Capita di imbattersi in figure inspiegabili. Questo pensavo. Già da tempo. Succede di tutto, sicuramente, anche quello che non metti in conto. Gli anni ti regalano certezze. E si accompagnato agli acciacchi. Sempre più di pari passo. Ti ritrovi, alcune mattine, a fare l’inventario dei dolori. Poi, chissà perché e chissà per come, decidi per il medico. Così da far giustizia di ogni dubbio. Che si presenta, spedito, sotto forma di ricerca in internet. Ti sembra comoda, così, la vita. In realtà, viaggi fuori strada. Allora opti per quello, del settore a te più afferente in termini patologici, che, magari, ti hanno suggerito gli amici. Diffidenza, comunque, a fette.
Un medico ti deve prendere. E deve saperlo fare. Bene. In fondo è solo una questione di fiducia. Reciproca, certo. Nel gioco delle parti, il paziente recita la trasmissione del dolore. E dal camice bianco, prima che la risoluzione, ci si aspetta ascolto e passione.
Ma non sempre è così. Non per una cattiva deontologia, ci mancherebbe! È che spesso, magari, il problema fisico non sussiste. Non c’è! Però vuoi mettere che ,con calma, te lo spiegano? Suvvia, c’è rassicurazione. Ma perché, non è forse vero, che individuato il problema si è già guariti per metà? E tu vuoi sentire, tutto ciò.
Così, forte ed incrollabile nelle mie testé elucubrazioni, faccio la chiamata. Apripista per l’incontro. L’impressione? Ma ottima, direi. È quando senti il tuo interlocutore, dall’altro capo, che parlando sembra che sorrida, allora è fatta.
Consegni l’anima. Ti fidi. Ti manca solo vederlo, per abbattere gli spiccioli residui in frenata. È uno specialista. E vuoi che sia speciale. Vuoi che sappia tutto di un po’. Del tuo corpo, naturalmente.
Così ho conosciuto il chirurgo Nicola Gennarelli. Aggiungo, di chiara fama. E lo posso dire e sostenere, anch’io. Dell’accoglienza amicale al tu interpersonale è un momento.
Dal raccontare al divagare è un attimo. Dal fidarsi, al fidarsi certamente, è un lampo. Le cose che non volevi fare, accettare, le vedi normale conseguenza. E poi chiami quando ne hai bisogno. Se non altro per tranquillità.
Vuoi essere fugato dalle incertezze. E pure questo arriva. Allora comprendi il valore della mission. Prima ancora della persona. E che poi diventano un tutt’uno. Le visite sono sopportabili. Ma gli esami, più invasivi, anche.
Se poi si individua il farmaco all’uopo, beh… non ti ferma più nessuno.
Caro Nicola, di ali non ne sei fornito, lo so. Ma il colore che indossi è quanto di più vicino alla realtà. Porta, ancora e sempre, pazienza.
In fondo è il primo aiuto richiestoti. Uno scopo di vita è anche questo. Se non proprio questo. I tuoi pazienti sono la tua coscienza. Che, so bene, ha infinite gradazioni. Ma la tua è cristallina. E non cambia. E meno male.
E se non ti chiamo e tutto ok. E, se lo faccio, è per sentire una persona dabbene. Il professionista già lo so.
(Enzo Pecorelli)