Baianese – Ripubblichiamo un lucido articolo, di ben 23 anni fa, a firma del Prof. Gianni Amodeo: ma sembrerebbe che, nella sostanza, poco o nulla sia cambiato!

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 Questa rubrica vorrebbe essere un luogo di confronto e di discussione sulle tante questioni irrisolte dei nostri territori. Uno spazio virtuale dove si possa discutere, liberamente e costruttivamente, sia di Politica (quella con la “P” maiuscola e lontana dal pettegolezzo strumentale e autoreferenziale) sia degli aspetti socio-economici e culturali.

Per stimolare il confronto, abbiamo pensato di ripubblicare un articolo di ben 23 anni fa di colui che riteniamo essere tra i massimi intellettuali viventi del Mandamento di Baiano: il Prof. Gianni Amodeo.

Tale articolo fu pubblicato, nel 2000, a pagina 286 del nostro del nostro libro “La Città del Baianese” (un’estensione del nostro giornale cartaceo “La nuova Gazzetta”), che potrete scaricare GRATUITAMENTE da questo link.

L’articolo si intitola “Informazione e democrazia: una riflessione sulla realtà locale” in cui l’Autore, si sofferma, anche sollecitato da titolo del libro, sull’idea di una Città del Baianese.

Riportiamo l’articolo integralmente, ma con un’osservazione: per quanto riguarda una eventuale fusione o integrazione dei 6 comuni, pare proprio che poco o nulla sia cambiato!

Indipendentemente da come si voglia chiamare questa ipotetica “Città del Baianese” (il nostro Direttore Responsabile, anni fa, propose anche “Vallejanus”, Valle di Giano, con riferimento alla divinità italica, anticamente venerata in queste lande, da cui – forse – proverrebbero i toponimi Baiano e Arciano, con il significato, rispettivamente di “Valle di Giano” e “Arx” ovvero “altura di Giano”) e se essa debba assumere la forma di “unione” o di “fusione”, sembra che il dibattito prenda vita solo in vista delle elezioni e che sprofondi nelle grigie sabbie del dimenticatoio subito dopo lo spoglio delle schede elettorali!

 

Informazione e democrazia: una riflessione sulla realtà locale.

(di Gianni Amodeo – Settembre 2000 – Dal libro “La Città del Baianese“, di De Rosa – Napolitano)

   Informazione e comunità locali. Un rapporto basilare nella formazione degli spazi di libertà e di confronto dialettico e per la pratica della democrazia. Ma anche un rapporto di laboriosa e difficile elaborazione e costruzione nei contesti strutturalmente deboli sul piano socio-culturale e delle attività produttive. Un rapporto, che, quand’anche possa essere impostato e proposto, vive, per lo più, condizioni di precarietà e fasi di incertezze, anziché di riconoscimento vicendevole, dall’uno e dall’altro versante; riconoscimento, che sia d’impulso fattivo per un processo di crescita comune e complessiva.

   È un dato, che si manifesta ancor più, e con tratti di nette distinzioni, allorché le comunità locali non riescono a prospettarsi riferimenti e connotazioni, che diano loro un senso mirato e condiviso di identità storica e civile; un senso, a cui nell’ambito della società plurietnica e dell’economia mondializzata, non è possibile rinunciare, facendolo smarrire passivamente. Un senso, che, invece, va riscoperto e valorizzato, all’insegna del pensare globale e dell’agire locale; un binomio, che costituisce e rappresenta un approccio di modernità progressiva e della capacità di saper leggere e vivere coerentemente i tempi di Internet e della multimedialità, con cui la comunicazione si dispiega nella rapidità e nella varietà delle sue straordinarie risorse, superando, per molti versi, gli orizzonti della stampa, della radio e della stessa televisione. Ed è una comunicazione, che non conosce limiti e barriere etnico-razziali e politiche, frantumando le distanze, con tante finestre aperte sul mondo e in tempo reale, in grado di proporsi come l’antidoto più efficace e capillare nel contrastare totalitarismi ed autoritarismi, dando forma e sostanza alla dimensione dei diritti-doveri di cittadinanza, così come furono prefigurati nel ‘700 dal cosmopolitismo degli illuministi.

   Su questa traccia è possibile rispondere alla domanda, posta dai promotori della presente iniziativa editoriale, in ordine allo stato dell’informazione nel, su e per il comprensorio basso-irpino, sul versante dell’area avellana o, se si vuole, del mandamento di Baiano, secondo la tradizionale ripartizione degli ambiti amministrativi, non più valida, che ha reso Baiano, fino a qualche decennio fa, sede di uffici per l’amministrazione finanziaria e della giustizia, come quelli per le imposte dirette, del “Registro” e della Pretura; uffici ora soppressi. Ed è una risposta che si coordina alla “debolezza” strutturale, a cui si è fatto riferimento; “debolezza” di un contesto di 6 Comuni, la cui popolazione supera di poco i 25 mila abitanti, in complesso. Un quadro, in cui la politica, come i partiti, sono i “grandi” assenti, a cominciare, segnatamente, dalla fase della ricostruzione post-sismica degli anni ’80. Un’assenza di progettualità e soprattutto di capacità di servizio; autoreferenziali, i partiti, e quel che c’è dei loro ceti dirigenti, si ri-trovano e ri-propongono alle scadenze elettorali o per conflittualità “momentanee” ed umorali. Ma per il resto hanno interrotto il rapporto con la realtà, con i problemi e non sono in grado di produrre più “animazione”, così come è avvenuto fino agli anni ‘60.

   Le politiche per l’ambiente, per la formazione, per il lavoro, per la promozione delle attività d’impresa, con la realizzazione dei necessari fattori infrastrutturali di supporto, per la valorizzazione del patrimonio archeologico-paesaggistico: petizioni di principio, se e quando sono espresse, da affidare al solito documento o manifesto pubblico o all’ancor più solito convegno-passarella. Poi, zero assoluto nei fatti. E  le  politiche per l’edilizia, che, con i pubblici finanziamenti del dopo-terremoto, oltre i 400 miliardi, sono state ben poca cosa, anche se potevano segnare una significativa svolta nella configurazione architettonica e di vivibilità sociale dei quartieri dei Comuni del comprensorio; carenti le  politiche urbanistiche, ancorate ad uno stato di marginalità o di paralisi, come dimostrano i “casi” di Avella e Baiano, laddove sarebbe necessario programmare un’unica pianificazione territoriale, considerato l’indice di conurbazione esistente tra i  6 Comuni. Un “passaggio” essenziale, per favorire e promuovere la “mitica” Città mandamentale, la cui idea appartiene al dibattito politico degli anni ‘60. Un progetto, per il quale i ceti politici-amministrativi hanno speso nulla o quasi del loro tempo e delle loro possibilità. Un progetto, che, tuttavia, alla luce della legge sulla riforma delle Autonomie locali degli iniziali anni ‘90 e della recente legislazione-Bassanini, esprime un’ulteriore, intrinseca validità, in funzione delle Unioni intercomunali, che possono fornire maggiore e migliore efficienza organizzativa nei servizi ed esercitare una congrua funzione nei rapporti con gli altri Enti locali, Province e Regione; rapporti, ormai destinati ad assumere connotazioni di programmazione federalista.  L’informazione, specchio della realtà, risente di questa generale condizione di “debolezza” della politica, intesa ed attuata come servizio per il bene comune e non certo come pratica del clientelismo e dei favoritismi, secondo le appartenenze, o, addirittura, come privatizzazione dei partiti, se non delle amministrazioni locali. E la “debolezza” della politica si coniuga con quella della cultura sociale, che, in genere, si esplica e si sviluppa nella “animazione” delle istituzioni private, dell’associazionismo laico e religioso, nel volontariato.

   Certo, non si può negare il valore delle iniziative degli anni ‘70 ed ‘80 delle emittenti radiofoniche private, operanti ad Avella, Baiano e Mugnano del Cardinale, alle esperienze a cavallo degli anni ‘80 e ‘90 di Telebaiano; esperienze tramontate per varie ragioni, che non mette conto analizzare. Ora sul territorio sono presenti periodici come Il Meridiano e La nuova Gazzetta. Una presenza, già commendevole per l’esserci. Una presenza, che può essere di testimonianza e di impulso, ma che non può certo diventare da sola politica e cultura. Né è in condizione di esprimere una simile pretesa. Sarebbe sciocco e “fuorviante”. I processi di crescita e di emancipazione civile richiedono il coinvolgimento di tutte le parti del contesto sociale, secondo i propri ruoli ed attitudini.

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