
Sperone, storico quartiere avellano sino al 1837, allorquando divenne Comune autonomo, visse un momento di notevole notorietà in occasione della tremenda pestilenza che nel 1656 travagliò il regno di Napoli e numerose altre regioni italiane.
All’epoca esisteva a Sperone un muro con un affresco raffigurante il profeta Elia, ultimo rudere di un’antica chiesa, già citata nelle Rationes Decimarum del 1310, funzionante come chiesa parrocchiale fino al crollo (avvenuto nella prima metà del Seicento) e ricostruita fra Sei e Settecento.
Secondo lo storico don Luigi Napolitano, che cita a sua volta lo Speculum Carmelitanum, durante l’anzidetta pandemia
una donna di Sperone, appestata, si trascinò davanti alla miracolosa effigie del Santo, ed, essendosi unta coll’olio della lampada, subito risanò. Questo portento diffusosi in queste contrade, attrasse immensi pellegrinaggi. Gli attaccati, ungendosi coll’olio della lampada, risanavano, e le folle ploranti aumentarono tanto, che il parroco opportunamente stabilì due accessi, l’uno per i sani, l’altro per gli ammalati.
In tal modo, continua il Napolitano,
si raccolsero ingenti somme dalle offerte dei fedeli, con le quali si restaurò la vecchia Cappella, si comprò un podere attiguo, le cui rendite furono destinate a sei cappellani, i quali ogni giorno dovessero ivi celebrare la Messa e i divini officii ed allo stipendio fisso di 40 scudi all’anno, istituito pel maestro, che avesse istruiti i figli del popolo.
Le miracolose guarigioni furono attestate dal parroco di Sperone don Giacomo Antonio Galeota, con solenne giuramento, pronunciato toccandosi il petto (secondo l’uso ecclesiastico), il 28 giugno 1656.
Bibliografia
L. Napolitano, Memorie archeologiche e storiche di Avella, Castellammare di Stabia 1922.
E. Pulcrano, Il Profeta Elia a Sperone, Ercolano 1994.
P. Colucci, Sperone e S. Elia: un’antica storia … , «La Voce della Bassa Irpinia», 16 novembre 1984.