La Sindrome dell’Edificio Malato: quando il “chiuso” ci provoca malessere

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Hai mai provato mal di testa, affaticamento, bruciore agli occhi o irritazioni cutanee solo mentre sei in ufficio o a scuola, e poi misteriosamente questi sintomi scompaiono una volta uscito? Potresti aver sperimentato la Sindrome dell’Edificio Malato, un fenomeno ancora poco conosciuto ma sorprendentemente diffuso.

Conosciuta a livello internazionale come Sick Building Syndrome (SBS), è una condizione riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sin dagli anni ’80. Si manifesta quando gli occupanti di un edificio lamentano una serie di sintomi fisici e psicologici che sembrano collegati all’ambiente indoor, ma che non possono essere attribuiti a una causa clinicamente identificabile o a una malattia specifica. Tra i sintomi più comuni:

  • Irritazioni a occhi, naso e gola
  • Mal di testa e vertigini
  • Affaticamento cronico
  • Difficoltà di concentrazione
  • Nausea o ipersensibilità agli odori
  • Problemi cutanei (secchezza, prurito, irritazioni)

La Sindrome dell’Edificio Malato non ha un’unica causa definita: si tratta piuttosto di un insieme complesso di fattori ambientali, strutturali e organizzativi che interagiscono tra loro. Tra gli elementi più comuni troviamo la scarsa ventilazione: molti edifici moderni, progettati per essere ermetici e ridurre al minimo la dispersione energetica, limitano il ricambio d’aria, favorendo così l’accumulo di agenti inquinanti nell’ambiente interno.

Gioca un ruolo cruciale anche l’inquinamento indoor; vernici, mobili, stampanti, moquette e persino alcuni detergenti rilasciano nell’aria sostanze chimiche volatili che, nel tempo, possono avere effetti negativi sulla salute. A questi si aggiunge spesso la presenza di umidità e muffe, che creano le condizioni ideali per la proliferazione di batteri e funghi invisibili ma dannosi. Non vanno sottovalutati nemmeno gli stimoli sensoriali come luce artificiale intensa, rumori continui o una temperatura poco regolata: elementi che, pur sembrando secondari, possono contribuire in modo significativo a un senso di malessere generale.

Oltre agli aspetti fisici, anche i fattori psicologici e sociali incidono profondamente. Lo stress cronico, la frustrazione lavorativa o la percezione di un ambiente ostile possono amplificare – o addirittura generare – i sintomi della sindrome. In molti casi, infatti, la SBS si intreccia con dinamiche psicosociali complesse, rendendo difficile una diagnosi chiara e univoca.

Sebbene colpisca più frequentemente uffici, scuole e ambienti lavorativi, la Sindrome dell’Edificio Malato può manifestarsi anche in abitazioni private, ovunque cioè si trascorra molto tempo in spazi chiusi e poco salubri.

La buona notizia è che la Sindrome dell’Edificio Malato è reversibile. Alcuni accorgimenti possono fare la differenza:

  • Migliorare la ventilazione, anche con sistemi meccanici o piante d’appartamento
  • Utilizzare materiali atossici e arredi eco-compatibili
  • Mantenere un buon livello di pulizia con prodotti non irritanti
  • Monitorare la qualità dell’aria indoor

Ma soprattutto, serve una cultura della salute ambientale, in cui la progettazione architettonica si sposi con il benessere psicofisico di chi vive quegli spazi ogni giorno. La Sindrome dell’Edificio Malato ci ricorda che il nostro ambiente ha un impatto diretto sulla salute. In un’epoca in cui trascorriamo oltre il 90% del tempo in ambienti chiusi, imparare a riconoscere i segnali del corpo e prendersi cura degli spazi in cui viviamo è un atto di responsabilità – verso noi stessi e gli altri. Perché non è solo questione di mattoni: anche un edificio, a volte, può ammalarsi. E far ammalare chi lo abita.