
La giovanissima atleta napoletana, Assunta Scutto, è salita sul tetto del mondo. Lo ha fatto nella cornice prestigiosa della Papp László Sportaréna di Budapest, il palazzetto ungherese dedicato al leggendario pugile magiaro, oggi tra i templi dello sport europeo. È lì che la ventitreenne napoletana ha conquistato il titolo mondiale nella categoria -48 kg, regalando all’Italia una medaglia d’oro che mancava nella storia di questa classe di peso al femminile. Un traguardo storico, centrato al termine di una gara impeccabile per tecnica, lucidità e spirito competitivo.
Sul tatami della capitale ungherese, Scutto ha imposto il proprio ritmo fin dal primo incontro, mettendo in mostra un judo brillante, vario, mai banale. Ha saputo gestire ogni assalto con intelligenza tattica e padronanza tecnica, costruendo un percorso netto che l’ha portata, senza sbavature, alla finale contro la kazaka Abiba Abuzhakynova. Il match decisivo è stato una sfida tesa, combattuta punto su punto, fino a quando — negli ultimi secondi dei tempi regolamentari — Susy ha affondato un o-uchi-gari perfetto, guadagnandosi l’ippon che ha chiuso i giochi e fatto esplodere la gioia azzurra.
Ma l’oro di Budapest non è solo un successo tecnico. È il culmine di un cammino lungo e complesso, iniziato nei quartieri difficili di Napoli, dove Scutto ha scoperto il judo come forma di disciplina e riscatto. Cresciuta nel vivaio del Maestro Maddaloni, ha poi trovato nelle Fiamme Gialle e nel suo attuale staff tecnico una dimensione professionale solida e ambiziosa. La medaglia conquistata in Ungheria è infatti la quarta consecutiva ai Mondiali senior: dopo i bronzi di Tashkent e Doha e l’argento di Abu Dhabi, arriva finalmente il metallo più prezioso. Una scalata coerente, frutto di lavoro, talento e una maturità che oggi la proietta tra le fuoriclasse assolute di questo sport.
Nel corso del torneo, Assunta Scutto ha affrontato anche una rivale simbolica: la francese Shirine Boukli, che l’aveva eliminata alle Olimpiadi di Parigi. Questa volta l’azzurra ha saputo ribaltare il pronostico con un ippon fulmineo, chiudendo il combattimento in meno di un minuto. Un gesto tecnico tanto spettacolare quanto denso di significato, a dimostrazione della sua crescita mentale oltre che atletica.
Emozionata e quasi incredula dopo la vittoria, Scutto ha ringraziato la sua famiglia, il team e la fede che l’accompagna da sempre. Le sue parole, semplici e vere, raccontano l’essenza di un’atleta che non dimentica le proprie radici: «Mi sono detta che oggi era il mio giorno. Lo sentivo dentro. E ce l’ho fatta». A parlare, però, è stato soprattutto il suo judo: elegante, dinamico, sempre propositivo.
Il suo trionfo arriva in un momento chiave per il judo italiano, che grazie a lei ottiene visibilità, nuova linfa nei settori giovanili e uno slancio anche in chiave olimpica. Ma Susy rappresenta molto più di una medagliata: è un simbolo autentico di come lo sport possa farsi linguaggio educativo, ponte tra periferie e grandi palcoscenici, strumento per raccontare il talento dove spesso non si è abituati a cercarlo.
Oggi Assunta Scutto non è soltanto la nuova regina del tatami. È il volto fresco di un’Italia che vince con competenza, determinazione e umanità. Una campionessa che ha saputo lottare, cadere, rialzarsi e conquistare il mondo — con la forza di chi non si è mai arresa, nemmeno quando sembrava tutto più lontano.