Il Sangue di San Gennaro si è sciolto: il miracolo di maggio 2025 e la leggenda dei Principi di Sirignano

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Oggi, 3 maggio 2025, attorno alle 18.09, la Basilica di Santa Chiara ha fatto da cornice al tradizionale “miracolo di maggio” di San Gennaro: il sangue conservato nelle ampolle del Patrono di Napoli si è liquefatto, suscitando un fragoroso applauso tra i fedeli e i turisti accorsi in massa per assistere al prodigio.

L’appuntamento, che precede la prima domenica di maggio, è il primo dei tre momenti dell’anno in cui si attende la liquefazione del sangue di San Gennaro, affiancato dal miracolo del 19 settembre (giorno liturgico del Santo) e da quello del 16 dicembre, ricordato come “miracolo laico” per l’intercessione del Patrono nell’eruzione del Vesuvio del 163.
Fin dalle prime ore del sabato, le ampolle custodite nella Cappella del Tesoro di San Gennaro sono state trasferite dal Duomo alla Basilica di Santa Chiara, accompagnate da una processione solenne guidata dal vescovo ausiliare, monsignor Francesco Beneduce, che al termine della messa ha proclamato l’avvenuta liquefazione.

La ritualità che avvolge l’evento richiama secoli di devozione popolare. Secondo la tradizione agiografica, il rito commemora la prima traslazione, nel IV secolo, delle reliquie di Gennaro da Pozzuoli a Napoli, avvenuta dopo il martirio del Vescovo, decapitato nelle sue terre diocesane. La processione segue ancora oggi l’antico percorso attraverso i Decumani, trasformando il cuore del centro storico partenopeo in un teatro di preghiere, canti e invocazioni.

Il significato sociale del miracolo non si esaurisce nella sfera religiosa: per la città di Napoli e per l’intera Campania l’evento è percepito come un barometro di buon auspicio.
La liquefazione puntuale del sangue è interpretata come segno di protezione dalla calamità, mentre in passato episodi di mancata scioglimento sono stati letti come moniti nei momenti di tensione civile o ambientale.

Accanto all’aura sovrannaturale, tuttavia, esiste un alone di mistero legato ai Principi di Sirignano, una famiglia nobiliare storicamente insediata nell’area del mandamento baianese, in provincia di Avellino.
Nel suo raro volume di memorie, “Memorie di un uomo inutile” (1981), l’ultimo Principe di Sirignano, don Francesco Caravita (1908‑1998), racconta un curioso vezzo di sangue che coinvolge la sua stirpe: i Caravita, discendenti per via materna dalla gens Ianuaria – la stessa a cui apparteneva San Gennaro – avrebbero assistito a un fenomeno parallelo nel primogenito maschio della famiglia. A ogni liquefazione del sangue nel Duomo, nella prima decade di maggio e il 19 settembre, l’attaccatura dei capelli del giovane principino mostrava una striscia rossastra, simile a una piccola cicatrice, che svaniva non appena il sangue nelle ampolle tornava a coagulare https://irpiniattiva.news.

I legami storici e simbolici tra la città di Napoli e i casati nobiliari di Terra di Lavoro si intrecciano così con la devozione popolare, alimentando un folklore che sopravvive alla modernità. Le antiche cronache custodi della memoria collettiva – dai documenti agiografici medievali alle relazioni dei visitatori stranieri – sottolineano come il prodigio abbia rafforzato l’identità partenopea, trasformando un rito religioso in un evento di portata internazionale.

Negli ultimi anni, gruppi di studiosi hanno avviato analisi chimico‑fisiche sul contenuto delle ampolle, cercando di svelare le ragioni della liquefazione rapida: si ipotizzano interazioni tra pressione atmosferica, micro‑vibrazioni trasmesse durante la processione e componenti naturali del coagulante, ma nessuna teoria ha finora ottenuto conferma definitiva. La Chiesa, pur lasciando spazio alla venerazione popolare, ha evitato di etichettare ufficialmente il fenomeno come miracolo, preferendo definirlo prodigioso e degno di rispetto.

Oggi, a ridosso del tramonto, mentre Napoli si prepara al weekend di pellegrinaggi e visite ai monumenti, il miracolo di maggio rimane un appuntamento imprescindibile: un’occasione per ribadire l’antico legame tra la città e il suo patrono, per riaffermare speranze di protezione e, non ultimo, per rinverdire quelle narrazioni familiari che nei Principi di Sirignano trovano un curioso riscontro nella storia del sangue liquefatto.