Secondo le numerazioni dei fuochi (ossia dei nuclei familiari) periodicamente effettuate a scopi fiscali dal governo del regno di Napoli, per tutto il Cinquecento il casale di Quadrelle si mantenne costantemente al di sotto dei quattrocento abitanti ma, nonostante così limitate dimensioni, il casale, già alla metà del Cinquecento (come attesta un documento della Regia Camera della Sommaria del 22 febbraio 1563) possedeva lo status di università, era cioè una comunità di cittadini con una sua precisa autonomia amministrativa e finanziaria, benché sottoposta alla Casa dell’Annunziata di Napoli che, dal 1515, deteneva i diritti feudali su Quadrelle e su Mugnano del Cardinale, dove sono tuttora ben visibili due poderosi stemmi in pietra calcarea con la sigla A.G.P. (dalle iniziali della locuzione Ave Gratia Plena) che identificava l’importante ente assistenziale napoletano.
In virtù di tale autonomia amministrativa, intorno alla metà del Cinquecento, «la chiesetta di Quadrelle – scrive Antonio Iamalio – fu ricostruita molto più ampia sull’antica, […] forse col contributo di A.G.P., da cui fu intitolata […] e per poterla terminare, il comune […] nel 1585 dovette imporre nuove gabelle […] e nel 1599 […] vendeva per otto anni le entrate delle proprie gabelle».
Ricostruita, dunque, a spese dell’università ed intitolata alla Vergine Annunziata per evidente richiesta (se non imposizione) della Casa dell’Annunziata di Napoli, la chiesa quadrellese – tra gli ultimi decenni del Cinquecento e gli inizi del Seicento – fu completata ed abbellita internamente con il determinante intervento delle più facoltose famiglie del paese (Barile, Franco, Stincone, Conte e Magnotta) che eressero a proprie spese gli altari laterali, ai quali erano generalmente annesse anche le cripte per la sepoltura dei membri delle anzidette casate (i cui cognomi, nel Seicento, erano in alcuni casi leggermente diversi da quelli odierni).
Il primo di tali altari fu quello della famiglia Stincone, dedicato a Santa Maria di Costantinopoli ed eretto subito dopo la ricostruzione della chiesa, al quale seguirono, nei decenni successivi, l’altare dei Barile in onore del Santissimo Salvatore, dei Franco dedicato a Santa Maria del Soccorso, di un ramo cadetto della famiglia Stincone dedicato a Santa Maria dell’Arco, dei Conte dedicato a Santa Maria di Loreto e dei Magnotta dedicato alla Madonna di Montevergine, il cui culto era all’epoca molto sentito nella comunità quadrellese anche per legami di carattere storico e per la relativa vicinanza al rinomato santuario verginiano.
Accanto alle anzidette famiglie, altra importante presenza nella chiesa di Quadrelle nel primo Seicento fu quella della confraternita laicale del Santissimo Sacramento, sorta nell’ultimo scorcio del secolo precedente e così intitolata – come molte altre confraternite coeve – su probabile sollecitazione delle autorità ecclesiastiche, impegnate, in quel particolare momento storico, ad indirizzare il fervore religioso delle masse verso l’alveo della spiritualità post-tridentina.
Aperta sia agli uomini che alle donne e retta da due magistri, la confraternita si occupava, oltre che di pratiche religiose, anche dell’assistenza ai poveri e della sepoltura dei membri della confraternita stessa, il cui numero, secondo una fonte ecclesiastica del secondo decennio del Seicento, si aggirava all’epoca complessivamente intorno alle duecento unità, su una popolazione che – secondo la stessa fonte – era di circa cinquecento anime, dunque notevolmente cresciuta rispetto a quella censita vent’anni prima, nonostante le ricorrenti crisi annonarie che avevano colpito il regno fra il 1585 e il 1610.
Bibliografia
A. Iamalio, La Valle munianense nel Medio Evo, «Rivista Storica del Sannio», gennaio-febbraio 1915.
G. Galasso – C. Russo (a cura di), Per la storia sociale e religiosa del Mezzogiorno d’Italia, Napoli 1980-1982.
V. Paglia (a cura di), Confraternite e Meridione nell’età moderna, Roma 1990.