
Tre campi di confino, tre storie di resistenza civile…
Il 7 giugno 1940, in Irpinia furono allestiti i primi tre centri di internamento fascista: ad Ariano Irpino, tra le baracche antisismiche e il sofferente villino Mazza, vennero recluse circa cinquanta persone, perlopiù stranieri dell’Est; a Monteforte Irpino, nell’ex orfanotrofio “Loffredo”, rimasero oltre cento oppositori politici costretti a vivere con una diaria di poco più di sei lire; a Solofra, infine, in un elegante palazzo di via della Misericordia, furono confinate ventisei donne, tra mogli di antifascisti e innocenti accusate solo della propria appartenenza familiare, costrette all’isolamento sociale fino all’autunno del 1943 ( https://irpiniattiva.news.)
Fu proprio per ricostruire questi episodi, troppo a lungo rimasti nell’ombra, che oggi venerdì 25 aprile la Sala Consiliare “Sandro Pertini” di Grottaminarda ha ospitato il convegno “Gli internati in Irpinia durante la seconda guerra mondiale”, organizzato dal Comune di Grottaminarda in collaborazione con l’Associazione Combattenti e Reduci, la Fidapa e l’ANPI, in occasione dell’80° anniversario della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo (comune.grottaminarda.av.it.)
A coordinare i lavori è stata la presidente del Consiglio comunale, Virginia Pascucci, che ha aperto l’incontro sottolineando l’importanza di un minuto di silenzio dedicato alla memoria di Papa Francesco, scomparso pochi giorni prima, invitando poi tutti i presenti a riflettere sul valore simbolico del 25 Aprile.
Marilisa Grillo, consigliera delegata alla Cultura, ha quindi tracciato un quadro delle ragioni che spinsero il regime a scegliere l’Irpinia per il confino, illustrando i singoli casi di Ariano Irpino, Monteforte e Solofra, e ricordando le figure di intellettuali e politici confinati in vari centri, come Paolo Balancini ad Andretta e Umberto Fiore a Lacedonia.
Nel corso del pomeriggio, Nadia Savino, presidente della Fidapa di Grottaminarda, ha richiamato l’attenzione sul dramma delle donne internate a Solofra, vittime innocenti di un dispositivo repressivo che le colpì non per azioni compiute, ma per legami familiari, richiamando la necessità di ridare voce a queste “donne dimenticate”.
Floriana Mastandrea, del Comitato Provinciale ANPI, ha invece ripercorso la vicenda di Gisella Giambone, sedicenne partigiana il cui padre, Eusepio, fu fucilato dopo il confino a Castel Baronia: «Papà mi ha chiesto di studiare per portare avanti i suoi ideali», ha ricordato, sottolineando come la giovane abbia poi testimoniato in più occasioni la propria esperienza.
Un contributo particolare è arrivato da Raffaele Masiello, neo-presidente dell’Associazione Combattenti e Reduci di Grottaminarda, che ha narrato l’incredibile gesto dell’internato milanese Riccardo Pisani: pur trattenuto per volantinaggio sovversivo, Pisani rischiò la vita per domare un incendio scoppiato durante una funzione religiosa, salvando preziosi affreschi locali.
Nel discorso conclusivo, il professor Franco Vittoria – docente di Storia delle Istituzioni Politiche all’Università Federico II di Napoli – ha ribadito che «Il 25 Aprile non è una stanca celebrazione della memoria ma è la capacità, il luogo, la consacrazione dei luoghi che devono rinnovare la memoria». Ha avvertito come oggi la storia rischi di diventare un mero “corollario celebrativo” anziché un codice morale collettivo, auspicando un ritorno a una didattica capace di far comprendere compiutamente le evasioni, le ferite e le conquiste di quel ventennio.
L’appuntamento, gratuito e aperto a tutti, è stato salutato con gratitudine dal sindaco Marcantonio Spera, che ha ringraziato in particolare Nicola Cataruozzolo, segretario del PD locale, per il supporto nel promuovere iniziative di tale spessore civile. La manifestazione conferma così l’impegno di Grottaminarda a mantenere vive le pagine più dolorose e insieme più feconde della propria storia.