Un’operazione di vasta portata è stata eseguita dalle Forze dell’Ordine contro uno dei clan più longevi ancora attivi a Scampia, un quartiere periferico di Napoli, noto per le violente guerre di camorra degli anni 2000 che hanno provocato centinaia di vittime. Nel mirino dei Carabinieri e della Dda partenopea la cosca degli Abbinante, con 37 arresti eseguiti nel corso della notte.
Questo intervento segue di poche settimane un altro che ha portato all’arresto di molte persone associate al clan Di Lauro, tra cui il cantante neomelodico Tony Colombo e sua moglie Tina Rispoli, vedova di un boss della camorra, Gaetano Marino, ucciso nel 2012 a Terracina dal clan Abbinante.
Gli indagati sono sospettati di vari reati, tra cui associazione per delinquere di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, estorsione, detenzione e porto abusivo di armi, produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti. Tutti questi reati sono aggravati dal metodo e dalle finalità mafiose.
Le indagini, condotte dai carabinieri del nucleo operativo della Compagnia Stella e della Stazione di Scampia, hanno documentato l’attività del clan Abbinante nel quartiere Scampia e, in particolare, nelle proprie “roccaforti” del rione Monterosa, Ises e zona della cosiddetta “33”.
Secondo gli inquirenti il clan è strutturato come un’organizzazione operativa stabile, unitaria e verticistica, con ripartizione di ruoli e compiti funzionali ad assicurare la continuità e sistematicità del traffico di droga, svolto senza soste nelle “piazze di spaccio” statiche e dinamiche (quelle con consegna all’acquirente dello stupefacente ordinato telefonicamente).
È stato anche documentato il controllo capillare del territorio all’interno dei rioni, definiti “casa nostra”, dove tutto doveva passare al vaglio del clan per “il rispetto per la famiglia”.
Sono stati, inoltre, ricostruiti diversi estorsioni perpetrate ai danni di imprenditori ed esercizi commerciali della zona. I membri del clan avrebbero costretto gli esercizi commerciali presenti all’interno del Rione Monterosa a rifornirsi di pane, latticini, buste ed altri prodotti di prima necessità esclusivamente dai fornitori individuati dal clan, a loro volta forzati a corrispondere una somma di denaro per l’esclusiva in tal modo conseguita.
Inoltre, sono stati trovati nella disponibilità del clan, box auto destinati a “magazzino merci” per il sodalizio, dove sono state sequestrate, nel corso delle indagini, numerose armi e ingenti quantitativi di droga.
Il provvedimento eseguito è una misura cautelare disposta in sede di indagini preliminari, avverso cui sono ammessi mezzi di impugnazione e i destinatari di essa, in quanto persone indagate, sono da considerarsi innocenti fino a sentenza definitiva.