
Ho appreso con profondo dolore della scomparsa di Ermanno Corsi, decano del giornalismo campano, avvenuta oggi 21 giugno 2025 all’età di 85 anni presso il Policlinico di Napoli, dove era ricoverato da alcuni giorni.
Proprio a lui – dopo anni passati a collaborare con il Corriere dell’Irpinia di Gianni Festa – devo l’ufficializzazione delle mie competenze giornalistiche: nel lontano 2002, infatti, ricevetti il tesserino di giornalista pubblicista firmato dalla sua mano, un gesto che ancora oggi considero incoraggiamento e stimolo a cercare sempre la verità e a raccontare il territorio con passione.
Nato a Carrara l’8 agosto 1939 e cresciuto tra Torre del Greco e Napoli, Corsi si era laureato con lode in Lettere Moderne all’Università Federico II, avviando nel 1960 un percorso che lo avrebbe portato a essere protagonista di inchieste e reportage per testate nazionali e per la Rai.
Dopo un primo incarico ne Il Tempo, arrivò a Il Mattino come inviato speciale e collaborò con quotidiani quali Il Giorno e La Repubblica. Nel 1978 entrò nella redazione napoletana della Rai, di cui divenne caporedattore e volto storico del TgR Campania fino al pensionamento nel 2004, mettendo sempre al centro il rigore informativo e la conoscenza profonda del Mezzogiorno.
Accanto al lavoro in redazione, Corsi si distinse anche come autore di saggi sul regionalismo e sul Meridione, tra cui “La città ogni giorno. Viaggio non immaginario nel malessere metropolitano” e “Mezzogiorno dimezzato: le regioni meridionali nella seconda Repubblica”.
Dal 1989 al 2007 guidò l’Ordine dei Giornalisti della Campania, portando la sua esperienza anche negli organismi nazionali della Fnsi e dell’Associazione Napoletana Stampa.
Per il suo impegno fu insignito del titolo di Commendatore al Merito della Repubblica e divenne cittadino onorario di sei comuni campani.
Le istituzioni e i colleghi ne hanno ricordato con emozione le doti umane e professionali: il condirettore del TgR Rai lo ha definito “un gigante dell’informazione targata servizio pubblico e un galantuomo d’altri tempi”, mentre il sindaco di Napoli ha sottolineato come, con la sua voce, si spegnesse uno dei volti storici capaci di raccontare con passione il volto autentico della nostra terra.
Il suo esempio rimane un faro per chi ama il giornalismo serio e attento ai bisogni del territorio: che il suo ricordo continui a ispirare le nuove generazioni di professionisti e pubblicisti.
(Benedetta Napolitano)