La serietà e la correttezza di don Antonio Romano, per 23 anni parroco di Chiusano San Domenico, che ha deciso di rinunciare allo stato clericale perché innamorato una donna.

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Don Antonio Romano, per 23 anni parroco di Chiusano San Domenico, con grande onestà intellettuale, ha comunicato ai suoi fedeli la rinuncia allo stato clericale a motivo del suo amore per una donna e invita tutti i fedeli al suo matrimonio.

 
Ecco il testo della sua prima lettera affidata ai social:
“Amici, amiche e fedeli di Chiusano, ho un’importante comunicazione da darvi. Il 18 ottobre scorso ho espresso al vescovo la mia ferma volontà di rinunciare allo stato clericale e di conseguenza di essere sollevato da tutti gli incarichi e dagli obblighi ad esso connesso, compreso quello del celibato. È una decisione sofferta, ma doverosa, che scaturisce da un serio discernimento e da un lungo travaglio interiore. Non posso fare a meno di seguire i dettami della mia coscienza e di ripudiare ogni forma di doppiezza, d’ipocrisia e di falsità. Vi chiedo scusa se ho indugiato per parecchio tempo nel prendere questa decisione, ma mi hanno frenato la prudenza, la preoccupazione di lasciare sguarnita la parrocchia per la carenza di preti, la paura di poter arrecare un dispiacere alle persone care, di distaccarmi dalla mia amata comunità di Chiusano e la volontà di tutelare altre persone coinvolte. Adesso i tempi sono maturi perché la situazione è cambiata. In questi anni ho acquisito maggiore consapevolezza di me e di ciò che mi circonda e questo mi ha dato più coraggio e determinazione. Molti di voi già conoscono la mia storia personale e la mia difficoltà nel vivere la vita celibataria. Mi ero ripromesso di rinnovare la promessa annualmente finché avessi avuto la grazia e la forza per mantenerla. Non ho mai nascosto le mie riserve, né tantomeno ritrattato, le mie convinzioni contro l’imposizione del celibato, come conditio sine qua non, per accedere al sacerdozio. Rispetto la scelta delle autorità ecclesiastiche e non pretendo che la cambino per me. Anche perché adesso si aggiunta un’altra motivazione: non voglio e non posso rinunciare alla mia libertà di pensiero, di parola e di azione che altrimenti risulterebbero limitate all’interno dell’istituzione. Dopo una lunga amicizia ho scoperto di amare una donna con la quale condivido sentimenti, aspirazioni, progetti, valori, fede, principi e ideali. Non riusciamo a fare a meno l’uno dell’altra nonostante tutti gli sforzi fatti per reprimere il sentimento e i tentativi di separazione. Non posso continuare a combattere contro la mia natura. Questo conflitto interiore ha eroso negli ultimi tempi, anche l’entusiasmo e la fecondità del mio ministero fino a renderlo pesante e opprimente. Per quanto riguarda la mia futura consorte, per evitare che si esprimano giudizi avventati, illazioni e maldicenze, vorrei che si sappiate che è uscita, da qualche anno, da una convivenza traumatica e travagliata che non si può definire matrimonio per il semplice fatto che non vi erano condizioni per una celebrazione valida. Sono assolutamente certo che ci siano tutte le condizioni affinché il tribunale ecclesiastico ne dichiari la sua evidente nullità e così ristabilire ogni giustizia. Adesso ho realizzato di avere una nuova vocazione e un’importante missione da compiere a cui non mi posso sottrarre. So che mi aspettano tempi difficili, nuove sfide, qualche delusione e tante incognite sulla riuscita dei miei progetti, ma a me interessa la giusta causa e il nobile fine al di là del successo nell’impresa. Vi anticipo fin da ora che intendo portare avanti, come missionario laico, l’associazione “Sulle tracce degli invisibili” a favore dei bambini burundesi. Non rinnego la mia fede, la missione svolta, la mia appartenenza alla chiesa, e il servizio prestato nei vari incarichi che mi sono stati affidati al suo interno. Ho donato 32 anni della mia vita, praticamente tutta la mia giovinezza, per svolgere questa missione a servizio di Dio, della chiesa e dei fedeli e ho comunque rinunciato ad avere una mia famiglia completa per portarla avanti. Forse alcuni di voi si sentiranno delusi per la mia decisione, ma non posso fare altrimenti. È per il bene di tutti. Il mio e il vostro. Sappiate che non ho intenzione di abbandonarvi, resto sempre a disposizione della comunità di Chiusano e della Chiesa per ogni iniziativa di bene, di giustizia e di solidarietà. Continuerò a stare dalla parte degli ultimi, degli oppressi e di chi non ha voce. Per questo motivo ho bisogno del sostegno, dell’incoraggiamento e della preghiera di tutti quelli che mi vogliono bene e di tutti coloro che hanno a cuore , la libertà, la giustizia, la verità, l’equità, l’onestà, la coerenza e la dignità. Vi ringrazio per il vostro prezioso aiuto in tutti questi anni vissuti insieme. Vi vorrò sempre bene e vi stringo in un forte abbraccio.”

La successiva lettera di commiato:

“Carissimi fedeli ed amici di Chiusano e oltre. In questi giorni mi avete inondato di auguri, di attestati di stima, di amicizia e di affetto che sono ampiamente ricambiati. Avete dimostrato molta più apertura mentale, comprensione e lungimiranza di quanto mi aspettassi. Mi dispiace per quei pochi individui senza cuore e senza umanità che non sanno fare altro che malignare, odiare, condannare e spettegolare. Per 32 anni, di cui 23 a Chiusano, ho dedicato il mio tempo e la mia giovinezza per servire Dio e la comunità cristiana. Avrei potuto, sicuramente, fare di più e meglio, ma anch’io ho dei limiti. Chiedo perdono a tutti coloro che si sono sentiti delusi, feriti o traditi per questa vicenda. Indubbiamente ho fatto degli errori e ne chiedo scusa, ma so che la maggior parte di voi mi ha già perdonato perché ha capito la situazione e la mia buonafede. Io ve ne sarò sempre grato. Siete stati un esempio di grande maturità e di sensibilità. Mi rendo disponibile per qualsiasi iniziativa che possa contribuire al bene del nostro amato paese. Desidero ringraziare, innanzitutto, il vescovo per la sua paterna vicinanza e il suo accompagnamento in questo passaggio. Spero solo che ci ripensi e ci rimandi il nostro amato don Roberto a prendere il mio posto. Non voglio trascurare di ringraziare i miei confratelli per il supporto. Infine voglio esprimere la mia gratitudine a tutti coloro che a vario titolo mi hanno aiutato e affiancato in tutti questi anni di ministero: i catechisti, i coristi, i ministranti, i membri del gruppo liturgico, del consiglio pastorale ecc. Vi porterò sempre nel cuore. P.S. Quando sarà concluso tutto l’iter del tribunale ecclesiastico e non ci saranno più impedimenti vi inviterò al mio matrimonio”.


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