Corsi universitari da 60 CFU – Aspiranti docenti costretti a sostenere costi elevati e ad abbandonare le supplenze.

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Una nuova ondata di malumori sta attraversando il corpo docente nazionale, con al centro le criticità emerse nella gestione dei corsi abilitanti da 60 CFU.
Molti aspiranti insegnanti si trovano a fronteggiare costi che oscillano fra i 2.000 e i 2.500 euro, senza alcuna forma di progressività né di sostegno economico, mentre il tirocinio obbligatorio non prevede alcuna indennità. Inoltre, l’iter organizzativo risulta ancora avvolto in incertezze: mancano linee guida definitive, non è chiaro il numero dei posti disponibili e le modalità di recupero delle lezioni per chi è in servizio, costringendo numerosi docenti a indebitarsi pur di restare in graduatoria.

Numerose testimonianze riferiscono di lezioni sovrapposte all’orario scolastico, tanto che alcuni insegnanti si sono visti chiedere dall’ateneo di assentarsi dalle proprie classi proprio nei giorni degli esami di Stato.
I docenti hanno denunciato di non aver ricevuto garanzie su un calendario compatibile con l’impegno nelle scuole né su adeguati strumenti di recupero, inducendo molti a ritenere che l’obiettivo sia esclusivamente quello di far cassa sulle loro spalle.

In questo contesto di forte tensione, l’Ateneo di Salerno ha invece costruito un’offerta formativa che punta a coniugare qualità didattica e flessibilità organizzativa.
Con il Decreto ministeriale n. 378 del 7 febbraio 2024 sono stati accreditati oltre venti percorsi abilitanti che spaziano dalle discipline letterarie e scientifiche fino alle tecnologie e alle arti visive, erogati in collaborazione con altri atenei campani per favorire la massima partecipazione e strutturati in modalità blended, alternando presenza e didattica a distanza.

Allo scopo di sostenere concretamente i candidati, l’Università di Salerno ha previsto un tutoraggio dedicato e l’organizzazione di sessioni serali e nel weekend, in modo da non sovrapporsi ai turni di insegnamento nelle scuole. Inoltre, il riconoscimento di quote di riserva per i docenti con almeno tre anni di servizio nei cinque precedenti garantisce un accesso più equilibrato, valorizzando chi ha già maturato esperienza sul campo.

Mentre cresce la richiesta di un intervento del Ministero dell’Istruzione e del MUR per fare chiarezza sulle modalità di erogazione dei corsi e sulle eventuali agevolazioni, l’esperienza di Fisciano resta al contempo banco di prova e modello virtuoso.

La sfida è ora avviare un confronto costruttivo che tuteli la dignità professionale degli insegnanti senza rinunciare all’esigenza di elevare gli standard formativi e rilanciare, in un’ottica di corresponsabilità, la qualità dell’insegnamento nelle scuole secondarie italiane.