
Virgilio D’Antonio sarà il prossimo rettore dell’Università degli Studi di Salerno per il sessennio 2025‑2031, a seguito del ritiro, in meno di una settimana, di quattro candidati: Paola Adinolfi e Pietro Campiglia — che insieme a D’Antonio avevano raccolto il 76 % dei voti al primo turno — e i due esponenti vicini al rettore uscente Vincenzo Loia, ovvero Alessandra Petrone e Carmine Vecchione (che insieme avevano ottenuto il restante 24 %).
Il secondo turno, fissato per mercoledì 2 e giovedì 3 luglio, vedrà sulla scheda un unico nome — quello di D’Antonio — e avrà valore puramente formale, con l’ufficialità che arriverà soltanto al termine dello spoglio.
Commentando l’esito del primo turno, D’Antonio ha ricordato che la larga maggioranza accordata ai tre “rinnovatori” impone di porre fin da subito “correttezza e trasparenza” al centro dell’azione di governo. Ha inoltre evidenziato di non aver mai negoziato alcun accordo con i due ritirati, ribadendo la significativa differenza della propria proposta e di quella dei colleghi Adinolfi e Campiglia rispetto al “modello” degli ex avversari.
Docente ordinario di Diritto privato comparato presso il Dipartimento di Scienze Politiche e della Comunicazione, D’Antonio ne ha diretto il dipartimento dal 2019 al 2024; ha svolto il ruolo di Delegato alle Relazioni Internazionali dell’ateneo, coordina il Master in Information Technologies e Pubblica Amministrazione e partecipa attivamente alla governance di spin‑off e comitati scientifici nazionali.
Raimondo Pasquino, già rettore dell’ateneo dal 1° novembre 2001 al 31 ottobre 2013, ha messo in luce come D’Antonio abbia condotto una campagna elettorale improntata all’ascolto e all’inclusione, riuscendo a respingere persino un tentativo di voto telematico remoto, e ha definito la sua designazione «la vittoria di un voto libero, non condizionato da alcuna pressione».
In chiusura, il professor Alfonso Amendola, in una lettera aperta al “Mattino”, ha auspicato che il nuovo rettorato trasformi l’università in «un luogo inclusivo, in cui l’insegnamento non si limita a trasmettere saperi, ma si nutre di relazioni e dialogo, diventando una promessa concreta per l’intera comunità accademica».