Omaggio al grande Giordano Bruno da Nola, nell’anniversario della sua esecuzione sul rogo.

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17 FEBBRAIO 1600 ORE 5.30 DEL MATTINO GIORDANO BRUNO SALE SUL ROGO. ECCO IL SUO TESTAMENTO SPIRITUALE COMPOSTO ANNI PRIMA.
IL SAPIENTE NON SI CURA DELLA SOFFERENZA E DELLA POVERTA’. GIORDANO BRUNO PARLA DI SE’.
«Venni, tra gli altri io, attratto dal desiderio di visitare la casa della sapienza, ardente di contemplare codesto Palladio, onde non mi vergogno d’aver sopportato la povertà, la malevolenza e l’odio dei miei, le esacrazioni, le ingratitudini di coloro ai quali volli giovare e giovai, gli effetti d’un’estrema barbarie e d’un’avarizia sordidissima; […]. Per il che non mi duole d’esser incorso in fatiche, dolori, esilio: ché faticando profittai, soffrendo feci esperienza, vivendo esule imparai: ché trovai in breve fatica lunga quiete, in leggera sofferenza gaudio immenso, in un angusto esilio una patria grandissima».
Oratio valedictoria, in Opere latine
 
 
 
 
PERCHE’ GIORDANO BRUNO FU MESSO AL ROGO.
LA NEGAZIONE DELLA DOTTRINA TRINITARIA.
«Ario diceva che il Verbo non era creatore né creatura, ma medio intra il creatore e la creatura, come il verbo è mezzo intra il dicente ed il detto, e però essere detto primogenito avanti tutte le creature, non dal quale ma per il quale è stato creato ogni cosa, non al quale ma per il quale si refferisce e ritorna ogni cosa all’ultimo fine, che è il Padre, essagerandomi sopra questo. Per il che fui tolto in suspetto e processato, tra le altre cose, forsi de questo ancora»
(Le deposizioni 2000, p. 31)
 
 
Il nostro Direttore onorario, Prof. Rino De Rosa, presso il monumento del grande filosofo a Nola (Na).
 
 
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