Riciclavano denaro sporco con il 10eLotto. Arrestate 7 persone.

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Nel variegato mondo del riciclaggio, i clan criminali hanno da tempo affinato tecniche sempre più sofisticate per reinserire nel circuito legale i proventi di attività illecite. Negozi, bar e ristoranti – spesso semi deserti ma curiosamente prolifici di scontrini – continuano a rappresentare una delle modalità più comuni per “lavare” denaro sporco.

Si tratta di esercizi formalmente in regola, ma usati come copertura per gonfiare incassi e legittimare contanti di origine criminale. A queste attività pseudo-commerciali (che danneggiano l’economia sana con una concorrenza sleale) si aggiungono – soprattutto in alcune realtà – opache e talora insospettabili connivenze con l’edilizia, con i mercati ortofrutticoli e con i supermercati; attività che offrono ulteriori canali per immettere nel sistema legale capitali illeciti e renderli così utilizzabili in attività ritenute “pulite”. Pare – ma è solo una stima – che il “sistema” ritenga conveniente anche percentuali di costi di lavaggio attorno o superiori  al 50%.

Secondo quanto più volte ribadito da inquirenti e analisti dell’antimafia, tra cui anche l’ex procuratore nazionale antimafia Franco Roberti e il magistrato Catello Maresca, queste “lavanderie” di facciata sono tutt’altro che marginali nel panorama criminale italiano.
Come spiegato in più occasioni da magistrati come Maurizio de LuciaGiuseppe Gratteri, «il denaro illecito cerca sempre la via più semplice e meno visibile per rientrare nel sistema: oggi il bar di quartiere o la pizzeria sconosciuta possono valere quanto un banco di gioco clandestino».

A questa strategia “classica” si affianca un’altra forma di riciclaggio più tecnologica e insidiosa: quella che passa attraverso le piattaforme di gioco legale, come il 10 e Lotto o le scommesse sportive.
È quanto emerge da un’indagine condotta dai Carabinieri del nucleo investigativo di Castello di Cisterna (Na), che ha portato all’arresto di sette persone a Caivano (Na), tutte ritenute coinvolte in un articolato schema di riciclaggio connesso alla criminalità organizzata locale.
L’indagine, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia, ha fatto luce su un sistema che, tra settembre e ottobre del 2022, ha fatto confluire nel circuito del gioco oltre 766mila euro, di cui almeno 137mila direttamente riconducibili a estorsioni e traffico di droga.

Il meccanismo era semplice solo in apparenza: grandi somme di denaro venivano giocate attraverso il 10 e Lotto, con vincite apparentemente fortuite che in realtà seguivano schemi precisi.
I soldi “sporchi” venivano così trasformati in premi di gioco, intestati fittiziamente a soggetti terzi – in un caso, a una donna che figurava come beneficiaria di numerose giocate vincenti. Le ricevitorie offline della zona, complici o ignare, diventavano così il punto di transito dove il contante di provenienza criminale si mutava in denaro “ripulito”, privo di qualsiasi collegamento con le attività illecite iniziali.

Il modus operandi, analizzato nei dettagli dagli inquirenti, prevedeva giocate ripetute su combinazioni sempre identiche, con un rapporto vincite/investimenti fortemente anomalo. In un episodio specifico, cinque giocate effettuate nella stessa giornata fruttarono circa 45mila euro.
Due settimane dopo, dieci puntate sui medesimi numeri portarono a un incasso di 90mila euro. Percentuali di vincita ben oltre la media statistica che alimentano forti perplessità sull’artificiosità del meccanismo.
Complessivamente, gli investigatori hanno documentato l’impiego di circa 50mila euro in giocate che hanno generato ritorni per oltre 150mila euro, in netto contrasto con le logiche normali del gioco d’azzardo.

Le autorità giudiziarie, pur non ravvisando l’aggravante mafiosa, hanno emesso misure cautelari nei confronti dei sette indagati, di cui quattro in carcere e tre ai domiciliari, contestando reati di riciclaggio, autoriciclaggio e impiego di capitali di provenienza illecita.
Sequestrati oltre 150mila euro in contanti, un immobile e attrezzature connesse alle attività di gioco. Un intervento che mira a interrompere quel flusso continuo di denaro tra economia illegale e sistema legale, che rende così difficile tracciare i percorsi del crimine organizzato.

L’operazione di Caivano si inserisce in un quadro più ampio, dove i clan – privi del bisogno di grandi società di copertura – sfruttano strumenti legali e facilmente accessibili per occultare le proprie finanze.
Gioco d’azzardo, commercio al dettaglio, e finte vincite diventano così il volto apparentemente innocuo di un sistema che resta profondamente radicato nel territorio e capace di adattarsi rapidamente alle opportunità offerte dalla legalità stessa.