
La premessa importante è, che se si hanno pensieri intrusivi potenzialmente “pericolosi” (per sé o per gli altri), è bene ricorrere all’aiuto di uno psicologo.
Ciò chiarito, è bene chiarire che è abbastanza normale che, di tanto in tanto, alcuni pensieri “strani” possano infiltrarsi nella nostra mente, nonostante siano completamente opposti a ciò che desideriamo, speriamo o crediamo. Questi pensieri, pur sembrando inspiegabili, talora possono diventare sempre più frequenti e intensi, compromettendo la nostra tranquillità e interferendo con la vita quotidiana.
Sono i cosiddetti pensieri intrusivi o “egodistonici” (ovvero, in conflitto con i nostri bisogni o desideri), come l’immaginazione di fare del male a qualcuno, insultarlo o schiaffeggiarlo. Altri possono coinvolgere fantasie sessuali o la paura di germi e sporco. Alcuni individui possono persino aver paura di guidare per paura di un incidente, oppure, in caso di ritardo di parenti immaginare subito l’alternativa peggiore.
I pensieri intrusivi possono essere molto disturbanti e coloro che ne soffrono spesso provano vergogna o paura. Tuttavia, con le tecniche appropriate e l’aiuto di professionisti, questi pensieri possono essere gestiti e superati.
La presenza di traumi o difficoltà nella regolazione emotiva può favorire l’insorgenza o l’aggravamento dei pensieri intrusivi. Ad esempio, l’adolescenza, essendo un periodo critico per la regolazione emotiva, può essere caratterizzata da pensieri intrusivi che causano notevole disagio nella vita quotidiana. Lo stesso vale per l’età avanzata, un periodo di estrema vulnerabilità in cui la mancanza di controllo su molti aspetti della vita può portare a rimuginare. Anche uno stato di stress emotivo, causato da superlavoro, eccesiva e noiosa routine, conflittualità nei luoghi di lavoro, accumulandosi con il passare del tempo, possono contribuire all’insorgenza di questo fastidioso disturbo.
Il disturbo ossessivo-compulsivo è caratterizzato da pensieri intrusivi persistenti e/o ricorrenti. Oltre ai pensieri intrusivi, devono essere presenti anche azioni mentali o comportamenti ripetitivi (le cosiddette compulsioni). Le compulsioni mirano a sopprimere o ridurre temporaneamente i pensieri intrusivi, ma nel tempo tendono solo ad esacerbare questi pensieri, alimentando il malessere. Infatti, il pensiero intrusivo non dovrebbe mai essere soppresso, ma solo rimandato, per evitare di alimentare il disagio emotivo tipico del suo ritorno.
Avere pensieri intrusivi che causano disagio (come il dubbio di aver lasciato il gas aperto o di aver pronunciato una bestemmia) può far perdere molto tempo e causare difficoltà nelle normali attività quotidiane. Se questi pensieri sono accompagnati da compulsioni, il tempo perso può aumentare ancora di più, fino a occupare l’intera giornata e talvolta anche la notte, compromettendo il sonno.
La terapia cognitivo-comportamentale analizza le emozioni sottostanti ai pensieri intrusivi e dà loro un significato diverso. Questo approccio, utilizzando tecniche specifiche (chiamate esposizioni con prevenzione della risposta), permette anche di ridurre le compulsioni, se presenti. Durante le esposizioni, il soggetto viene guidato e aiutato a non mettere in atto le compulsioni che tendono solo ad amplificare i pensieri intrusivi.
La mindfulness può aiutare a gestire meglio il disagio legato ai pensieri intrusivi attraverso la respirazione controllata. Grazie a questa tecnica, il pensiero può essere rimandato invece che soppresso.
Al contrario, la “ruminazione” (ovvero la costante attenzione ai pensieri negativi) può portare una persona a cadere in una spirale oscura e fastidiosa.
Ecco cinque modi per prevenire la ruminazione.
Innanzitutto, occorre capire se i pensieri negativi ci spingono ad andare avanti o se ci bloccano e – nella seconda ipotesi – mettere in atto i punti successivi (o rivolgersi a uno psicologo).
Il passo successivo, è trovare una distrazione sana, come un hobby, ma facendo attenzione a non cadere in abitudini che creano dipendenza e che sono solo una soluzione a breve termine.
Cambiare ambiente può essere utile, perché stare ogni giorno nello stesso posto può favorire l’insorgenza dei pensieri ripetitivi.
E’ utile, inoltre, dare priorità alle nostre abitudini salutari, come dormire adeguatamente e dare sfogo ai nostri interessi.
Infine, spesso possono essere risolutive alcune decine di minuti di meditazione con cui si possono eliminare sia pensieri connessi a situazioni oggettive di sofferenza o di disagio (una lite, problemi di varia natura) sia la pervasività di alcune tipologie di pensieri intrusivi, soprattutto quelli collegati ai rapporti interpersonali (delusioni, torti subiti) o alla debolezza della condizione umana (malattia, vecchiaia, mortalità).
Bisognerebbe, cioè, prendere atto, accettare e superare il fatto che gran parte della gente (compresa quella che ci ha in qualche modo offeso o danneggiato) agisce in modo sbagliato non perché siamo sbagliati noi ma perché è essa ad avere problemi esistenziali e debolezze proprie.
In questo caso, la soluzione è semplicemente quella di distaccarsi mentalmente da loro, magari visualizzando dei fili che legano la nostra persona alla loro e immaginare di tagliarli definitivamente, diventando così liberi di volare via e di vivere appieno le esperienze che la vita ci riserva.
Nel secondo caso (pensieri indotti dalla finitezza umana) meditare sul fatto che, come insieme di atomi, siamo immortali, che la vita pervade tutto l’Universo e che non siamo un corpo che vive le sue esperienze ma uno spirito che è entrato in un corpo per vivere le sue esperienze (questo, chiaramente, per chi ha una fede, intrinseca o speculativa-scientifica ).