
Finalmente è stato stato sostituito e, adesso, sarà molto più facile “riavere indietro i propri soldi” ci dice un nostro spiritoso intervistato. “Con quello vecchio, ci volevano almeno 6-7 minuti… Se non chiedevi la ricevuta. Ora – continua – si farà molto prima, ma non sempre è un bene – aggiunge sghignazzando – . Con quello di prima, mentre facevi la fila, avevi il tempo di riflettere se i soldi che stavi per prelevare e che avevi guadagnato con tanta fatica ti servivano veramente. Insomma: è come se il vecchio ATM avesse avuto una sorta di Intelligenza Artificiale ‘ante litteram’ che ti spingeva a ponderare bene le spese. Anzi, quanto più andavi di fretta, tanto più era lento. Inoltre – e conclude, sempre sghignazzando – mentre attendevi ti dava il tempo e l’occasione di socializzare con le altre persone in fila. Pare addirittura che, durante le attese, alcune persone si siano innamorate e poi addirittura sposate!“
In realtà ci è sembrato che il nostro lettore – che preferisce mantenere l’anonimato – ci stesse prendendo (simpaticamente?) per i fondelli.
Ma una cosa è certa: con la sostituzione dell’ATM delle Poste di Avella, finisce un’epoca romantica legata a un atteggiamento “kunderiano” (cfr. “La lentezza” di Milan Kundera, 1995) in cui la lentezza si contrappone alla velocità, si fa un’apologia della lentezza e la si collega alla memoria: più ci muoviamo lentamente, più ricordiamo; più corriamo veloci, più dimentichiamo.
Oggi Avella ha perso uno strumento di riflessione, di socializzazione, di ponderatezza e di parsimonia.
Ma non disperiamo!
Chi ne avesse nostalgia, può recarsi a prelevare all’ATM di Mugnano del Cardinale, l’ultimo dei mohicani degli ATM lenti del Mandamento.
Speriamo che, adesso, non sostituiscano anche quello.
Non sempre fare di fretta è cosa buona è giusta: ricordiamo cosa successe alla gatta del proverbio, che partorì gattini non vedenti!