Le candidature alle Regionali 2025 di Gianluca Festa e Laura Nargi, ex sindaci di Avellino, hanno acceso un vivace dibattito politico in Irpinia, scuotendo gli equilibri interni al centrodestra e provocando reazioni contrastanti tra gli esponenti locali. Entrambi i nomi, noti per il loro passato amministrativo nel capoluogo, sono stati ufficialmente associati a formazioni di centrodestra: Festa con una lista civica vicina agli ambienti moderati, Nargi con Forza Italia. La loro discesa in campo rappresenta una svolta significativa, non solo per il peso elettorale che potrebbero esercitare, ma anche per le implicazioni strategiche che ne derivano.
Le reazioni non si sono fatte attendere. Tra le più critiche spicca quella di Francesco Pionati, giornalista ed ex parlamentare, che ha definito le candidature come un’“operazione di basso profilo”.
Secondo Pionati, il centrodestra avrebbe rinunciato a costruire un progetto politico credibile, preferendo puntare su figure già note per raccattare voti piuttosto che proporre un rinnovamento autentico. “Serve un progetto alto che parta dalle eccellenze del territorio e punti a un reale rinnovamento”, ha dichiarato, sottolineando come l’Irpinia non possa più permettersi di piangersi addosso ma debba tornare a interpretare le esigenze della società civile.
Il malcontento espresso da Pionati riflette una tensione più ampia all’interno del centrodestra irpino, dove le candidature di Festa e Nargi sono percepite da alcuni come una mossa tattica che rischia di disorientare l’elettorato. Entrambi provengono da esperienze amministrative legate al centrosinistra, e il loro spostamento verso l’area moderata di destra viene letto da molti come un segnale di debolezza strategica, più che di apertura politica. “Il centrodestra che imbarca Nargi e Festa sbaglia. È il segno dell’incapacità di guardare in prospettiva”, ha ribadito Pionati, aggiungendo che si tratta di una scelta giocata sulla pelle della città.
Laura Nargi, in particolare, ha cercato di smarcarsi da queste critiche, presentando la sua candidatura come un “impegno civico” per Avellino e l’Irpinia. Ha sottolineato la volontà di dare voce ai problemi del territorio, forte della sua esperienza amministrativa e della conoscenza diretta delle dinamiche locali. Il suo appello elettorale è fortemente identitario, volto a riaffermare il ruolo di Avellino come guida dell’Irpinia. Tuttavia, la sua vicinanza a Forza Italia e il sostegno ricevuto da ambienti tradizionalmente moderati non bastano a dissipare i dubbi sulla coerenza politica della sua candidatura.
Gianluca Festa, dal canto suo, mantiene un profilo più defilato, ma la sua presenza nelle liste civiche di centrodestra è considerata da molti come una mossa elettorale mirata a capitalizzare il consenso personale accumulato durante il suo mandato da sindaco. Anche in questo caso, la scelta di candidarsi con formazioni di destra ha sollevato interrogativi sulla direzione politica del centrodestra irpino, che sembra più interessato a raccogliere consensi immediati che a costruire una visione di lungo periodo.
In questo scenario, le candidature di Festa e Nargi rischiano di avere un effetto collaterale importante: mettere in difficoltà gli altri candidati del centrodestra, soprattutto quelli inseriti nelle liste minori. La loro notorietà e il radicamento territoriale potrebbero infatti catalizzare gran parte del voto moderato, riducendo drasticamente le possibilità di elezione per chi non dispone di una base elettorale solida o di una visibilità comparabile. In particolare, i candidati locali che speravano di ottenere un seggio puntando su un consenso di prossimità rischiano di essere schiacciati dalla presenza ingombrante dei due ex sindaci.
La competizione interna al centrodestra si fa dunque più aspra, con il rischio che la frammentazione e le tensioni tra le diverse anime della coalizione compromettano il risultato complessivo. Se da un lato Festa e Nargi possono rappresentare una risorsa in termini di voti, dall’altro la loro candidatura potrebbe rivelarsi un boomerang, escludendo dalla rappresentanza proprio quei volti nuovi che avrebbero potuto contribuire al rinnovamento politico del territorio.
In definitiva, la scelta di candidare due figure così fortemente identificate con il passato amministrativo di Avellino apre una stagione elettorale densa di interrogativi, dove il centrodestra dovrà dimostrare di saper coniugare consenso e visione, evitando di sacrificare la pluralità interna sull’altare della visibilità. La partita è aperta, ma le prime mosse hanno già lasciato il segno.