Cardellini addestrati (e perfino accecati) per il canto e rivenduti fino a 8.000 euro: smantellata rete criminanle tra Napoli e Avellino

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Un’indagine condotta dalla polizia metropolitana di Napoli ha portato alla luce un sistema criminale radicato e ben organizzato, dedito alla cattura e alla vendita illegale di cardellini e altre specie protette. L’operazione, avviata su impulso della Procura di Torre Annunziata, ha coinvolto oltre quaranta perquisizioni domiciliari nelle province di Napoli, Salerno, Caserta e Avellino, culminando con l’emissione di sette misure cautelari. Il presunto capo dell’organizzazione è stato condotto in carcere, mentre altri soggetti coinvolti sono stati sottoposti a misure restrittive, tra cui arresti domiciliari, obblighi di dimora e divieti di soggiorno nel comune di Poggiomarino.

Le accuse mosse agli indagati sono gravi e numerose, con oltre ottanta capi di imputazione che comprendono furto ai danni del patrimonio dello Stato, ricettazione, maltrattamento di animali e commercio illecito di fauna selvatica. Il fulcro dell’attività criminale era proprio Poggiomarino, dove gli uccelli venivano raccolti e rivenduti in un garage trasformato in punto di smistamento. I cardellini, catturati con metodi brutali e non selettivi, venivano rinchiusi in gabbie anguste e sottoposti a trattamenti crudeli per migliorarne il canto, una qualità che ne aumentava il valore sul mercato nero. I prezzi variavano da poche centinaia di euro fino a cifre esorbitanti, raggiungendo anche gli 8.000 euro per esemplari particolarmente “performanti”.

Le indagini, condotte con il supporto della Lipu e di reparti specializzati come il nucleo antibracconaggio e la sezione ambiente, hanno svelato una rete di bracconieri professionisti che operavano con regolarità, utilizzando trappole illegali e tecniche ingegnose per attirare gli uccelli. Tra queste, l’impiego dei cosiddetti “cardellini incamiciati” o “di bacchetta”, animali legati a uno spago e costretti a brevi voli per richiamare altri esemplari. Le intercettazioni telefoniche e i filmati delle telecamere nascoste hanno documentato non solo le modalità operative, ma anche la presenza di clienti abituali che si recavano nel garage ogni fine settimana per acquistare gli uccelli.

Particolarmente inquietanti sono le pratiche di addestramento impiegate per rendere i cardellini più “redditizi”, che includevano l’accecamento volontario degli animali, basato sulla convinzione che un uccello cieco canti in modo più continuo. Le sofferenze inflitte erano tali da essere udibili nei versi strazianti registrati durante le intercettazioni. Quando gli esemplari non rispondevano alle aspettative, venivano eliminati senza esitazione, e alcuni membri dell’organizzazione si vantavano apertamente di tali gesti.

L’organizzazione si avvaleva di una rete di collaboratori con ruoli flessibili, incaricati sia di reperire nuovi acquirenti sia di acquistare esemplari da altri bracconieri. Questo sistema fluido e capillare ha permesso al gruppo di espandere la propria attività su tutto il territorio campano, rendendo difficile l’individuazione dei responsabili. Al termine delle formalità di rito, il presunto promotore dell’associazione è stato trasferito presso il carcere di Poggioreale, mentre le indagini proseguono per identificare eventuali ulteriori complici e ricostruire l’intera filiera del traffico illecito.