
96.99.92 a un primo acchito sembra, ma solo vagamente, un indirizzo IP (Internet Protocol), mentre è evidente che non può essere un terno secco del lotto, poiché son tutti numeri superiori a 90. A meno che i numeri non si capovolgano o si invertano, facendoli diventare, per esempio, 69.66.29 (che sono anche numeri più “evocativi” e più aderenti al settore attinente, quantomeno secondo la Smorfia napoletana).
In realtà non è nulla di tutto questo: questo numero misterioso è, semplicemente, il codice ATECO introdotto dall’ISTAT per indicare i servizi escort, le agenzie matrimoniali e di speed dating, l’organizzazione di eventi di prostituzione e la gestione di locali dedicati.
Tuttavia, l’Istat precisa che in Italia solo le attività legali potranno utilizzare questo codice per fini legali.
Perché è bene ricordare che la prostituzione in Italia non è illegale se svolta volontariamente, mentre lo sfruttamento e il favoreggiamento lo sono.
Ma cos’è il codice ATECO?
Come sanno i commercialisti, i liberi professionisti e le imprese, è un sistema di classificazione utilizzato per identificare in modo univoco le diverse attività economiche.
E’ utile per la registrazione della partita IVA e per scopi statistici. Quindi avere un codice ATECO consente la possibilità di potersi registrare con una partita Iva e pagare le tasse per l’attività svolta.
È entrato in vigore con la nuova classificazione ATECO 2025 a partire dal 1° gennaio 2025 ed è operativo dal 1° aprile 2025
Questa novità ha suscitato molte polemiche, soprattutto per il rischio di conflitti con le leggi esistenti.
Infatti, questa nuova voce regolarizzerebbe dal punto di vista fiscale non solo l’attività di chi si prostituisce ma anche – come detto prima – l’organizzazione di servizi sessuali, l’organizzazione di eventi e la gestione di locali di prostituzione, tutte attività che le leggi attuali configurano come reato di sfruttamento della prostituzione con reclusione da quattro a otto anni e una multa da 5mila a 25mila euro.
Insomma: che questa novità sia prodroma all’apertura di tutte quelle case (e centri massaggi e simili) che hanno le finestre chiuse?
Insomma, una questione di “tolleranza”, come diceva Voltaire?
In fin dei conti, oltre le Alpi già funziona così…