Campi Flegrei: davvero non c’è rischio immediato di eruzione?

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Negli ultimi giorni, la popolazione dei Campi Flegrei sta affrontando un’intensa e snervante sequenza di scosse sismiche, con oltre 340 eventi registrati, cinque delle quali con magnitudo superiore a 3. Tra queste, due scosse sono arrivate quasi al grado 4.

Inoltre, il fatto che si siano avute anche alcune scosse che hanno interessato il Vesuvio, hanno spinto molti partenopei a domandarsi se le attività dei due sistemi vulcanici siano collegate oppure no.

La risposta è che i pareri non sono univoci, ma la quasi totalità degli studiosi ritiene che non ci sia alcun collegamento: il Somma-Vesuvio è uno stratovulcano (che quindi erutta molto spesso dallo stesso condotto) mentre invece i Campi Flegrei sono un campo vulcanico (cioè mostrano vulcanismo diffuso). Inoltre il chimismo dei gas e delle rocce eruttate sarebbe completamente diverso.

In questa situazione di continue scosse e di perenne incertezza, il popolo partenopeo ha dimostrato una straordinaria resilienza. Molti abitanti hanno adottato misure di sicurezza, come preparare borse di emergenza con abbigliamento, alimenti e documenti essenziali. La comunità ha anche mostrato un forte spirito di solidarietà, supportando i più vulnerabili e organizzando iniziative di aiuto reciproco.

Il governo e le autorità locali hanno annunciato una serie di provvedimenti per affrontare la crisi. Tra questi, il ministro per la Protezione Civile, Nello Musumeci, ha presentato un piano di intervento urgente che prevede la riqualificazione sismica di 36 edifici pubblici, tra cui 19 scuole, e 14 interventi su infrastrutture pubbliche come strade, acquedotti e fognature. La spesa previsionale per questi interventi è di 184 milioni di euro.

Ma davvero il problema riguarderebbe solo l’aspetto sismico o c’è anche il pericolo di un’eruzione?
Su questo tema, la gran parte degli studiosi ritiene che non ci sia un pericolo eruttivo immediato. Ma ci sono anche pareri dissonanti.

Il professor Giuseppe Mastrolorenzo, dell’Osservatorio Vesuviano, ha recentemente sollevato preoccupazioni riguardo. Ciò perché le ultime analisi degli esperti metterebbero in luce alcuni segnali ritenuti allarmanti, come l’aumento dell’idrogeno solforato e le scosse sismiche potrebbero preludere a eruzioni repentine, simili all’improvvisa formazione del Monte Nuovo nel 1538. Di conseguenza, i piani di evacuazione -pensati per scenari con ampio preavviso -risulterebbero insufficienti per fronteggiare un’emergenza che potrebbe colpire in pochi istanti e provocare un disastro anche a causa della presunta inadeguatezza delle vie di fuga previste. Ad accrescere il rischio ci sarebbe anche l’ipotesi che il magma in profondità si stia spostando verso la città di Napoli.

Alla luce di questi elementi, appare necessario rivedere i protocolli di monitoraggio e le strategie di evacuazione. Le autorità e gli enti di ricerca sono dunque invitati a migliorare la comunicazione e ad adottare sistemi più avanzati, capaci di intervenire tempestivamente anche in presenza di scenari a basso preavviso ma ad alto impatto, anche perché un’eventuale eruzione di tipo freatomagmatico (cioè causata dall’acqua di falda resa vapore a contatto col magma) darebbe origine a un evento eruttivo molto più distruttivo delle eruzioni vesuviane.

Monte nuovo

Bibliografia

  • Mastrolorenzo, G. (2023). Monitoraggio e Rischi nei Campi Flegrei. Osservatorio Vesuviano.
  • Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV). (2022). Rapporto Annuale sull’Attività Vulcanica in Campania.
  • Bonaccorso, G. (2019). Il Rischio Vulcanico nei Sistemi Calderici: Un’Analisi Comparativa. Rivista di Vulcanologia.
  • Sigmundsson, F., et al. (2020). Advances in Volcanic Gas Monitoring Techniques. Journal of Volcanology and Geothermal Research.

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