Nella mattina di oggi, sabato 10 maggio 2025, tra le antiche volte del cenobio di San Pietro a Cesarano, oggi “Centro Pastorale Giovanni Paolo II”, la Scuola di Educazione Politica diretta dal professor Franco Vittoria, della Federico-II, è giunta alla sua quinta tappa, ospitando la lectio magistralis dell’onorevole Goffredo Bettini.
L’onorevole è un apprezzato intellettuale di sinistra; è stato deputato, senatore ed europarlamentare e ha una grande passione per il cinema, collaborando con riviste cinematografiche e partecipando a cinegiornali liberi
Di fronte a un pubblico di studenti, amministratori e appassionati di scienze politiche, ha invitato a rifondare il significato autentico della politica, concepita non come mero calcolo di potere, ma come “disciplina dell’anima” capace di coniugare giustizia e libertà, ma che può oscillare tra “sublimazione” e “corruzione”.
L’appassionata e coinvolgente “lectio magistralis” dell’onorevole ha tenuto incollati tutti i presenti con un illuminato percorso che va da Aristotele al neorealismo italiano, evocando l’immagine di un bambino solo tra le macerie di Berlino per lanciare un monito contro il nichilismo amministrativo e il rischio di trasformare il dibattito pubblico in “lattine sociali”, vuote e rumorose.
Secondo Bettini, la politica deve essere “fermezza ordinatrice”, capace di rinnovarsi senza tradire i propri fondamenti etici, mantenendo sempre vivo il bilanciamento tra tradizione e innovazione.
Goffredo Bettini ha utilizzato la metafora del “legno storto” per descrivere la complessità della politica e della società. Questo concetto, originariamente formulato da Immanuel Kant, sottolinea l’imperfezione intrinseca della natura umana: da un legno storto, come quello di cui l’uomo è fatto, non può uscire nulla di perfettamente diritto.
Bettini riprende questa idea per evidenziare come la politica sia un campo in cui le contraddizioni e le imperfezioni sono inevitabili.
La sua visione si concentra sulla necessità di accettare e gestire queste storture, piuttosto che cercare una perfezione irraggiungibile. In questo senso, la politica diventa un’arte di mediazione e di costruzione, dove il progresso avviene attraverso il confronto e l’adattamento
Rifuggendo soluzioni di comodo, Bettini ha indicato nell’incontro tra le radici cristiane del pensiero e i valori del socialismo umanista una possibile via per ricostruire una politica che non temi la dimensione del sacro, ma che non si riduca alla mera amministrazione.
Molto apprezzata è stata la “suggestione” proposta dal Dott. Pietro Bianco, noto psichiatra, che ha sottolineato l’importanza della forza e modalità della narrazione nella politica.
Il ciclo formativo della scuola politica, che quest’anno ha già visto – tra le altre – la lectio di Luciano Violante sul rapporto tra democrazia e istituzioni e l’intervento di Giuseppe Conte sulla gestione della complessità, conferma l’urgenza di recuperare spazi di riflessione al riparo dalle logiche del consenso facile e dei trend mediatici.
In questo contesto, la Scuola di Vittoria si conferma un laboratorio di cittadinanza: un luogo dove confrontarsi senza indulgere né nel cinismo né nella nostalgia, ma con lo sguardo rivolto a un futuro in cui “la politica faccia il massimo del necessario” anziché tentare di abbracciare tutto.
Perché, come ha ricordato il professor Vittoria introducendo il dibattito e citando Hannah Atendt, senza cultura politica non può esistere una democrazia degna di questo nome e si precipita in un pragmatismo acquoso, in una politica del presentismo senza una visione.

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