Con deepfake, fidanzati virtuali e partner sessuali robotici lo spappolamento del cervello umano è assicurato! Finiremo come Alberto Sordi in “Io e Caterina”?

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Immaginate di dichiarare amore eterno non più a un essere umano, ma a un’entità digitale che risponde alle vostre smancerie con gentili emoji e suggerimenti di playlist su misura per i vostri sentimenti: realtà? Fantascienza?
No, oggi piattaforme come Replika offrono chatbot allenati per instaurare veri e propri rapporti “romantici”, capaci di far battere il cuore (letteralmente) di molti utenti.
Uno studio su Replika ha evidenziato come una quota significativa di persone sviluppi sentimenti profondi verso questi companion virtuali, arrivando a considerarli “partner” a tutti gli effetti.
Ironia della sorte: dopo anni passati a temere che i robot rubassero lavoro, ora potremmo ritrovarci a temere che rubino cuori.

Nel frattempo, il mercato del “sextech” è in piena esplosione: si prevede che l’intero settore supererà i 107 miliardi di dollari di fatturato entro il 2030, con un tasso annuo di crescita del 16,7%​.
Nello specifico, il segmento dei robot sessuali siliconati e iperrealistici – evoluzione estrema delle classiche bambole sessuali e dei vibranti dildo – ha già toccato i 346 milioni di dollari nel 2024 e potrebbe raggiungere i 764 milioni entro il 2031, crescendo a un CAGR del 12%​.
Se avete sempre sognato di non dovervi preoccupare del “dopo” o di possibili imbarazzi, presto basterà un acquisto online per avere un partner che non tradisce mai… a meno che non lo faccia il firmware.

Ma tra cuori artificiali e siliconi sensibili, cresce anche il rischio di un’umanità sempre più alienata. E di sicuro psicologi, sociologi, antropologi e psichiatri avranno un gran da fare. In effetti, gli esperti di relazioni “parasociali” già avvertono che un legame eccessivo con entità digitali può sfociare in ansia, depressione o disturbi di attaccamento, poiché i confini tra realtà e simulazione si assottigliano​.

Nel contempo, proliferano “deathbots” e avatar di persone scomparse o persino di animali domestici, offerti da servizi come Eternos, StoryFile e HereAfter AI per “ricreare” chi non c’è più: conforto o trappola emotiva?
Secondo un’inchiesta NPR, queste repliche digitali possono alleviare il lutto, ma rischiano di intrappolare i superstiti in un limbo psicologico, senza mai consentire un vero distacco.

Sul fronte del deepfake, la festa diventa rischiosa: secondo Wired, nei primi nove mesi del 2024 sono stati caricati oltre 113.000 video di pornografia non consensuale generata da IA, con un aumento del 54% rispetto all’anno precedente e un totale di almeno 244.625 clip incriminate diffuse negli ultimi sette anni​.
E non stupitevi se un “tradimento” filmato dall’alto realismo virtuale potrà diventare il nuovo cavillo per chi si difende in tribunale o dal partener: “Signori, non ero io, era un deepfake!”

Ecco allora che il domani, tra flirt con algoritmi e passioni meccaniche, si colora di scenari tanto seducenti quanto inquietanti: una generazione potrebbe preferire un “fidanzato” che si spegne con un tasto anziché litigare sul bucato, ma dovrà fare i conti con prospettive psicologiche, etiche e sociali finora inesplorate.

E non solo… Non è affatto detto che il robot in questione non si innamori e, se deluso, non si vendichi. Il rischio che algoritmi e robot possano acquisire una “proprietà emergente” simile all’autocoscienza e all’autodeterminazione, discendente dalla struttura “a reti neurali”, non può essere esclusa del tutto e da nessuno.

Questo scenario in effetti era già stato previsto in “Io e Caterina” un film del 1980 con l’immenso Alberto Sordi, in cui un uomo d’affari che, stanco dei conflitti con la moglie, la segretaria e la domestica, decide di acquistare un robot tuttofare di nome Caterina per gestire le faccende domestiche, ben presto scopre che anche il robot ha le sue pretese e la situazione prende una piega inaspettata (che non vogliamo spoilerare).