
Il 9 maggio assume in Italia il significato di “festa della memoria civile”, dedicata a quanti hanno sacrificato la propria vita di fronte alla violenza terroristica. L’istituzione ufficiale di questa ricorrenza è arrivata dopo un iter parlamentare che ha riconosciuto l’urgenza di mantenere viva la consapevolezza storica sulle ferite inferte al Paese dagli anni di piombo fino alle luci forse più recenti di attentati legati a matrice estrema.
Proprio il 9 maggio 1978, a Roma, le Brigate Rosse posero fine alla prigionia di Aldo Moro in modo criminale: il ritrovamento del suo corpo nel bagagliaio di un’auto in via Caetani segnò una tragica cesura nella storia repubblicana, consegnando all’Italia un’eredità di dolore ma anche un monito inderogabile contro l’uso della forza per fini politici. Al di là della figura di Moro, quella data rievoca centinaia di altri nomi: magistrati che pagarono con la vita la loro ricerca di verità (come Vittorio Occorsio), giornalisti colpiti perché testimoni scomodi (come Carmine Pecorelli), agenti e funzionari dello Stato, ma anche direttori di banca ed esponenti dell’imprenditoria, civili straziati da bombe e agguati.
Le iniziative del 9 maggio si articolano in momenti istituzionali – convegni alla Camera e al Senato, deposizione di corone d’alloro al Sacrario delle Vittime del Terrorismo – e in percorsi di approfondimento nelle scuole, attraverso laboratori di storia orale, testimonianze di familiari delle vittime e proiezioni di film documentari. La cultura della legalità diventa per i giovani uno strumento di autodifesa civile: comprendere le cause di quei fenomeni, il clima politico-sociale degli anni Settanta e Ottanta, i meccanismi di radicalizzazione, aiuta a prevenire derive violente anche in contesti contemporanei.
In parallelo, associazioni come “Libera” e “Fondazione Caponnetto” promuovono progetti di formazione e di sensibilizzazione nelle comunità locali, affinché la memoria non rimanga confinata alle celebrazioni ma stimoli un impegno quotidiano nella tutela dei diritti e nella promozione dello Stato di diritto. Particolarmente toccanti sono le “panchine rosse” dedicate alle donne vittime di terrorismo e violenza politica, simboli di un ricordo che si fa colore vivace nelle piazze.
Conservare la memoria di quei drammi non significa indulgenza verso un passato doloroso, ma consapevolezza che la democrazia – costruita su confronti pacifici e istituzioni forti – va difesa sempre, anche quando le tensioni interne rischiano di alimentare estremismi. Il 9 maggio, dunque, è un giorno in cui l’Italia – unita nelle Istituzioni e nelle forze sociali – rinnova la promessa di non abbassare mai la guardia, affinché la libertà di tutti resti inviolabile.