
IL CONVEGNO:
Non solo funghi ma anche tartufi! Ecco di cosa si è parlato nell’interessante e riuscito convegno tenutosi ieri sera a Mugnano del Cardinale, con la presenza degli illustri relatori, don Michele Bianco e Luca Branca e di un folto pubblico di appassionati raccoglitori, sia di funghi (basidiomiceti) che di tartufi (ascomiceti).
L’incontro è stato aperto dal Sig. Carmine Bianco che – dopo aver salutato gli ospiti – ha portato la sua esperienza di raccoglitore e su come andare in montagna in sicurezza e nel rispetto dell’ambiente e della biodiversità. In particolare, si è soffermato sull’abbigliamento, sul modo di procedere in sicurezza e sulla dotazione di emergenza (rauti per allontanare animali selvatici, coltellino, cordoncino utilizzabile come laccio emostatico) e sulle modalità di raccolta dei funghi (lasciare il micelio) e sulle caratteristiche del contenitore dei funghi raccolti, che deve essere forato, per consentire la diffusione delle spore.
Dopo aver ricordato che, per poter raccogliere i funghi, è necessario essere in possesso dell’apposito tesserino, ottenibile tramite il superamento di un esame in cui si dimostra di conoscere le specie eduli e quelle velenose, ha concluso lamentandosi dell’immondizia che, in quantità sempre maggiore, si ritrova nei boschi del “mandamento”, invitando il Sindaco ad aumentare la vigilanza.
Il Sindaco, dott. Alessandro Napolitano, ha riferito su tutte le misure messe in atto dall’Amministrazione Comunale e delle richieste avanzate agli Enti e alle Autorità proposte, nonché sugli aiuti ricevuti dall’Ente Parco (Fototrappole, droni per la vigilanza, ecc), concludendo che la soluzione più efficace, vista l’esiguità delle risorse a disposizione, rimane quella di favorire una cultura ecologica e rispettosa dell’ambiente.
Sono poi seguiti gli interventi del dott. agr. Michele Bianco, già Dirigente Regionale e mugnanese d’origine, e del dott. agr. Luca Branca, Funzionario Regionale, di Bagnoli Irpino, che hanno trattato i diversi aspetti, ecologici, biologici e produttivi di funghi e tartufi.
I FUNGHI:
Dei funghi sono state affrontate alcune misconoscenze (per esempio, è stato chiarito che non è vero che i funghi cresciuti “su legno” o mangiucchiati dalle lumache non siano velenosi), sono state illustrare le caratteristiche di alcune specie fungine e la loro importanza anche ecologica.
I presenti, inoltre, hanno potuto portare a casa, gratuitamente, alcune pubblicazioni della Regione Campania.
Anche i nostri lettori, se interessati, possono prendere visione di tali pubblicazione e scaricarle cliccando su questi link.
I TARTUFI:
La presenza del tartufo nero a Mugnano del Cardinale è stata descritta, per la prima volta, nel 1559, nell’opera “Villae” di Giovanni Battista della Porta, ma per un bel po’ se ne è persa memoria.
Si tratta delle due specie “Tuber uncinatum” e “Tuber mesentericum” (quest’ultimo noto come “tartufo nero di Bagnoli”.
In tempi più recenti, la presenza del tartufo bianco (Tuber magnatum) è stata accertata in estese aree appenniniche dell’Irpinia, del Beneventano e dell’alto Casertano.
Come vien detto nel filmato del riuscitissimo convegno tenutosi ieri sera a Mugnano del Cardinale, le diverse specie di tartufo sono diffuse in tutta la Campania, in misura diversa, a seconda dell’altitudine, del tipo di terreno, e del simbionte – ovvero del tipo di pianta al quale le diverse specie sono associate attraverso le “ectomicorrize”. In linea generale, i tartufi neri trovano il loro habitat più favorevole nell’area montana del Termino-Cervialto, dei Picentini (compresa l’area di Colliano e del Monte Marzano), ma anche sui rilievi che circondano il Vallo di Diano e sul Partenio. Il “bianchetto” o “marzuolo” (Tuber Borchii Vittadini) è, invece, presente in discrete quantità lungo il litorale domizio e in quello del Sele fino a Capaccio Paestum.
Il tartufo in Campania rappresenta una risorsa di crescente importanza strategica per l’economia di ampi territori, soprattutto montani, ma non solo. I dati ufficiali riportano una produzione regionale di 1.500-2.000 quintali di prodotto annuo per un valore di 5-6 milioni di euro. In realtà, tale rilevamento tiene conto solo delle aree tradizionali di raccolta, mentre oggi il tartufo è raccolto in tanti altri territori, dal beneventano, al casertano fino al basso salernitano. È, perciò, ipotizzabile una produzione annua di oltre 3.000 quintali per un valore di circa 10 milioni di euro almeno.
Il dott. Luca Branca, Funzionario della Regione Campania ha, tra l’altro, riferito che grazie la Regione Campania ha attivato una proficua collaborazione con le Università di Salerno, con l’Osservatorio dell’Appennino Meridionale, e con l’Università di Agraria di Portici (Federico-II di Napoli) per approfondire il profilo aromatico dei nostri tartufi, riuscendo così a definire le impronte specifiche del Tuber Mesentericum e del Bianchetto, tramite il “naso elettronico” e la tecnica della gascromatografia.
Inoltre, ha spiegato che ormai esistono già un buon numero di “tartufaie coltivate”, ottenute con piante opportunamente micorrizate.
A tale proposito, per ridurre il rischio di fallanze, si consiglia di usare piante e ceppi fungini autoctoni.
Nel filmato sopra si osserva una diapositiva in cui si notato delle zone prive di erba attorno alle piante simbionti: ciò è causato dagli essudati alleopatici prodotti dalle ife del fungo che hanno avvolto le radici dell’albero e indicano la presenza del micelio del tartufo.
Il tartufo tossico:
Ebbene, sì: esiste anche un tartufo tossico. Si tratta del Coiromyces meandriformis (cosiddetto perché a maturazione presenta la “carne” come percorsa da meandri) è un tartufo bianco contenente un tossina, pare termolabile, che provoca una sindrome intestinale piuttosto serie. Le sue dimensioni vanno da quelle di una noce a quelle di una grossa arancia, eccezionalmente anche superiori, di forma globosa e lobata. È alquanto comune e può essere confuso con il pregiatissimo Tuber magnatum, che cresce negli stessi ambienti e nello stesso periodo, ma solo da chi non ha mai sentito l’odore inconfondibile del vero tartufo bianco (quello del tipo di quello “di Elba”, tanto per intenderci).
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