Oggi a Napoli, un’importante operazione anti-camorra ha colpito i clan attivi nei quartieri di Fuorigrotta e Chiaia. Sono state eseguite 24 misure cautelari, tra cui 15 arresti in carcere, 6 domiciliari e 3 interdizioni imprenditoriali. Le indagini hanno rivelato attività illecite come estorsioni, traffico di droga e contrabbando, oltre al controllo di parcheggi abusivi e ormeggi
Nel corso di un’importante operazione condotta nei mesi scorsi, l’azione coordinata della DDA e dei Carabinieri del Comando Provinciale di Napoli ha portato alla luce un fitto intreccio di attività illecite gestite da due famiglie camorristiche attive nei quartieri occidentali della città.
La misura cautelare, emessa dal GIP del Tribunale di Napoli su delega del Procuratore Distrettuale, ha coinvolto 24 individui: tra questi, 15 sono attualmente reclusi in carcere, 6 sono in regime di arresti domiciliari, mentre 3 sono soggetti a restrizioni nel loro esercizio imprenditoriale.
Le indagini, portate avanti dal Nucleo Investigativo locale e coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia, hanno permesso di documentare in maniera esaustiva l’operatività di due organizzazioni criminali riconducibili ai clan attivi nei quartieri di Fuorigrotta e Chiaia. Qeste organizzazioni si sono particolarmente distinte nel traffico di sostanze stupefacenti, nella detenzione abusiva di armi e nell’esercizio di estorsioni, estendendo il loro controllo anche ad attività illecite sul territorio quali il contrabbando di prodotti e la gestione abusiva di parcheggi e ormeggi.
Tra le pratiche documentate, risulta che i clan hanno fatto ricorso al reimpiego dei proventi derivanti dal contrabbando e dallo spaccio di stupefacenti per acquistare natanti – imbarcazioni successivamente intestate fittiziamente. Questi natanti, poi noleggiati mediante una società con sede a Nisida, sono stati oggetto di un provvedimento di sequestro preventivo emesso dal GIP, il quale ha altresì vietato l’esercizio dell’attività imprenditoriale nei confronti del titolare e del suo intermediario.
Inoltre, le indagini hanno evidenziato l’esistenza di un sistema organizzato volto al versamento settimanale di ingenti somme di denaro, somma riconosciuta come “controprestazione” per la tutela e l’esercizio delle attività illecite sul territorio. Non mancano i casi in cui, attraverso l’impiego di telefoni cellulari anche all’interno di strutture detentive, i vertici dei clan riuscivano a impartire direttive e gestire in maniera occulta il traffico criminale.
Oltre agli episodi di estorsione indirizzati non solo agli esercizi commerciali, ma anche a soggetti già attivi in altre forme di illeciti – come lo spaccio di sostanze stupefacenti e il contrabbando di tabacchi – il caso rivela una preoccupante capacità di penetrazione in settori che spaziano dalla gestione di parcheggi abusivi a quella degli ormeggi.
Il sistema emerso ha dimostrato una dinamica criminale in cui il riciclaggio di denaro e il controllo del territorio si configurano come elementi fondamentali per il proseguimento e l’espansione delle attività mafiose.
Le misure cautelari adottate rappresentano un intervento significativo nell’ambito delle indagini preliminari e vanno intese come un’azione preventiva in un contesto in cui gli indagati sono ancora considerati presunti innocenti fino a prova contraria.