ha prodotto oltre 20.000 eventi, pur raggiungendo picchi fino a 5,3 – evidenzia come fenomeni sismici possano avere impatti molto diversi a seconda del contesto geologico e delle condizioni locali, nel senso che non è escluso che eventi di grossa intensità possano, nelle settimane e nei mesi successivi avere ripercussione nelle aree limitrofe, come attivazioni di faglie sotto tensione.

Questi casi internazionali, sebbene degni di studio, non devono essere usati in modo sensazionalistico per creare un clima di allarme, ma piuttosto per approfondire la comprensione dei processi naturali alla base dei terremoti.

In definitiva, la sfida è saper informare con rigore e chiarezza, mettendo in luce che la presenza di tremori, soprattutto quelli di bassa intensità, non equivale necessariamente a un imminente pericolo.

Solo una visione equilibrata e informata può far emergere la luce della verità, evitando che il sensazionalismo oscuri la realtà dei fatti, pur rappresentando i rischi effettivi, che la popolazione ha il diritto costituzionale e morale di conoscere.

Stesso discorso vale per la complessa situazione dei Campi Flegrei.
Premesso che nessuno sa (e chi dice il contrario mente, sapendo di mentire) cosa sta succedendo davvero sotto la caldera dell’area flegrea, occorre dire che i principali pericoli attuali sono di tipo sismico (terremoti fino a 5 Richter, che vorrebbe dire con energia liberata circa 20 volte maggiore a quello di 4,4 Richter) ed emissioni di gas. Mentre la possibilità di eruzione magmatica o, più probabilmente, freato-magmatica al momento non appare molto probabile.

Il Magma infatti, pare essersi fermato tra i 5 e 6 Km di profondità, mentre a 2 o 3 Km ci sarebbero solo i liquidi ei gas idrotermali, per cui la risalita dei magmi appare – allo stato attuale dei fatti – piuttosto improbabile.
Tuttavia, occorre mantenere un monitoraggio costante poiché non è impossibile che il magma possa risalire in superficie – in particolari condizioni – solo in poche ore: questo non è l’evento più probabile ma nessuno può escluderlo del tutto.

L’area è tra le più monitorata del mondo, con strumentazione d’avanguardia e tecnici con elevate competenze, tra cui però esistono diverse posizioni, più o meno interventiste.

Si  legga QUI per gli approfondimenti.

 

Pozzuoli – Crisi bradisismica degli anni ’70