
Nella primavera del 1805, il sacerdote mugnanese don Francesco di Lucia – come egli stesso annoterà poi – per dovere di cortesia, fu quasi “costretto” ad accompagnare a Roma (per la consacrazione) il vescovo designato di Potenza, mons. Bartolomeo de Cesare.
Giunto a Roma il 4 maggio 1805 col suo amico vescovo, don Francesco si attivò immediatamente per ottenere dalle competenti autorità la reliquia di un Santo da portare al proprio paese.
Il pio desiderio trovò quasi immediato riscontro e dopo qualche titubanza – dovuta alla mancanza di «denaro alle spese necessario a farsi per casse, ornamenti, trasporto» – don Francesco, alla fine accettò «la sacra offerta, ma in condizione, che il corpo doveva essere di una Santa Martire, e di Nome proprio» ossia fosse quello di una Martire della quale si conoscesse con certezza il nome.
Grazie ai buoni uffici di mons. De Cesare, don Francesco fu accontentato e verso la metà di maggio fu «condotto ad uno dei pubblici tesori delle reliquie [dove] fra tanti corpi […] tre solamente tenevano il loro proprio nome, un uomo adulto, un fanciulletto di due anni ucciso in odio della Fede Evangelica, e S. Filomena». Fra essi don Francesco di Lucia scelse il «corpo» indicato col nome «Filomena», ritrovato tre anni prima nelle catacombe di Santa Priscilla e così denominato – probabilmente da G. Ponzetti «Custode delle Sacre Reliquie» – sulla base dell’iscrizione funeraria (dipinta sui tre mattoni che chiudevano il loculo) che recita testualmente: «LVMENA / PAX TE / CVM FI» e che sarà poi oggetto di numerosi studi specialistici, finalizzati a dimostrare o contestare l’equazione: Lumena = Filomena.
Con il prezioso dono ricevuto e senza porsi eccessivi problemi di carattere onomastico e filologico, mons. Bartolomeo de Cesare e don Francesco di Lucia, dopo aver affrontato parecchie altre traversie, il 1° luglio 1805 ripartirono in carrozza per Napoli, dove arrivarono il giorno seguente.
A Napoli, nell’oratorio privato del libraio Antonio Terres, si procedette alla ricognizione dei resti mortali e si accertò, dalla circonferenza del cranio, che essi appartenevano ad una fanciulla di circa tredici anni, dopo di che le sacre ossa, sistemate in una statua di cartapesta (rivestita con un abito di seta bianca e con una sopravveste di seta rossa), a sua volta collocata in un’urna di legno, chiusa su tre lati da cristalli, furono esposte per tre giorni nella chiesa napoletana di S. Angelo a Segno, in via Tribunali.
La sera del 9 agosto 1805, portata a spalla da due uomini appositamente giunti da Mugnano, l’urna con il corpo di Santa Filomena lasciò Napoli e il giorno successivo arrivò finalmente a Mugnano, dove un’enorme folla la accompagnò in processione fino alla chiesa di Santa Maria delle Grazie e già in quella occasione – secondo quanto tramandato da don Francesco di Lucia – si ebbe il primo miracolo, del quale beneficiò il mugnanese Angelo Bianco, guarito dalla podagra che da più mesi lo costringeva a letto.
Il giorno successivo si ebbe un secondo miracolo ad una bambina di Avella di due anni, resa cieca dal vaiolo, che riacquistò la vista dopo che la madre le ebbe unto gli occhi con l’olio di una lampada che ardeva davanti all’urna di Santa Filomena.
Da allora fu un susseguirsi ininterrotto di miracoli che già negli anni ‘30 dell’Ottocento diffusero la venerazione per Santa Filomena in tutta la Penisola e in molti Paesi d’Europa, anche perché – molto intelligentemente – don Francesco di Lucia nel 1824 aveva pubblicato un libro intitolato Relazione istorica della traslazione del sacro corpo di Santa Filomena Vergine, e Martire da Roma a Mugnano del Cardinale (dal quale sono tratti i brani precedentemente citati) – che successivamente ebbe altre cinque edizioni – in cui, oltre alla descrizione del trasferimento del corpo di Santa Filomena da Roma a Mugnano, aveva elencato minuziosamente tutti i miracoli attribuiti alla Santa.
Bibliografia
G. Ippolito, Memorie e culto di S. Filomena V. e M., Napoli, Stabilimento Tipografico dell’Italia, 1870;
A. Iamalio, Il santuario di Mugnano, in «Rivista Storica del Sannio», anno II, n. 1, 1916;
P. Manzi, D. Francesco di Lucia uomo di fede e di dottrina, in «La Campana» (Nola), 25 novembre 1956.
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