Santo Bellusci e il commercio del ghiaccio nella Mugnano del secondo Ottocento

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Lo storico locale Pasquale Colucci (autore dell’articolo)

 

Santo Bellusci e rocca Erminia.

Fra il 1860 e il 1880, per merito dell’imprenditore napoletano Santo Bellusci, Mugnano del Cardinale divenne, nell’area campana, quasi una sorta di “capitale” del commercio del ghiaccio, ottenuto, all’epoca, conservando la neve (durante l’inverno) in apposite costruzioni di forma circolare o, anche, in semplici fosse, entrambe chiamate «neviere».

Dopo il crollo del Regno delle Due Sicilie, capitalizzando la notevole esperienza acquisita negli anni precedenti, Santo Bellusci si lanciò, infatti, nell’impresa della produzione e del commercio del ghiaccio, fissando la sua principale base logistica, amministrativa e operativa a Mugnano del Cardinale, cioè ai piedi del massiccio montuoso del Partenio, sul quale veniva raccolta e conservata gran parte della materia prima, che poi, trasformata in ghiaccio, affluiva a Napoli durante l’estate.

Si sviluppò, così, una fiorente attività imprenditoriale che costituì un’importante fonte di reddito per le popolazioni dei comuni pedemontani del Partenio e di Mugnano del Cardinale in particolare, alleviandone la secolare precarietà economica ed esistenziale anche per il non secondario contributo fornito dal cosiddetto “indotto”, incentivato dal commercio del ghiaccio. Grazie alla notevole fortuna accumulata in pochi anni, infatti, Santo Bellusci acquistò una cospicua serie di fondi e fabbricati agricoli a Monteforte Irpino e Mercogliano e ben cinque fabbricati a Mugnano (tutti nel rione Archi) che poi fece adeguatamente ristrutturare. Quasi come concreto simbolo del suo successo, il Bellusci fece, inoltre, costruire una elegante villa sulla collina che sovrasta a nord Mugnano, ben visibile da tutti i paesi circostanti e caratterizzata da due torri cilindriche ai lati, poi denominata «rocca Erminia» in ricordo di una sua giovane figlia, deceduta proprio a Mugnano del Cardinale, a soli sedici anni, nel 1876.

Il successo dell’attività era, naturalmente, legato alla quantità di neve che in inverno normalmente cadeva sul massiccio montuoso del Partenio e sulle aree circostanti; fenomeno che, però, pur ripetendosi con una certa costanza, talvolta ritardava sui tempi previsti, creando non pochi problemi al Bellusci, che, anticipatamente si impegnava per la fornitura ai suoi acquirenti di una certa quantità di prodotto e, in quei casi, a don Santino non rimaneva altro da fare se non rivolgersi (come attesta un ben noto quadretto ex-voto) alle due compatrone di Mugnano – la Madonna delle Grazie e S. Filomena – perché facessero cadere l’agognata neve.

Ma, come la neve che l’aveva creata così, negli ultimi due decenni dell’Ottocento, la fortuna del Bellusci lentamente si sciolse.

Per una serie di controversie intentate dal Comune di Napoli e per la sempre più ingombrante e perfezionata produzione di ghiaccio artificiale, dagli anni ’80 dell’Ottocento iniziò, infatti, per le attività di Santo Bellusci un periodo di progressiva crisi, tanto che nel 1885, a causa di una pesante situazione debitoria verso il Comune di Napoli, tutti i suoi beni furono sottoposti ad ipoteca.

Nello stesso anno, entrato come azionista nella società Ghiacciaie e Neviere Napoletane, Santo Bellusci ne assunse anche il ruolo di direttore della produzione e vendita del prodotto naturale, ma ciò non valse a sbrogliare i suoi problemi finanziari, che si risolsero solo molti anni dopo la sua morte, avvenuta a Napoli il 29 luglio 1891, con il completo esproprio di tutti i beni della famiglia (tranne «rocca Erminia»).

 

Bibliografia

F. Barra (a cura di), Manifatture e sviluppo economico nel Mezzogiorno dal Rinascimento all’Unità, Avellino, Edizioni del Centro Dorso, 2000;
B. Napolitano, L’Esagono, Sirignano, Web Video Engineering, 2002;
A. Guerriero, Le vie della neve nel Regno di Napoli, Pozzuoli, Editrice Ferraro, 2008.