Le lunghe liste d’attesa per le visite ospedaliere rappresentano una delle problematiche più critiche del sistema sanitario italiano.
Questo fenomeno, che compromette l’accesso tempestivo alle cure, è stato oggetto di numerosi articoli di stampa e servizi televisivi, evidenziando le difficoltà quotidiane affrontate dai pazienti.
La nostra redazione riceve spesso dettagliate segnalazioni di lettori che si sono viste assegnare visite per problemi urgenti per date superiori ai due o tre mesi, o oltre.
Questo è uno stato di fatto non sostenibile e inaccettabile in una nazione moderna.
Il problema è dovuto sia alla mancanza di fondi sia a una generale disorganizzazione. Sta di fatto che, i ritardi spingono chi ha bisogno di esami e di cure urgenti, a utilizzare la sanità privata – se ha i soldi per farlo – oppure – se non ha soldi – a rinunciare a visite e cure mediche.
In molte regioni italiane, le liste d’attesa per le visite specialistiche e gli esami diagnostici sono spesso interminabili. I cittadini hanno diritto di accedere alle prestazioni sanitarie nei tempi massimi previsti dal Piano nazionale e regionale del governo delle liste di attesa. Tuttavia, la realtà è ben diversa, con attese che possono superare i sei mesi per una visita specialistica o un esame diagnostico.
Numerosi casi riportati dalla stampa e dalle trasmissioni televisive hanno messo in luce le difficoltà affrontate dai pazienti. Ad esempio, un servizio di Sanità Informazione ha evidenziato come i pazienti siano spesso costretti a sostenere costi elevati per accelerare un esame o una visita specialistica, ricorrendo al regime intramoenia con rimborso. Questo sistema, sebbene previsto dalla legge, è spesso disatteso, lasciando i cittadini in balia di attese interminabili.
Un altro caso emblematico riguarda un paziente oncologico che ha dovuto aspettare mesi per una TAC di controllo, come riportato da Sanità Informazione. Questa situazione è stata denunciata dai tecnici radiologi dell’ospedale Sacco, che hanno scritto alla direzione per cercare di migliorare il servizio.
Il governo ha cercato di affrontare il problema con il Decreto-legge n.73 del 2024, che prevede misure concrete per aumentare l’efficienza del servizio sanitario nazionale, in particolare per quanto riguarda le liste di attesa. Come riportato da Salute.gov.it, il decreto prevede un nuovo sistema di monitoraggio e strumenti di controllo, con l’obiettivo di garantire ai cittadini le prestazioni nei tempi previsti dalle classi di priorità.
Tuttavia, come sottolineato da Altroconsumo, il decreto non introduce nulla di realmente nuovo rispetto alle norme già esistenti, che spesso vengono disattese. La misura simbolo del decreto, il cosiddetto “salta coda”, permette di ricorrere alle visite private al costo del ticket se la prestazione non può essere garantita nei tempi previsti, ma la sua efficacia dipende dalla disponibilità di risorse aggiuntive.
Le lunghe liste d’attesa per le visite ospedaliere rappresentano un problema cronico che richiede interventi strutturali e risorse adeguate. Nonostante gli sforzi del governo e delle autorità sanitarie locali, la situazione rimane critica, con pazienti costretti a lunghe attese per accedere alle cure necessarie. È fondamentale che vengano adottate misure efficaci per garantire un accesso equo e tempestivo alle prestazioni sanitarie, tutelando il diritto alla salute di tutti i cittadini.
Qualcosa si sta già muovendo…
Il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha annunciato che la legge per ridurre le liste d’attesa sarà presto completata con i decreti attuativi rimanenti e che entro la fine dell’anno sarà operativa una piattaforma di monitoraggio e controllo. Durante il question time alla Camera, Schillaci ha sottolineato che finalmente il Paese ha un progetto strutturale per la gestione delle liste d’attesa. Nel mese di novembre, verranno effettuate prove specifiche di acquisizione dati con diverse Regioni, e entro il 10 dicembre si procederà con ulteriori test. Dal febbraio 2025, sarà disponibile un cruscotto con gli indicatori di monitoraggio delle liste d’attesa per tutte le Regioni e province autonome.
Schillaci ha evidenziato alcuni “nodi nevralgici”, affermando di aver scritto alle Regioni per chiedere controlli serrati e il rispetto delle leggi. Ha criticato le liste chiuse illegalmente, sottolineando che non dipendono dalla mancanza di medici, ma dalla mancata spesa dei fondi stanziati per ridurre le liste d’attesa.
Il ministro ha chiesto il supporto per la riforma, ringraziando gli interroganti e sottolineando l’importanza di applicare le norme e ripristinare il diritto alla salute, soprattutto per i cittadini più svantaggiati.
Schillaci ha anche parlato della manovra finanziaria, spiegando che il ddl Bilancio prevede un incremento di 35 miliardi nei prossimi cinque anni, un livello mai raggiunto prima. Ha ribadito che il rapporto spesa sanitaria/PIL è influenzato dall’andamento del PIL stesso e che il vero problema non è il volume delle risorse, ma la loro efficace allocazione e utilizzo. Ha concluso affermando che il governo si è impegnato a migliorare le condizioni economiche del personale sanitario e a rendere più attrattivo il servizio pubblico.
