Aspettando Edmondo- Operazione Nostalgia in concerto (di Enzo Pecorelli)

di Enzo Pecorelli

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Già dal pomeriggio inoltrato si sentiva qualcosa. Senza sapere modo e come. Ma un appuntamento del genere si aspettava da molto. Da anni. Se ne parlava, si assicurava, si scommetteva. Ma non si avverava nulla. Mai. Un concerto-reunion. Si farà, succederà, è quasi pronto. Poi, rimandato a data da destinarsi. Il giorno, infine, è arrivato. Anche se ne sono due. 

L’attesa finita, ma contagiosa. Gli ultimi giorni il saluto interpersonale ha lasciato spazio al “tu ci sarai?”. E così c’era il sold out. Alla prima. Ed alla seconda serata, pure! Molti anni addietro, in pieno boom economico, a Mugnano del Cardinale ci fu chi trovò necessario misurarsi con la musica. Paul Manners, poi salito agli onori della cronaca come voce solista dei Cugini di Campagna, assieme ad Antonio Napolitano, Antonio Postiglione, nonché il compianto Tonino Delle Donne fondarono il gruppo Florials. 

Grandi aspettative, ma anche una enorme dose di sfortuna, fece sì che il complesso si dissolvesse. Ma l’amore per le sette note contribuì alla rifondazione di altra èquipe. Integrando, a fronte di alcune uscite, l’arrivo di Giannantonio Cillo. Frontman sempre il mitico Paul. Chissà perché si definirono gli “Aspettando Edmondo“. La musica ed i tempi erano buoni. 

Ma tutto si evolve. Per cambiare. Tutti siamo cambiati. Nell’attesa sono passati, circa, 45 anni. Mica poco! L’occasione nel decidere  di rivedersi si è consumata in una due giorni al Teatro Colosseo di Baiano. Intorno alle duecento poltroncine, come capienza. 

A singola esibizione. Polverizzati i biglietti, in poche ore. Così come la replica del giorno dopo. “La musica di ieri…oggi ci riunisce!” Questo il messaggio in locandina degli Aspettando Edmondo e friends. Essì, perché oltre ai nostri magnifici quattro, si sono accompagnati i friends, come non mai: Camillo Cadente alla chitarra, strepitoso un suo assolo, Carmine Di Giacomo alla batteria, giovane ma, letteralmente, bravissimo, Max Fontana alle tastiere, silente e virtuoso e Vincenzo Napolitano sempre chitarra, meraviglia assoluta in un passaggio per un pezzo di Carlos Santana. Ha fatto semplicemente commuovere. 

Padroni del palco, comandanti di emozioni. Tutti. Ecco quelle, proprio, non sono mancate. Il filo conduttore si dipana, già, dal foyer del teatro. Incontri, nell’attesa dell’entrata, che fortuiti non sono. Il tempo è impietoso. Rivedi un pò tutti. Anche chi, capisci, è  più verosimile che uguale ad una volta. 

L’idea è quella di ascoltare la musica. La nostra. I nostri tempi. Ora dicono boomer. Domani diranno: però, mica male!. Il repertorio si apre con brani che, francamente, non catturano subito il pubblico. Ma servono per scaldarsi. È musica di mostri sacri, internazionali, degli anni 70. 

Poi arriva un medley di Santana, e lì danno il meglio le chitarre. Di cui sopra. E si continua, senza mai fermarsi, con canzoni storiche e di pronta presa. Paul Gordon Manners ha l’ugola che risponde. La sua chitarra fa il coro. La band intera, dà tutto e fa bordone. Alla grande. A momenti si faceva a gara, tra gli astanti e gli artisti, a chi teneva botta. 

Il popolo è tratto. Telefonini d’ordinanza riprendono. Sguardi furtivi si rincorrono. Qualcuno ricaccia lacrime indietro. Hai visto mai si impastino col rimmel. Per qualcuno è fatica sprecata. Si servono e si mangiano emozioni, ricordando ciò che fu. Lo noti, con occhio attento. I ricordi, se hanno cittadinanza, non sloggiano. Ed hanno pretesa di pensare, con tale colonna sonora, ad un peccato del poter essere e non è stato. Le sensazioni non si possono raccontare. Ma se te le rimanda una certa musica, allora, forse si. 

Maledetto tempo. Trascorso così veloce. Quasi a tradimento. Ma chi si arrende. Questo lo si leggeva sul volto degli over 60. Padroni assoluti della sala. E di una notte che ci manda a dormire, regalando una certa consapevolezza. Quella di aver vissuto anche i nostri tempi. La musica nostra non può finire. Fin quando ci sarà qualcuno che la canterà. Un grazie senza amarezza. Le adunanze, cosa buona e giusta. 

Che Dio le preservi. Sempre.

Enzo Pecorelli

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