
A Roma, tra le geometrie ordinate dell’Eur e le ombre meno razionali delle relazioni domestiche, si è consumata una vicenda che sfida ogni stereotipo. È la storia, sorprendente e drammatica, di un marito italiano di 50 anni che per due anni avrebbe subito violenze da parte della moglie, una cittadina indiana di 44.
Sabato scorso l’epilogo — o forse solo una pausa — con l’intervento della polizia, allertata dai vicini, stanchi ormai di ascoltare urla e rumori.
Quando gli agenti dei commissariati Esposizione e Tor Carbone sono arrivati sul posto, l’appartamento si è presentato come un catalogo da ferramenta: cacciaviti, martelli, pinze, coltelli, disseminati per la casa come strumenti di una guerra privata. E proprio con quegli oggetti, secondo quanto riferito, la donna avrebbe minacciato il marito nel cuore della notte, in un’escalation culminata nell’ennesima aggressione fisica. L’uomo, finalmente, ha trovato il coraggio di parlare. Forse perché i bambini dormivano. O forse perché non ce la faceva più.
Nella sua denuncia ha raccontato di botte, minacce, umiliazioni. Di mozziconi di sigaretta spenti sul corpo e di un controllo pressante, costante, culminato con il sequestro del telefono. «È cambiata dopo aver letto un messaggio di auguri per una collega», ha spiegato l’uomo.
Da quel giorno, tre anni fa, la donna avrebbe maturato una gelosia ossessiva, trasformando la vita familiare in un campo minato. L’uomo, per amore dei figli piccoli, ha taciuto a lungo, finché l’ennesima notte agitata ha portato i vicini – veri protagonisti silenziosi di questa storia – a chiamare le forze dell’ordine.
Secondo quanto riferito, le violenze non si sono mai arrestate, nemmeno davanti ai bambini. La donna, oggi in carcere, è accusata di maltrattamenti in famiglia. Lui, invece, resta con i segni. Alcuni sulla pelle, altri più profondi dentro il suo animo e il suo orgoglio maschile. Di quelli che non si documentano con referti, ma si leggono tra le righe delle frasi dette a bassa voce: «Non ne posso più. Ora ho paura quando si avvicina».
È il racconto di un uomo che ha amato, ha sopportato, ha nascosto. E che solo ora, lentamente, sta provando a ricominciare.