Opere letterarie sopravvissute – Esaltazione di Dio nella letteratura latina.

Prof.ssa Valentina Modesta De Caro

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Opere letterarie sopravvissute 

Esaltazione di Dio nella letteratura latina

 E’ interessante notare come già prima della comparsa di Cristo, i testi venissero dedicati alle divinità. Consideriamo a tal proposito le tante traduzioni dell’Iliade e l’Odissea, ricchi di riferimenti alla mitologia greca Arcaica e alle divinità e in cui compaiono valori come la timè, il timore del pensiero della collettività verso le azioni di un singolo individuo, o il desiderio di gloria che è infuso dalle divinità negli eroi omerici. Pare utile notare come nel corso dei secoli soltanto i testi dedicati alle divinità, nei tempi anteriori alla comparsa di Cristo, abbiano avuto una loro fortuna, a dispetto di quelli in cui le divinità, o anche l’amore non venivano affatto menzionati.

 Esistevano nell’antichità vari carmina sacrali e con intenti propiziatori e magici. Tra questi quelli scritti prima di partire in guerra (è questo ad esempio il Carmen dei Salii) , oppure quelli adatti a rendere fertile un determinato terreno (è questo il caso del Carmen Arvale). Nei carmina veniva invocate esplicitamente delle divinità campestri e oltre queste i Lari, protettori della casa e della famiglia. Certo, accanto a tali tipi di carmina sono giunti fino a noi anche quelli di tipo profano, ma comunque capaci di esaltare la vita comunitaria di cui tanto parla il Testo Sacro (ciò avviene nei cosiddetti Carmina Convivalia), oppure la vittoria e il trionfo per una battaglia, certamente avvenuta grazie al supporto delle divinità (si pensi a tal riguardo ai Carmina Triumphalia) e poi, ancora, le neniae, rientranti nella scrittura di tipo profano, pure in qualche modo riguardano il Testo Sacro, giacché esse sono connesse con i riti funebri.

 Le prime rappresentazioni teatrali avvennero presso i luoghi di culto. Nelle sature o nelle atellane non si facevano riferimenti a Cristo, ma anche qui venivano messe insieme opere di carattere buffonesco per allietare uno specifico pubblico, per favorire la convivialità che viene esaltata anche nel Testo Sacro, come momento di gioia successivo al pericolo e alla prova. Nelle atelanne, comunque si mirava a dare anche insegnamenti, quali il diffidare dai servi sciocchi e più in generale da persone poco oneste, cioè si fornivano insegnamenti che potremmo definire di natura biblica. Ancora, nell’antica Roma, vennero scritti testi drammaturgici in occasione di feste religiose. E furono molte le feste per le quali vennero prodotti testi letterari drammatici (si ricordino a tal proposito i ludi Romani, o Ludi, Floreales, i ludi Apollinares, i ludi Megalenses, i ludi Plebei, delle quali festività, le prime furono le più antiche).

 La scrittura di testi letterari di vario genere sembra essere avvenuta per fini religiosi principalmente o comunque per portare avanti quei valori morali che poi saranno ribaditi da Gesù Cristo, come l’amore per la terra e per la natura, l’amore per la famiglia, l’attenzione verso gli uomini astuti, tema quest’ultimo che sovente compare nelle commedie di molteplici autori.

 Fabule togate, palliate, praetexte, cothurnate, commedie di vario tipo, davano comunque insegnamenti di tipo morale, al pari delle tragedie romane e greche. Soprattutto le prime, le fabule togate, mettevano in scena il mondo degli umili, la vita nei campi, che sarà altresì oggetto di trattazione narrativa da parte di Verga con la sua raccolta di novelle dal titolo omonimo e che è stata oggetto di esaltazione da parte dello stesso Virgilio, la cara guida di Dante Alighieri. Anche testi come l’Amphitruo, poi ripreso da Moliére per le sue commedie, o l’Asinara, l’Aulularia per citare alcune opere di Menandro, erano capaci di dare insegnamenti morali attraverso il riso. Per lo più le trame delle opere rappresentate di Menandro erano  tutte simili e riguardavano gli innamorati desiderosi di unirsi in matrimonio, ma impossibilitati a farlo a causa di impedimenti di varia natura e che sul finire dell’opera riuscivano a raggiungere ciò a cui ambivano per il tramite di personaggi aiutanti “alla Propp”.  E a questo punto vale la pena di considerare Catone il Censore con i suoi valori del mos maiorum in De agri cultura.

 Anche la musica inserita all’interno degli spettacoli teatrali potrebbe essere vista come un’esaltazione all’Altissimo, mediante la dimostrazione delle abilità umane e delle facoltà canore che Dio ha dato all’uomo. “Le arti avvicinano a Dio”.

 Le traduzioni da parte degli autori latini su testi greci si è focalizzò altresì su testi che fossero comunque apportatori di insegnamenti morali: in primis Iliade ed Odissea, tradotti da numerosissimi autori latini (tra i quali Andronico ed altri), ma anche sulle tragedie della principale triade composta da Eschilo, Sofocle ed Euripide. I valori della grecità classica, quali la timè, o l’amore per la gloria valori assolutamente cristiani e presenti nei testi letterari pocanzi detti.

 Nel genere storiografico, poi, s’incontrano spesso riferimenti alle divinità, tramite battute pronunciate da determinati personaggi. Tale asserzione è valida considerando opere storiografiche quali quelle dell’autore delle Storie, Tacito, dove pure vengono evocati il cielo e gli dei.

 La presenza di Dio nella Letteratura pagana dagli albori dei tempi cristiani è stata una costante nei libri di testo prodotti dai più disparati autori della nostra letteratura d’età classica e giunti a noi oggi scavalcando i secoli bui del Medioevo ed attraversando i successivi secoli mediate l’operato filologico degli alessandrini all’interno della biblioteca/museo di Alessandria d’Egitto.  Possibile che il buon Dio abbia deciso di preservare dal decadimento soltanto quei testi che in qualche modo abbiano reso omaggio alla sua Maestà? Al suo splendore? Alla natura da Lui creata? Ai valori cristiani?

 Pensiamo a tal proposito alle opere di Virgilio, ossia alle Georgiche, alle Bucoliche, all’Eneide, in cui rispettivamente l’autore esaltò la vita dei campi (opera questa certamente conosciuta dal più contemporaneo autore Virgilio che scrisse per l’appunto la raccolta di novelle Vita dei campi), la vita pastorale e la vita eroica di Enea, un prode che all’indomani della guerra di Troia decise di partire verso nuove rotte alla ricerca di una terra in cui dare origine alla propria stirpe. Certamente, la vita dei campi di cui parla Virgilio nelle Georgiche ha avuto un doppio senso, se non quadruplice, come scrisse Dante Alighieri a proposito dei sensi della scrittura. Infatti, tale opera è pregna di precetti biblici che riguardano l’operosità tipica di api/formiche, le virtù etiche di cui parlò il filosofo Aristotele nell’Etica Nicomachea e tra tutte il coraggio, l’amore per la patria, la famiglia, gli amici, la buona educazione: valori cristiani, esaltati dal Virgilio anche su richiesta dell’Imperatore Augusto.

“I campi di terreno soffice [gli uomini temprati dalle dure fatiche] , sono i migliori, / e tali li rendono i venti, il gelo delle brine / e il lavoro tenace dello zappatore [l’educatore], che smuove e rompe una quantità di zolle [le asprezze dell’uomo temprato]. / In più gli uomini che fanno attenzione/ scelgono per preparare il vivaio  [addestrare ed educare gli uomini]/ un luogo simile a quello dove in filari [in un luogo adeguato] / saranno poi trapiantate le piante, perché i germogli [gli uomini che siano stati educati] non rifiutino / l’improvviso mutamento dell’humus [continuino a crescere positivamente nonostante i cambiamenti della storia circostante o il mutare degli avvenimenti]. “ (Georg. II, 262-269)

 Le opere di Cicerone, con la loro difesa di cause giuste potrebbero essere considerate come delle esaltazioni ad una giustizia superiore, capace di difendere i più deboli o comunque i giusti. Cicerone scrisse anche un’altra opera davvero eloquente: il De finibus bonorum et malorum, incentrato su problematiche di natura etica. Ma, oltre a questa scrisse anche il De natura deorum, il De divinatione, il De fato, il Laelius de amicitia, il De officiis, il De legibus, ed altri titoli eloquenti.

 Sotto Augusto, all’interno dei circoli di Mecenate e Pollione, gravitarono poeti di minore fortuna rispetto al Virgilio, come Emilio Macro, Albinovano Pedone, che pure composero testi rispettivamente sulla natura, la zoologia e sull’esaltazione di una vittoria a seguito della spedizione dei romani contro i Germani, che venne vinta da Germanico nel 16 d.C. E poi, ancora, Marco Manilio produsse un testo sull’esaltazione dei fenomeni astronomici oltre che sulle credenze astrologiche. Orazio, invece, esaltò la vita quotidiana all’interno dei suoi Epodi, mentre dalle sue Odi emersero i temi dell’amicizia e della convivialità.

 Al primo secolo d.C. possono essere ascritti anche gli autori Cornelio Gallo con la sua opera Gli Amores, e Tibullo scrittore di testi che esaltavano anche la natura. Laddove, Properzio compose nel medesimo periodo delle elegie dal contenuto moraleggiante, contro la disonestà ed altre ovviamente di tono più celebrativo, ma tutte con il proposito di esaltare Dio e il suo operato, così come Ovidio, le Metamorfosi. Certamente le Metamorfosi non esaltano l’Altissimo in modo diretto, ma offrono exempla di buona condotta.

“ […]Ora si che mi pento/ di non aver ceduto. Altro non chiedo/ se non la vita. Prendi tutto il resto!’./Così parlava senza mai guardare/ verso colui al quale indirizzava/ quella preghiera […]”  (Met. Ovidio, V, 221-224)

 

 Poco più tardi, Seneca stilò il De brevitate vitae, il De Constantia sapientis, il De vita beata, il De tranquillitate animi il De providentia, il De beneficiis, il De clementia, le Naturales questiones, l’Epistulae morales ad Lucilium, soffermandosi sul senso dell’essere umano in bilico tra concezione stoica ed epicurea. Anche le sue opere drammatiche, ispirate ai tragici greci, potrebbero essere considerate come un’esaltazione a Dio attraverso l’esplicitazione dell’interiorità dell’uomo.

 Scavalcando Vipsanio Agrippa e Apicio che pure produssero testi inerenti l’ambiente naturale, segnalo qui il trattato De Re Rustica di Columella, o il suo De Arboribus che pure esaltarono l’ambiente naturale ed indirettamente l’operato dell’Altissimo. Il genere epigrammatico del Marziale tratteggiò pure la quotidianità con uno stile più o meno elegante. I critici sostengono che nella sua produzione manchi una vena moraleggiante, ma di fatto l’esaltazione di ciò che è semplice è già di per sé esaltazione di grandezza. Anche il genere epistolare che può mette in mostra la realtà dei fatti quotidiani, financo all’impressionante potenza dei fenomeni naturali, è giunto fino a noi nel corso di XX° secoli di storia, tramandato su papiri o pergamene.

 Il poema epico Argonautica, di Valerio Flacco, ispirato in parte all’Eneide di Virgilio è esso stesso la messa in risalto di una vittoria voluta dalle divinità. Il medesimo discorso valga per la composizione di altri poemi come quello sulla Guerra-Punica ad opera di Cecilio Stazio o la sua Tebaide.

 La  capacità di parlare in modo metaforico o comunque appropriato ai contesti è oggetto dell’Ars Oratoria di Orazio e tale produzione può essere considerata come un modo indiretto per esaltare Colui che ha donato l’abilità della parola. E così un’opera come l’Ars rethorca di Quintiliano potrebbe essere inserita nel lungo elenco di opere sopravvissute ai secoli bui con il solo scopo di esaltare l’uomo creato da Dio a sua immagine e somiglianza e più in generale il creato.  Lo stessi discorso valga per le opere di carattere linguistico come il De Coompendioso doctrina di Nonio, o per le opere che esaltano tutte le arti liberali.

 Le tematiche sull’amicizia che pervadono i componimenti di Catullo, autore del I° sec. d.C. costituiscono un inno alla fedeltà, all’amore e a valori cristiani, così come un “inno” alla natura che il buon Dio ha creato. A tal proposito, come non dimenticare di citare i tanti riferimenti naturalistici delle Naturalis Historia di Plinio il Vecchio, anch’essi indirettamente esaltanti l’operato del Divino Fattore.

 Le opere scaturite nel II° d.C. dal genio di Apuleio, con le sue Metamorfosi, dove traspaiono amore per il diritto e la giustizia, temi codesti che uniti a quello della pericolosità delle pratiche occulte, potrebbero essere considerati come un’indiretta adesione a Dio e alla sua giustizia suprema. Altresì nelle opere di Giovenale, vennero messi al bando i vizi dell’uomo, all’interno delle sue satire.

 Le forme di ringraziamento contenute in testi quali il Panegirico a Traiano ad opera di Plinio il Giovane, possono essere collocabili entro la lunga lista di opere dei giusti che sono state considerate degne di essere tramandate ai posteri.

 Alcuni studiosi potrebbero obiettare sul fatto che tutti i testi di tutti gli autori latini possano essere stati un veicolo del Signore, contenendo anche tematiche che su discostano dalla “sacralità”. Infatti, un testo sulla caccia, ad esempio, quale quello scritto dall’autore Marco Aurelio Olimpio Nemesiano, potrebbe essere considerato poco cristiano, così come molti testi precedentemente citati ed inerenti l’eros o la guerra. Tuttavia, a discapito di tale teoria, va detto che attraverso l’esaltazione dell’eros e delle sue conseguenze nefaste si può apprendere ad evitarlo; similmente dicasi per ciò che riguarda l’arte della guerra; la pratica della caccia, invece, serve all’uomo per sostentarsi ed è stato l’Altissimo ad aver dichiarato che tutte le bestie del mondo sono state create per essere al servizio dell’uomo.

 Le biografie latine sugli uomini illustri, che esaltano  un uomo specifico in quanto essere supremo tra le altre creature del pianeta Terra, potrebbero essere anch’esse considerate come esaltazione dell’Altissimo. Cito qui a tal riguardo l’autore Svetonio. La denuncia per la decadenza contenuta nei Rerum gestarum libri XXXI è certamente un tema morale.

 Ausonio, Claudiano, descrissero rispettivamente ambienti naturalistici come il paesaggio della Mosella e testi di argomento mitologico, come il De bello Gildonico e il De bello Gothico, nella loro piccola produzione seppero contribuire al disegno di Dio di “ricapitolare a lui tutte le cose”. Anche il genere favolistico di Flavio Avieno potrebbero essere considerate come un’esaltazione della moralità e indirettamente come un’esaltazione a Dio. Di per sé il genere favolistico ha questo scopo.

 In tale contesto vanno menzionati senz’altro gli autori cristiani veri e propri come Tertulliano, che dopo la conversione al cristianesimo produsse l’Apologeticum e l’Ad nationes, ma anchee opere di argomento dottrinale come l’Adversus Marcionem, l’Adevrsus Hermogenem, l’Adversus Valentianos, l’Adversus Iudaeos, il De praescriptione haereticorum, il De carne Christi e il De resurrectione. Ed oltre quieste, il De ieiunio, il De oratione in cui vengono esaltati rispettivamente l’importanza del digiuno e della preghiera per i cristiani; il De cultu feminarum, il De virginibus velandis, il De exortatione castitatis, il De pudicitia, il De monogamia e lo scritto Ad uxorem, dedicato alle donne/mogli; il De idolatria, il De fuga in persecutione con una grande potenza drammatica. L’autore Cipriano, invece, produsse il De catholicae ecclesiae unitae, il De bono patientiae, il De habitu virginum, il De mortalitate, il De exhortatione martyri, in cui viene esaltato il martirio. Lo scrittore Arnobio, con la sua opera Adversus nationes; Lattanzio con la sua opera De opicificio Dei, le Divinae Institutiones, il De ira Dei, il De mortibus persecutorum e il De ave phoenice, simbolo di rinascita, furono altresì elogio a Dio, degne tutte di essere tramandate ai posteri,

 Orosio, Salviano, Sulpicio Severo, i tardi apologisti latini, produssero testi sulle vite dei santi. Ad esempio sulla Vita sancti Martini. L’opera di Sulpicio fu esemplare per altri scrittori del genere agiografico. Autori che scrissero vere e proprie preghiere in lingua latina e che sono giunte a noi integre nonostante l’incalzare di questo tempo rovinoso, furono Prudenzio, con il suo Cathemerinon sull’importanza della preghiera per la salvezza dell’anima umana e che riguardano anche preghiere specifiche per il Natale, l’Epifania e le esequie dei defunti. Egli scrisse anche dei testi utili all’esaltazione dei martiri, spagnoli ma anche di altre aree geografiche. Nell’opera Apotheosis espone il dogma della Santissima Trinità. Nell’opera Contra Symmachum, invece, si scaglia contro il politeismo. Certamente, prima della venuta di Cristo la venerazione verso gli dei pagani era totalmente naturale, giacchè nessuno conosceva il mistero che Gesù rivelò. Tuttavia, l’esaltazione dell’elemento divino da intendersi come “motore immobile” del cosmo, ancorchè delle azioni umane è certamente un fatto da ricordare e che il Signore ha voluto far ricordare, preservando le opere citate dalla perdizione.

 “Del Signore è la terra e quanto contiene, l’universo e i suoi abitanti. E’ Lui che l’ha fondata sui mari e sui fiumi l’ha stabilita”, potremmo aggiungere: prima della venuta di Cristo la conoscenza dell’Unità Trina era sconosciuta, e la creazione del mondo venne interpretata con miti e poemi epici, che in qualche modo contenevano alcune verità, ma fu solo con i poeti cristiani come Giovenco, Damaso, Paolino di Nola, Sedulio, Sidonio Apollinare, Vittore e Draconzio, che tali verità cominciarono ad emergere nella loro chiarezza versificatoria, in particolar modo con quest’ultimo autore si cominciò a parafrasare la Genesi della Bibbia all’interno dell’opera Alethìa, in tre libri, mentre in De laudibus Dei vennero esaltate la benevolenza di Dia verso gli uomini, opera questa considerata la migliore di tale autore.

 Sant’Ambrogio, in seguito, interpretò l’Antico Testamento e trattò dei doveri dei sacerdoti nel testo De officiis ministrorum, ma fornì altresì un supporto alle vergini in De virginibus. San Gerolamo riordinò e rivide la Bibbia greca, producendone una traduzione in lingua latina: un lavoro davvero enorme e che gli valse la santità. (La prima Bibbia della storia è detta Vulgata). Commentò altresì vari testi sacri, quali quelli dei Salmi, dei Dodici Profeti minori e dei Quattro Profeti maggiori. Il suo Chronicon comprese la storia dai tempi di Abramo in poi. Ilario di Poitiers compose il De Trinitate,, oltre a commenti ed esegesi di passi biblici. Grazia a lui possediamo i primi esempi di innografia prettamente cristiana del mondo occidentale. Anche Lui come altri predecessori si scagliò contro le eresie, in testi come Contra Arianos vel Auxentium Mediolanensem.

 Giungiamo così a parlare brevemente delle opere di Sant’Agostino, che oltre ad aver composto un enorme quantitativo di opere filosofiche, autobiografiche e polemiche, fu uno scrittore assai assiduo di testi dogmatici ed apologetici. Tra i titoli delle sue opere: il De beata vita, Contra Academicos, De ordine, Soliloquia, De musica, ovvero sull’importanza della musica, De magistro, sulle corrette modalità d’insegnamento e sui suoi limiti, il De libero arbitrio, il De Baptismo contra Donatistas, il De moribus ecclesiae catholicae, il De spiritu et littera, il De doctrina Christiana, il De catechizandis rudibus, il De consensu evangelistarum,, il De moribus ecclesiae catholicae et moribus manichaeorum e le sue Confessiones in cui l’aurore sostiene l’importanza della sincerità offerta a Dio, poi il De civitate Dei in cui vengono contrapposti il volere dell’uomo e quello di Dio al centro dei quali esiste il libero arbitrio. Come non vedere in tali titoli l’esaltazione di Dio?

 Nel VI° secolo, agli albori dell’epoca medievale salirono in auge Boezio con la sua opera De consolatione philosophiae, che verrà tanto amata da Dante Alighieri; e Cassiodoro con le sue Institutiones divinarum et humanarum litterarum.  (rivedere parte finale)

 Come se un Dio, il Dio dei Cristiani, avesse consentito alle opere di Lui parlanti più o meno direttamente, di emergere dalla marea di testi prodotti nel corso dei secoli; di sopravvivere nei principali testi della nostra storia letteraria; concludiamo asserendo che lo stato dell’arte su tali aspetti della letteratura italiana è ancora lontano dal trovare una sua convalida grazie al lavoro dei filologi e dei critici letterari, che certamente si potranno constatare e ravvisare, attraverso opportune collazioni e ricerche di lezioni specifiche, le somiglianze tra dettami contenuti nel Testo Sacro e i contenuti esplicitati nelle opere degli autori citati.

Valentina Modesta De Caro